Così la cellulosa dei pannolini diventa un bio-fertilizzante
Un nuovo modello di economia circolare: grazie alla lombricoltura, la polvere di cellullosa, un sottoprodotto derivante dalla produzione degli articoli per l’igiene dei neonati, viene trasformata in un’ottima materia prima. Siamo andati a vedere come funziona il processo
di Matteo Cislaghi
Da residuo industriale a risorsa: grazie alla lombricoltura, la polvere di cellullosa, un sottoprodotto derivante dalla produzione dei pannolini, si trasforma in un ottimo fertilizzante bio. Come? All’interno del sito produttivo di Ontex Manufacturing Italy, multinazionale dei prodotti per l’igiene personale, in collaborazione con Omnisyst, azienda con trent’anni di esperienza nella gestione circolare dei residui industriali, la polvere di cellulosa (in precedenza smaltita tramite il recupero energetico, con costi associati) viene ora valorizzata come nuova materia prima. Il primo carico di cellulosa è già stato destinato alla lombricoltura nelle scorse settimane, e convertito in fertilizzante naturale per colture biologiche.
Parola d’ordine: riutilizzare gli scarti
Nell’ambito del Green deal europeo, il progetto applica i principi della simbiosi industriale, un modello di collaborazione tra aziende in cui il residuo di una produzione diventa una materia prima per un’altra.
Protagonista è la sede italiana di Ontex, a Ortona: «In Ontex ci impegniamo a introdurre la sostenibilità in ogni prodotto che sviluppiamo», spiega Elise Barbé, group sustainability manager dell’azienda con casa madre in Belgio, ma con impianti produttivi in tutto il mondo. «Essendo produttori, generiamo anche rifiuti, ma la nostra strategia si basa su tre fasi: evitare la creazione di scarti in fase di produzione, riutilizzare i residui e riciclare la parte residua. E questo progetto rappresenta un’iniziativa straordinaria per il riutilizzo degli scarti», sottolinea la manager.
A Barbé fa eco Chicco Testa, presidente del consiglio di amministrazione di Omnisyst, azienda partecipata dal Green transition fund di Algebris e che utilizza tecnologie avanzate per monitorare e ottimizzare i processi di gestione dei residui industriali: «Questo progetto esemplifica come le aziende possano integrare pratiche sostenibili nei processi produttivi, creando valore aggiunto dai residui e contribuendo alla riduzione dell’impatto ambientale».
La lombricoltura alla Terra di Gaia
Il progetto di lombricoltura, sviluppato dall’azienda agricola La Terra di Gaia di Magliano de’ Marsi (L’Aquila), prevede l’utilizzo di lombrichi per trasformare la polvere di cellulosa in humus di alta qualità. Il sottoprodotto viene prima posto all’interno della serra e poi miscelato con una deiezione di asino nella lettiera, dove i lombrichi si nutriranno del composto, trasformandolo in fertilizzante. «Grazie a questo approccio basato sulla simbiosi industriale, siamo riusciti non solo ad annullare i costi di recupero, ma soprattutto a trasformare un residuo in un sottoprodotto prezioso per altre produzioni. Questo ci permette di portare ulteriori benefici all’ambiente, promuovendo un modello di economia circolare», riassume Antonio Cafagna, district manager di Omnisyst.
Negli ultimi sei anni, da quando Ontex si è affidata a Omnisyst per la gestione dei residui di produzione, ha raggiunto il 100% di recupero degli scarti – assicura l’azienda – ha digitalizzato la gestione dei rifiuti riducendo il numero di viaggi per il conferimento, ha migliorato la differenziazione degli imballaggi misti e ha neutralizzato le emissioni di CO₂ derivanti dal trasporto degli stessi rifiuti.