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Arriva “Fashionisti consapevoli” il primo vademecum per orientarsi nella moda sostenibile

where Firenze when Gio, 20/01/2022 who roberto

Il sistema e marchio che attesta le performance di sostenibilità della filiera del fashion & luxury, traduce le sue competenze in un linguaggio adatto al grande pubblico

C’è poco entusiasmo versofashionisti-consapevoli.jpg i saldi invernali 2022, non solo nel in Italia. Poche code davanti ai negozi, nessuna frenesia di accaparrarsi vestiti o accessori in offerta, un giro d’affari che – secondo il Codacons – si fermerà a 4,1 miliardi di euro, addirittura un miliardo in meno rispetto allo stesso periodo del 2020. Alla base di tutto questo c’è una motivazione molto profonda: l’approccio ai consumi, non solo di moda, sta cambiando, anzi evolvendo. C’è sempre meno voglia di acquistare soltanto per il gusto di farlo, e sempre più determinazione a fare scelte responsabili nei confronti del pianeta e della società. Non c’è da stupirsi se questa parola campeggia in modo sempre più evidente nei siti, nei social e nelle pubblicità dei brand, spesso accompagnata da claim, etichette e marchi di certificazione. In un panorama così confuso, come fa il consumatore a capire chi è davvero degno della sua fiducia? Prende il via da questa esigenza il nuovo lavoro di Francesca Rulli (nella foto), Ceo della società di servizi Process Factory e ideatrice di 4sustainability, il sistema e marchio che attesta la sostenibilità delle filiere del fashion & luxury.
 
Il dovere di agire
Dopo aver accompagnato oltre 160 realtà – tra brand internazionali e imprese della migliore filiera italiana – nell’implementazione di azioni concrete per lo sviluppo sostenibile, Francesca Rulli per la prima volta si rivolge al consumatore finale con il libro “Fashionisti consapevoli – Vademecum della moda sostenibile”, edito da Flaccovio. “Abbiamo, nessuno escluso, il dovere di agire, ma per farlo occorrono analisi veritiere e affidabili, occorre una cultura incrementale in cui il sapere asciutto, non interessato crei consapevolezze e di conseguenza azioni, nuovi stili di approccio al vivere. Occorrono consapevolezze possibili che creino le priorità e quindi i cambiamenti…”, scrive l’imprenditore Matteo Marzotto, sensibile autore della prefazione, con la consapevolezza del profondo cambio di passo in atto. L’intento non è quello di fornire risposte predefinite, bensì di dare a tutti – in primis ai non addetti ai lavori – gli strumenti per farsi le domande giuste. Francesca Rulli accompagna quindi il lettore alla scoperta del sistema moda, ripercorrendo i vari passaggi di una filiera produttiva lunga, articolata e globalizzata. Presenta con un linguaggio semplice e divulgativo le potenziali aree critiche, dalle condizioni di lavoro all’uso di sostanze chimiche, per poi spiegare come queste possono essere rese più compatibili con le esigenze dell’ambiente e della società. Descrive i vantaggi e le criticità dei materiali più diffusi (lana, cotone, poliestere, pelle...), per aiutare il lettore a conoscere meglio ciò che indossa, interpretarne il prezzo e valutarne il ciclo di vita. Tutto ciò con un occhio di riguardo per le nuove modalità di consumo, rese sempre più popolari dalle piattaforme digitali, come noleggio, second hand e abbonamento.
 
I contributi
Un lavoro articolato ma, al tempo stesso, chiaro e comprensibile a tutti, arricchito dai contributi di Hakan Karaosman, ricercatore dell’University College Dublin esperto di sostenibilità nella supply chain della moda; Primo Brachi, Giulio Lombardo, Costanza Brachi e Giancarlo di Blasi di Brachi Testing Services, laboratorio di analisi e prove tessili per l'industria della moda; Tessa Gelisio, conduttrice televisiva e divulgatrice; Alessandro Brun, professore ordinario del Politecnico di Milano; Francesca Romana Rinaldi, docente presso l’Università Bocconi e la SDA Bocconi School of Management; Tommaso Perrone, direttore responsabile delle testate giornalistiche di LifeGate.
 
Produrre in modo più sostenibile
“La moda usa e getta non funziona più. Non funziona più per il pianeta, per la società, per l’economia e non funziona più nemmeno per i consumatori. Fino a ieri, i brand hanno basato il loro successo sulla capacità di portare in negozio un numero sempre più alto di collezioni, realizzate grazie alla capacità di contenere i costi il più possibile. Se vorranno uscire dalla crisi ancora più forti, dovranno fare qualcosa di molto diverso: produrre in modo più sostenibile, raccontare questo percorso e farlo in modo trasparente e credibile”, dichiara Francesca Rulli. 

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