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TuttOmc. Ecco cosa hanno detto Eni e Snam a Ravenna sul loro futuro

where Roma when Lun, 14/04/2025 who roberto

Mediterranno al centro, secondo Descalzi. Eni investirà 24 miliardi di euro in Egitto, Libia e Algeria nei prossimi quattro anni. Snam è invece al lavoro sulla Ccs per renderla accessibile a una gamma sempre più ampia di industrie.

Eni prevede di investire nei prossimitestini-omc.jpg quattro anni 8 miliardi di euro in Egitto, Libia e Algeria, per un totale di 24 miliardi di euro e Snam è impegnata nello sviluppo della prima fase del progetto di cattura e stoccaggio della CO2. Ne hanno parlato rispettivamente l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi e diversi manager Snam intervenuti all’evento Omc – Med Energy Conference & Exhibition di Ravenna accanto alle maggiori compagnie energetiche europee, del Nord Africa e del Medio Oriente.
 
Eni in Nord Africa
"Stiamo attraversando una situazione complessa e "il Mediterraneo è molto cruciale e dinamico, noi siamo ricchi in infrastrutture e il Nord Africa è ricco di energia" – ha detto l'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi intervenendo nel panel di apertura di Omc 2025. "Ora noi abbiamo aumentato le nostre infrastrutture e dobbiamo aiutare la domanda interna che in questi Paesi sta aumentando". "Eni vede potenzialità nei prossimi anni, noi investiamo per loro e per noi" e prevede "8 miliardi di investimenti in Algeria, più di 8 in Libia e più o meno in Egitto" e ha concluso” io sono positivo perché vedo l'area del Mediterraneo molto forte".
Eni opera in Egitto – è stato ricordato - che è attualmente il più grande produttore di petrolio del Paese, con una produzione giornaliera di circa 280 milioni di barili di petrolio equivalente nel 2024 sta discutendo sull’espansione dell’azienda nel Paese. In quell’occasione, l’amministratore delegato dell’Eni aveva confermato la volontà di aumentare gli investimenti nei settori della produzione locale e dell’esportazione di energia, nonché di rafforzare i progetti di ricerca, esplorazione e sviluppo degli idrocarburi, in linea con i piani di energia sostenibile dell’Egitto. Eni è il principale produttore di gas anche in Libia, Paese strategico per la sicurezza degli approvvigionamenti in Europa. La multinazionale italiana opera nel Paese nordafricano dal 1959 attraverso l’esplorazione, lo sviluppo e la produzione di idrocarburi. Le attività di produzione di gas naturale sono localizzate nell’offshore del Paese, mentre quelle di esplorazione riguardano aree sia offshore che onshore. In Nord Africa, oltre alla valorizzazione del gas naturale, Eni favorisce iniziative improntate sul modello dell’economia circolare, progetti per lo sviluppo di energie rinnovabili, idrogeno e per la cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio di CO2. In Algeria, la multinazionale italiana opera dal 1981. Anche in questo Paese si attesta come la principale compagnia energetica internazionale. Grazie alla partnership con l’Algeria, Eni contribuisce ad aumentare e diversificare i flussi di export di gas verso l’Europa e l’Italia. Le attività esplorative sul territorio algerino, che consentono di portare avanti il piano di diversificazione e approvvigionamento di gas e mantenere l’obiettivo Net Zero al 2050, sono concentrate nel deserto di Bir Rebaa, nel bacino del Berkine e nelle concessioni di In Amenas e In Salah.
 
La Ccs secondo Snam
“Siamo al lavoro per trasformare la vision multi-molecola di Snam in una realtà concreta e operativa”. Con queste parole il director Ccs project and carbon removal development di Snam Paolo Testini (nella foto) è intervenuto a Ravenna a margine della presentazione del paper "Development of a CO2 pipeline transport network in the Po Valley”, dedicato ai progetti per la realizzazione delle condotte necessarie a trasportare verso il sito di stoccaggio permanente situato nell’offshore ravennate la CO2 catturata dalle industrie energivore del Nord Italia, a partire dalle aree più prossime a Ravenna nei bacini industriale del ravennate e del ferrarese. Oltre che sul trasporto via pipeline, Ravenna Ccs, il progetto di cattura e stoccaggio della CO2 realizzato in JV paritetica da Eni e Snam, potrà contare anche sulla soluzione del trasporto navale, con un hub di ricezione a Ravenna, pensata per emitter del centro-Sud Italia ed, eventualmente, di altri paesi del Mediterranneo (Ravenna Ccs è un PCI Europeo).
E così, mentre è in corso la fase 1, con iniezioni di CO2 che dalla centrale Eni di Casalborsetti stanno già raggiungendo i giacimenti esauriti di gas situati sotto i fondali del Mar Adriatico, si guarda già avanti, affrontando il tema delle opere infrastrutturali essenziali alla fase 2, quella cioè aperta alle industrie cosiddette “hard to abate” da allacciare a una rete di trasporto che possa portare a destinazione la CO2 derivante dai loro processi. “Per disegnare la rete nel modo migliore – ha spiegato Testini – stiamo tenendo conto di diversi fattori, dalla dislocazione dei distretti industriali alle diverse possibilità offerte da tracciati di pipeline più o meno ramificati. Una parte di questi progetti è ancora in fase di studio, ma per il primo nucleo abbiamo già avviato i necessari procedimenti autorizzativi”.
“La Ccs è in crescita in varie parti del mondo e occorre implementarla efficacemente su larga scala, rendendola accessibile a una gamma sempre più ampia di industrie.” Così, invece, Piero Ercoli, executive director decarbonization unit di Snam, a margine del panel “Ccs as a lever for decarbonization: Ccs business development.” La domanda da parte delle aziende energivore, ha spiegato ancora Ercoli, non manca e chiede soluzioni affidabili per allentare la pressione del sistema ETS derivante dalla necessità di acquistare quote di CO2 da poter emettere. Ulteriori avanzamenti potranno venire sbloccando gli investimenti necessari a costruire e consolidare la catena del valore della Ccs. “Questo – spiega Ercoli - comporta la definizione di un modello di business robusto e di un quadro normativo e regolatorio”, cui il ministero dell’Ambiente sta opportunamente lavorando.
 
L’innovazione secondo Snam
Innovazione tra i 400 e i 500 milioni di euro di investimenti in 5 anni, un programma di innovazione, SnamTEC, applicata alle operations e articolato in oltre 50 progetti, migliaia di asset e processi già interamente digitalizzati e governati da remoto e un innovation plan in arrivo che guarda fino al 2035, con una finestra costantemente aperta sul mondo delle start up. È l’innovazione secondo Snam, raccontata dal chief strategy and technology officer del gruppo Claudio Farina, intervenuto a margine della tavola rotonda "How to Decarbonize the Industrial Sector: Technologies, Funding and the Role of Start-ups”, Farina ha raccontato il dual approach con cui Snam affronta l’impegno nella costruzione dell’energy company di domani: da una parte la proven innovation, per ottimizzare efficienza e prestazioni dell’esistente, dall’altra l’explorative innovation, per essere presenti anche alla frontiera, là dove emergono le novità tecnologiche più promettenti: “L’obiettivo – spiega Farina – è capire come testarle e come scalarle a livello industriale”.

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