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Mostre, al Museo del ’900 di Venezia gli alberi raccontano la storia d’Italia

where Venezia – Mestre when Gio, 10/03/2022 who roberto

Si intitola “Alberi! 30 frammenti di storia d’Italia”, la mostra a cura della paesaggista Annalisa Metta, dell’arboricoltore Giovanni Morelli e del divulgatore Daniele Zovi che aprirà al pubblico dall’11 marzo

Raccontare la storia d’Italiasavethedatem9alberi1.jpeg attraverso i suoi alberi, il valore testimoniale che custodiscono e la relazione emotiva che questi esseri viventi hanno con le persone: questo l’obiettivo di “Alberi! 30 Frammenti di Storia d’Italia”, la mostra a cura della paesaggista Annalisa Metta, dell’arboricoltore Giovanni Morelli e del divulgatore Daniele Zovi, impreziosita dai disegni dell’illustratore Guido Scarabottolo, organizzata e prodotta da M9 – Museo del ’900, e che aprirà al pubblico dall’11 marzo al 10 agosto 2022. Una mostra che, come il volume di Marsilio Arte che l’accompagna, utilizza gli alberi per parlare delle storie del nostro Paese attraverso lo sguardo di questi testimoni silenziosi dei frammenti che compongono il poliedrico mosaico della storia d’Italia, recente e passata. Alberi che sono la nostra autobiografia ma anche parte del polmone della terra, che sanno rigenerarsi e sono un esempio per tutti noi. Sedentari osservatori silenti che con il passare del tempo, seppur immobili, si costruiscono presente e futuro “mangiando” ostacoli e trasformando il paesaggio dove hanno messo radici.
 
Alberi sopravissuti
Lungo le 30 tappe del percorso il visitatore e il lettore troveranno riparo all’ombra di esemplari e specie che sono vere e proprie meraviglie della natura, alberi monumentali e grandi patriarchi che popolano le nostre colline e le nostre montagne da secoli e a volte anche da millenni. Ma non solo. Capiterà loro di imbattersi, sorprendentemente, in fantasiose creazioni dell’ingegno umano. Una passeggiata tra alberi sopravvissuti e sopravviventi, tra alberi che non vogliono saperne di morire e altri che non germoglieranno mai, rimanendo per sempre uguali – al massimo languendo impolverati o sbiaditi dal sole – al momento in cui sono usciti non dalla terra, ma da una catena di montaggio. Alberi che sono sempre stati nella nostra penisola e intrusi del nostro paesaggio, venuti da lontano, di recente o in tempi antichissimi. Dallo smisurato Ficus di Palermo al Fico a testa in giù del Tempio di Mercurio di Baia, dal Pioppo della piccola vedetta lombarda all’unica sequoia sopravvissuta all’onda del crollo della diga del Vajont, fino all’Albero Finto Botanicamente Corretto, simbolo non più solo del Natale nei salotti e nei sogni moderni degli italiani, ma spettatore silente di tutti gli spazi pubblici che oggi abitiamo. Alberi che ci parlano di noi, come italiani, di chi eravamo e di chi siamo diventati e che, a ben vedere, potrebbero aprirci qualche spiraglio su cosa vorremo diventare e sul Paese che vorremmo abitare.
 
L’apertura e il volume
L’opening della mostra è previsto venerdì 11 marzo (ore 17) con una conversazione tra la giornalista e scrittrice Raethia Corsini e i curatori di Alberi! 30 frammenti di Storia d’Italia Annalisa Metta, Giovanni Morelli, Daniele Zovi e Guido Scarabottolo, autore dei disegni, che interverranno assieme a Luca Molinari, Direttore scientifico M9 - Museo del '900. La mostra e il volume si compongono di 30 tavole originali realizzate appositamente per la mostra da Guido Scarabottolo, uno dei più noti illustratori italiani, e di 30 storie inedite. A queste si aggiunge una trentunesima storia, a firma di Daniele Zovi, dedicata alla foresta del Cansiglio e ai suoi faggi in particolare. Uno di questi, abbattuto dalla tempesta Vaia, ha trovato nuova vita grazie all’opera dell’artista Aron Demetz, che ne ha ricavato la scultura “Senza titolo” (2020), che ritrae le forme di due innamorati che sembrano voler far continuare la vita oltre il tempo presente. Aron Demetz è un artista italiano che vive e lavora a Selva di Val Gardena, in Alto Adige. Utilizza tecniche tradizionali di intaglio del legno ma anche un’ampia varietà̀ di altri processi artistici per trasmettere la sua preoccupazione per il rapporto dell’umanità con la natura.

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