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7 milioni di americani sceglieranno l'auto senza guidatore entro 20 anni

where Milano when Ven, 14/04/2017 who roberto

Lo studio Arcadis evidenzia quanto vicino sia il futuro “driverless” negli USA e individua le priorità per governarlo al meglio. Una riflessione utile anche per l’Europa

L’introduzione di servizi di ridesharing driverless.jpge ridesourcing effettuati con veicoli a guida autonoma indurranno milioni di automobilisti ad abbandonare l’uso delle proprie vetture: tra New York, Los Angeles e Dallas-FortWorth saranno quasi 7 milioni in un arco temporale di 15-20 anni. In particolare, tale cambiamento - dall’uso dell’auto personale all’utilizzo dei servizi di mobilità su veicoli autonomi - interesserà fino al 60% del trasporto locale a New York (3,6 milioni di automobili), fino al 44% (2,2 milioni) di quello di Los Angeles e fino al 31% (1 milione) di quello di Dallas-FortWorth.
È la stima di uno studio Arcadis, leader mondiale nella progettazione e nella consulenza per le risorse ambientali e gli asset immobiliari, che ha pubblicato il report "Driverless Future: A Policy Roadmap for City Leaders” realizzato insieme alle società di consulenza HR&A Advisors and Sam Schwartz Consulting.
Lo studio, focalizzato su tre grandi aree urbane statunitensi (New York, Los Angeles e Dallas-FortWorth), disegna il prossimo futuro a guida autonoma e individua le priorità per gli amministratori pubblici di queste grandi metropoli affinché lo governino al meglio. Suggerimenti che, fatte salve le ovvie differenze di scenario, potrebbero ispirare le politiche del settore anche in Europa.
Per aiutare le città ad affrontare l’enorme impatto di tali cambiamenti sulla loro vita quotidiana e la gestione di questioni complesse in tema di trasporto pubblico, parcheggi, uso del territorio e sviluppo immobiliare, lo studio individua sei punti:
Sfruttare la tecnologia per migliorare la mobilità: città e partner privati ​​dovrebbero adottare smart card, open data e app universali, in modo da consentire agli automobilisti di confrontare, prenotare e pagare i viaggi che combinano autobus, treni, biciclette e ridesharing. 
Privilegiare e modernizzare i trasporti pubblici: concentrarsi su sistemi di trasporto rapido basati su linee di bus e metropolitana leggera ad alta frequenza e utenza e al contempo, offrire agli automobilisti navette a guida autonoma per i collegamenti di “primo e ultimo miglio”.
Implementare politiche dinamiche di tariffazione: per ridurre la congestione e creare parità di condizioni tra trasporto pubblico e privato, le città dovrebbero prendere in considerazione piani dinamici di tariffazione con variazioni in ragione dei luoghi di partenza e arrivo, del numero di passeggeri, del traffico e dei livelli reddituali degli utenti.
Pianificare nuove centralità (quartieri con funzioni “miste” residenziali, istituzionali, commerciali, ricreative, ecc.) a basso traffico: i veicoli a guida autonoma possono favorire lo sviluppo di queste aree, siano esse urbane o suburbane.
Incoraggiare la costruzione di parcheggi “convertibili”: minor numero di vetture personali significherà minor necessità di posti auto, soprattutto nei centri urbani. La progettazione e realizzazione di nuovi parcheggi dovrà pertanto prevederne la possibile conversione in edifici per abitazioni o uffici, contemplando ad esempio soffitti più alti e rampe centralizzate per facilitarne il riadattamento.
Promuovere l’equità d’accesso a nuovi servizi e sbocchi professionali: per sostenere le fasce svantaggiate della popolazione, le città devono incoraggiare gli operatori pubblici e privati ​​a fornire metodi di pagamento alternativi, “trasporti a chiamata” e copertura equa del servizio. Al contempo, ​​devono essere offerte nuove opportunità di formazione e lavoro a conducenti e altri lavoratori con mansioni obsolete 
“Il cambiamento drastico determinato dalla diffusione dei veicoli a guida autonoma non riguarderà solo gli Stati Uniti ma, pur con rilevanti differenze di tempi e modalità, anche l’Europa e quindi l’Italia. Ragionare sin d’ora sulle possibili politiche per gestire tale cambiamento significa lavorare per lo sviluppo sostenibile delle nostre città e delle prossime generazioni. Proprio in Italia, la mancata programmazione ha determinato molti dei problemi che oggi rendono spesso ingovernabile la gestione dei nostri centri urbani. Farsi trovare pronti è pertanto un dovere etico” commenta Roberto Talotta, Managing Director di Arcadis Italia.
 
Il report integrale può essere scaricato qui 

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