Moda sostenibile, arriva il decreto epr. Humana coinvolge i creativi con Let’s Go!
La normativa in via d’approvazione impone ai produttori di farsi carico del fine vita dei capi d’abbigliamento. L’organizzazione solidale punta su riuso, educazione e circolarità sfidando la fast fashion (100 miliardi di capi a bassissimo costo prodotti ogni anno).
Il governo italiano si prepara ad attuare l’epr (extended producer responsibility) per il settore tessile. In linea con la strategia europea, il decreto in via di approvazione prevede che i produttori si facciano carico della gestione post consumo dei capi immessi sul mercato, finanziando la raccolta, il riutilizzo e il riciclo degli indumenti. L’obiettivo è promuovere una maggiore responsabilizzazione dell’intera filiera e ridurre la quantità di rifiuti tessili destinati agli inceneritori o alle discariche.
Pensati per finire in fretta nei rifiuti
La moda, infatti, continua a essere una delle industrie più impattanti. Ogni anno vengono prodotti oltre 100 miliardi di capi di abbigliamento, con un ritmo frenetico che alimenta il cosiddetto fenomeno della fast fashion: abiti a basso costo, spesso realizzati in condizioni di sfruttamento, pensati per durare poco e finire in fretta nei rifiuti. Secondo le stime delle Nazioni Unite e del Parlamento Europeo, l’industria tessile è responsabile di circa il 10% delle emissioni globali di CO2 e del 20% dell’inquinamento idrico causato da sostanze chimiche industriali.
In questo contesto, cresce l’urgenza di trovare soluzioni che promuovano un modello di consumo basato su riuso, riparazione, durabilità e circolarità.
Un progetto educativo
Anche in Italia stanno nascendo iniziative concrete per stimolare un cambiamento culturale, soprattutto tra i più giovani. È il caso di Let’s Go! Giovani creativi per un futuro più sostenibile, promosso da Humana People to People Italia in collaborazione con il Vespaio e i Ludosofici, con il sostegno della fondazione Cariplo. Il progetto coinvolge circa 250 studenti dell’Istituto Caterina da Siena, a Milano, e punta a sensibilizzare le nuove generazioni sui danni della moda usa e getta.
Attraverso laboratori didattici, gli studenti sperimentano soluzioni alternative: upcycling di tessuti, riciclo di materiali plastici, creazione di podcast e installazioni artistiche. Il programma include anche visite educative sul territorio, tra cui quella all’impianto di selezione di abiti usati di Humana a Pregnana Milanese, uno dei più moderni del Nord Italia, in grado di trattare fino a 12mila tonnellate l’anno di capi dismessi.
Economia circolare: i negozi e gli swap party
Da oltre 25 anni Humana promuove una filiera del riuso trasparente e tracciabile. Solo nel 2024 ha raccolto 27.300 tonnellate di abiti usati, evitando l’emissione di oltre 247mila tonnellate di CO2 (stima calcolata sul corrispettivo emesso dalla produzione dello stesso quantitativo di nuovi capi) e risparmiando 182 miliardi di litri d’acqua (rispetto a quella necessaria per la produzione dello stesso quantitativo di vestiti nuovi). I capi raccolti vengono selezionati, reimmessi sul mercato second hand o destinati al riciclo, generando valore economico e impatto sociale. Il ricavato finanzia progetti di cooperazione in Africa, Asia e America Latina, ma anche attività educative in Italia.
Attraverso i suoi 18 negozi sul territorio nazionale, Humana propone moda vintage e di seconda mano, offrendo un’alternativa sostenibile, piacevole e accessibile al consumo compulsivo. Nei punti vendita Humana People di Milano e Firenze sono attivi anche i Caring Lab, sartorie dove imparare a riparare e trasformare gli abiti, allungandone la vita utile.
Ma non è tutto. Insieme ad Altroconsumo e alla Cascina Cuccagna, Humana ha organizzato a Milano sabato 10 maggio uno swap party con numeri da record: oltre cinquecento persone hanno partecipato allo scambio di abiti per dar loro una seconda vita e rinnovare il guardaroba in maniera consapevole.
Nell’immagine, il recente swap party alla Cascina Cuccagna di Milano (ufficio stampa Humana).