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Trivelle. Altri parlamentari contro il decreto sui giacimenti

where Roma when Mar, 18/04/2017 who roberto

Ora contro il provvedimento arrivano anche le proteste di Pellegrino e Speranza: “Il ministro Calenda ritiri il decreto”

Ma si riprende a trivellare? Oppure non è vero? L’altra settimana è stato pubblicato un decreto che, secondo alcune associazioni ambientaliste, riapre in modo surrettizio le perforazioni. Replica il ministero dello Sviluppo Economico: fraintendimento, il decreto è solamente un’applicazione di norme europee.estrazione-petrolio_0.jpg
Va ricordato che, comunque, un anno fa il referendum per fermare le perforazioni in mare è stato un flop: non fu raggiunto neanche lontanamente il quorum necessario alla sua validazione.
Al corteo di chi contesta il provvedimento ora si aggiungono nuove voci. Secondo Serena Pellegrino del gruppo Si Pos, vicepresidente della commissione Ambiente della Camera, "il recente decreto del Mise consente agli impianti di estrazione di idrocarburi che stanno dentro il limite delle 12 miglia dalla costa e dalle aree protette di realizzare nuovi pozzi e nuove piattaforme, con la scusa di dover realizzare attività funzionali alla coltivazione di giacimenti di idrocarburi già autorizzate, fino all'esaurimento degli stessi. Un modo ingegnoso per aggirare la legge. Concessioni vecchie, ma nuove trivellazioni".
"Mi sarei aspettato dal governo del mio Paese un discorso molto più forte e più netto, capace di mettere al centro la rivoluzione verde di cui il Paese ha bisogno, per questo non siamo pienamente soddisfatti della risposta del governo al nostro quesito", afferma Roberto Speranza, deputato di MDP, replicando alla risposta del ministro dello Sviluppo Economico Calenda, durante il question time a Montecitorio. "È indispensabile in questa fase - prosegue Speranza -, immaginare investimenti pubblici fortissimi per raggiungere quella conversione ecologica di cui parlava Alexander Langer. Il 17 aprile dell'anno scorso 15 milioni di italiani hanno votato al referendum contro le trivelle e la maggioranza di quegli italiani hanno dato un segnale fortissimo: c'è bisogno di un nuovo modello di sviluppo e questo modello di sviluppo deve prevedere meno fossile e più energie rinnovabili. Invece, denuncia Speranza, la sensazione che si ha è che in questo decreto del Mise, ci sia ancora un elemento di ambiguità ed equivocità e che dietro questa ambiguità si nasconda ancora una volta la prevalenza dell'interesse delle compagnie petrolifere rispetto all'interesse per la difesa dell'ambiente e per il Paese. Io mi auguro non sia così, conclude Speranza, ma se non è così bisogna avere il coraggio di rivedere questa norma che così come è sinceramente non va", conclude Speranza. 

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