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Unione Petrolifera: non illudetevi, il petrolio resterà strategico. E gli investimenti servono

where Roma when Lun, 19/12/2016 who michele

Dice il presidente Spinaci: le "ricette semplicistiche" poco hanno a che vedere con la realtà. I combustibili fossili coprono ancora il 79% del fabbisogno di energia e il 93% del fabbisogno nei trasporti. I consumi italiani

Nel 2016 il petrolio è ancora una volta la prima fonte nel soddisfacimento della domanda di energia, con una quota di poco superiore al 36%, seguito dal gas (circa il 35%) e dalle rinnovabili (il 16%) in discesa per il secondo anno consecutivo. Lo sottolinea l'Unione petrolifera nel Preconsuntivo petrolifero 2016. La produzione mondiale di petrolio nel 2016 continua a crescere, seppure a un ritmo più lento, attestandosi a 96,9 milioni barili al giorno, con un aumento complessivo di oltre 9 milioni di barili rispetto ai livelli pre-crisi.
Il settore petrolifero "è strategico e resterà strategico per i prossimi decenni": oggi e in un futuro "non breve" le fonti di energia di origine fossile "rappresentano un elemento irrinunciabile per la copertura del fabbisogno energetico nel mondo, dell'Europa e dell'Italia". Ad affermarlo è il presidente dell’Unione Petrolifera, Claudio Spinaci, nel presentare il Preconsuntivo 2016. impianto-raffinazione-petrolio.jpg

La domanda - Secondo il World Energy outlook dell'Iea la domanda mondiale di energia è destinata ad aumentare del 30% da oggi al 2040. In questa prospettiva il petrolio, pur garantendo la copertura del fabbisogno crescente, peserà sempre meno in termini percentuali, ma non di volumi impiegati.
La spesa energetica italiana - L'ulteriore forte flessione della fattura energetica è naturalmente la diretta conseguenza del crollo del prezzo del petrolio: nel 2016 le quotazioni hanno registrato un andamento altalenante, attestandosi su un valore inferiore del 18% rispetto al 2015 e del 60% rispetto al 2014.

Meno investimenti - Il calo dei prezzi ha però portato con sé una sensibile riduzione degli investimenti in esplorazione e produzione: la contrazione è del 24% sul 2015 (a sua volta in calo del 25% sul 2014), in netta controtendenza rispetto agli ultimi 40 anni. Per il 2017, inoltre, si prevede un'ulteriore riduzione di tale livello che rappresenterebbe una prospettiva senza precedenti per il settore petrolifero.
Estrazione dai giacimenti - La produzione continua a crescere, raggiungendo complessivamente nel 2016 i 96,9 milioni di barili al giorno (+0,3 milioni, con un aumento di oltre 9 milioni di barili rispetto ai livelli pre-crisi. Negli Stati Uniti, però, si registra la prima contrazione in cinque anni.
Il peso del greggio - Alla fine, quindi, il petrolio rimane centrale per il soddisfacimento della domanda di energia mondiale, con una quota stimata del 30%.

In Italia - Guardando in particolare all'Italia, il petrolio si è confermato ancora una volta la prima fonte nel soddisfacimento della domanda di energia, con una quota di poco superiore al 36%, seguito dal gas (circa il 35%) e dalle rinnovabili (il 17%), in discesa per il secondo anno consecutivo. Il gas ha evidenziato, in netta controtendenza rispetto alle altre fonti, un incremento del 4,3% a seguito della fermata dei reattori nucleari francesi che ha spinto al rialzo la produzione termoelettrica nazionale nella seconda parte dell'anno.
Previsioni - Quanto al 2017, per l'Up è probabile una ripresa dei prezzi sulla scia dell'attuazione degli annunciati tagli alla produzione, ma comunque tutta da verificare, viste le diverse posizioni emerse durante i negoziati. Quanto all'andamento dei futures, le stime di maggiore consensus indicano che i prezzi dovrebbero attestarsi tra i 50 e i 60 dollari al barile, anche se alcuni istituti ipotizzano punte oltre i 70 dollari al barile.

Scenari - Secondo Spinaci, bisogna evitare sul tema energetico "scenari illusori" e "ricette semplicistiche" che poco hanno a che vedere con la realtà. Sulle questioni energetiche, spiega, "si sta raccontando da più parti una storia che spesso ha scarsi presupposti di concretezza, ma che purtroppo viene raccontata in modo talmente accattivante da renderla credibile per molte persone. Si parte da assunti nel loro complesso verosimili, con analisi che tendono ad un'eccessiva semplificazione di problemi molto complessi, per individuare infine soluzioni semplicistiche e contraddittorie che si spacciano per realizzabili. Si idealizza ciò che non c'è dicendo che sarà disponibile a brevissimo, e si ignora ciò che c'è che, se ben utilizzato, potrebbe dare dei benefici immediati e molto più concreti".
In Italia, rileva Spinaci, i combustibili fossili coprono ancora il 79% del fabbisogno di energia. Il gas è l'unica fonte in crescita sia in termini assoluti che percentuali e i prodotti petroliferi coprono il 93% del fabbisogno del settore dei trasporti.

Alcuni settori economico-politici, sottolinea ancora il presidente di Up, "forse con eccessiva superficialità, e quindi, a mio avviso, con una certa irresponsabilità, affermano che sono sufficienti pochi anni per una totale transizione. Qui sta il rischio: far fuori un settore industriale che c'è, che assicura tutti i giorni la distribuzione di 100 milioni di litri di carburante in tutto il Paese, per avventurarsi su alternative non in grado di sostituire la filiera produttiva e distributiva oggi esistente".
Invece, aggiunge Spinaci, "la nostra è un'industria che ha la necessità, direi fisiologica, di programmare su base pluriennale gli interventi e gli investimenti indispensabili al solo fine di mantenere gli attuali standard di sicurezza e affidabilità". E questo approccio "superficiale" priva il settore "dei diritti più elementari per una corretta dinamica industriale e delle risorse necessarie a proseguire la propria attività. Chi vuole che investa su una filiera che parte del mondo politico ed economico dà per esaurita nell'arco di 5-10 anni?".
Spinaci, in particolare, chiede una maggior certezza sui tempi degli iter autorizzativi per i progetti del settore. "L'approvazione di nuovi progetti migliorativi ed in alcuni previsti per legge subiscono iter di approvazione interminabili", lamenta il presidente di Up.

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Raffineria petrolifera
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