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Trivelle: la Cassazione conferma uno dei quesiti referendari

where Roma when Lun, 11/01/2016 who redazione

I comitati no-triv sollecitano il referendum e mandano una diffida allo Sviluppo economico

Nell’attesa del giudizio sul merito dei quesiti che dovrà essere espresso dalla Corte costituzionale, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sul referendum no-triv chiesto da dieci Regioni, dopo le modifiche introdotte con la Legge di stabilità in vigore dal 1° gennaio.

La legge sul referendum del 1970 stabilisce che se prima della data dello svolgimento del referendum le disposizioni di legge “cui il referendum si riferisce siano stati abrogate, l'Ufficio centrale per il referendum dichiara che le operazioni relative non hanno più corso”; a meno che, si intende, le modifiche non siano solo di facciata. Nel qual caso, il referendum si terrà lo stesso.

cortehpd0.jpgIl 7 gennaio la Cassazione ha concluso che la legge di Stabilità ha recepito le richieste referendarie, e quindi non servirà la consultazione dei cittadini, tranne che per un aspetto: le attività petrolifere entro le 12 miglia marine: l’emendamento introdotto dal Governo non soddisfà la richiesta referendaria.

Con la legge di Stabilità era stato introdotto il divieto di esercitare attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi nelle zone di mare poste entro 12 miglia dalle linee di costa lungo l'intero perimetro costiero nazionale e dal perimetro esterno delle aree marine e costiere protette, facendo salvi i titoli già rilasciati "per la durata di vita utile del giacimento".

Secondo il Coordinamento Nazionale No Triv, la modifica voluta dal Governo, pur facendo salvi i permessi e le concessioni già rilasciati, “ne allunga arbitrariamente la durata. In questo modo, i permessi di ricerca non avrebbero più scadenza alcuna e, di fatto, resterebbero congelati in attesa di tempi migliori. Per questa ragione, il Coordinamento Nazionale No Triv sta per indirizzare al Ministero dello sviluppo economico una diffida, affinché chiuda definitivamente tutti i procedimenti attualmente in corso relativi a progetti petroliferi ricadenti entro le 12 miglia marine”.

La questione si trasferisce ora alla Corte Costituzionale, poiché la chiusura definitiva dei procedimenti coinvolge anche la gestione della sicurezza degli impianti esistenti.
Qualora i procedimenti venissero chiusi, come chiedono i comitati, decadrebbe anche l’obbligo di smantellamento e di gestione in sicurezza degli impianti esistenti.
Per non lasciare incustodite le teste di pozzo e l’istallazione petrolifera attuale, il giorno prima dell'entrata in vigore della legge di Stabilità il ministero dello Sviluppo economico ha prorogato la sospensione del permesso di ricerca B.R269.GC, noto come Ombrina Mare, della società Rockhopper.

La Cassazione ha ritenuto inoltre che non si debba procedere a referendum su altri due quesiti: quello sulla durata dei permessi e delle concessioni in terraferma e quello sul Piano delle Aree, strumento di programmazione volto a individuare quali aree interdire e quali tenere aperte alle attività petrolifere. Quindi la consultazione delle popolazioni interessate dai progetti rimane, secondo i criteri della legge sulla Via (Valutazione di impatto ambientale), e non viene introdotto il dibattito pubblico più ampio che era contenuto nella legge contestata dai comitati no-triv.

Per superare le ambiguità interpretative che, a parere dei comitati no-triv, sono contenute nella legge di Stabilità, il Coordinamento Nazionale No Triv ha deciso di diffidare formalmente il ministero dello Sviluppo economico a pubblicare il decreto di rigetto dell'istanza di concessione di coltivazione Ombrina Mare e di tutte le istanze di ricerca e coltivazione interessate dal ripristino del divieto di ogni attività petrolifera nelle zone vietate dalla Legge di Stabilità.

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La corte suprema di cassazione
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