Né nimby né pimby. Italiani favorevoli agli impianti verdi, ma chiedono qualcosa in cambio
“Costruite le rinnovabili nel mio territorio, purché mi riduciate la bolletta”: è l’approccio, concreto, che emerge dalle interviste condotte dallo studio Project Tempo. Con benefici tangibili il sostegno ai progetti aumenterebbe quasi del 30%.
La maggioranza degli italiani sostiene lo sviluppo di impianti di energia rinnovabile nel proprio territorio, a patto che siano garantiti vantaggi tangibili. In particolare, incentivi come sconti diretti sulle bollette potrebbero aumentare il sostegno ai progetti fino al 30%. Lo rivela il recente studio di Project Tempo, organizzazione di ricerca indipendente a livello europeo.
La ricerca, presentata a Roma con la partecipazione di esperti come Enrico Giovannini (ex ministro, oggi all’Onu) e Chiara Di Mambro (del think tank Ecco), evidenzia come il supporto alla transizione ecologica sia trasversale ma variabile a seconda delle condizioni socioeconomiche e delle percezioni individuali. In regioni come Puglia, Sicilia e Sardegna, dove la resistenza alle nuove infrastrutture è più marcata, emerge l’importanza di politiche locali che offrano benefici economici diretti, come la riduzione dei costi dell’energia e la creazione di posti di lavoro ben retribuiti.
Lo studio identifica cinque profili socio-politici nell’elettorato italiano: dagli “eco-sostenitori” impegnati (solitamente progressisti), agli “scettici sul clima” (perlopiù anziani e conservatori) più restii al cambiamento, fino agli “esclusi in difficoltà”, spesso in condizioni socioeconomiche precarie, che riconoscono la necessità della transizione ma ne temono l’impatto sul proprio già scarso benessere.
In sintesi, lo studio di Project Tempo evidenzia che il successo della transizione ecologica in Italia dipenderà dalla capacità di integrare sostenibilità ambientale con sicurezza economica e benessere sociale, attraverso politiche inclusive e comunicazioni efficaci.
“I dati mostrano una reale volontà di sostenere la transizione”, ha sottolineato Enrico Giovannini, “soprattutto quando le politiche sono trasparenti e accompagnate da benefici tangibili”. Chiara Di Mambro ha aggiunto: “La sfida della transizione ecologica va oltre l’innovazione tecnologica, è una questione di equità sociale e partecipazione democratica”. Ha tirato le somme Pandora Lefroy, fondatrice di Project Tempo: “Con questo studio, intendiamo offrire uno strumento pratico per ascoltare i cittadini e costruire politiche climatiche realmente inclusive e condivise”.
Nella foto, il panel dei relatori (ufficio stampa Project Tempo).