Rapporto Circonomia: Trentino, Marche e Toscana regine della transizione ecologica
Presentato al festival di Alba il secondo rapporto che stila il ranking delle regioni italiane sulla base di diversi parametri verdi. Alle spalle del podio le grandi aree del Nord, in coda il Mezzogiorno. Tra le macroregioni vince il Nordest.
Trentino Alto Adige primo con distacco, Marche e Toscana alle sue spalle sul podio. È questo l’ordine di arrivo della tappa 2024 di avvicinamento agli obiettivi che l’Europa si è data per il 2030: dai target di riduzione delle emissioni di gas serra, crescita delle energie rinnovabili e miglioramento dell’efficienza energetica legati alla transizione ecologica all’impegno per fronteggiare la crisi climatica.
Il ranking è la sintesi conclusiva del secondo Rapporto su regioni italiane e transizione ecologica realizzato in occasione della decima edizione di Circonomia, il festival in programma ad Alba (Cuneo) dal 22 al 24 maggio.
Il Rapporto, curato da Duccio Bianchi fondatore dell’Istituto di ricerche Ambiente Italia - il più antico eco-istituto italiano - è elaborato a partire da un set di trenta diversi indicatori green.
I numeri
Questi i principali dati che emergono dal report: si conferma il primato del Trentino/Südtirol, primo già nel Rapporto dello scorso anno, seguito dalle Marche (seconde come nel 2024), dalla Toscana (quinta lo scorso anno), Lombardia (era terza) e Veneto (quarta lo scorso anno). Toscana, Lombardia e Veneto hanno valori molto ravvicinati, ma distaccati dalle successive regioni.
Il primo posto del Trentino Alto Adige non sorprende, trattandosi di una regione che da tempo, anche per influenze culturali del mondo tedesco, esprime una decisa vocazione alla sostenibilità ambientale. I posti d’onore di Marche e Toscana sono meno scontati: sono entrambe regioni ad elevata intensità manifatturiera, che vedono dunque la presenza di attività economiche che producendo beni fisici consumano più risorse e più energia rispetto alle “terziarie”, e nonostante questo dimostrano una propensione al Green Deal.
Le due grandi regioni industriali del nord - Lombardia e Veneto - hanno una classifica medio-alta ma non eccellente, il che sembra indicare qualche lentezza nella conversione green dei sistemi produttivi. Fanno peggio Piemonte ed Emilia Romagna, “galleggianti” a metà del ranking.
La coda della classifica è monopolizzata dal Sud, malgrado presenti un minore impatto sull’ambiente per una condizione meno avanzata di sviluppo. Le regioni che in più del 50% degli indicatori hanno prestazioni migliori della media nazionale sono le Marche (nel 77% dei casi), il Trentino Alto Adige (67%), la Toscana (63%), la Liguria e la Lombardia (nel 57% dei casi), il Veneto e l’Abruzzo (nel 53% dei casi).
Le regioni prime in più indicatori sono il Trentino Alto Adige e il Lazio. La prima lo fa in otto indicatori: consumi finali di energia fossile per unità di Pil, percentuale totale rinnovabile sui consumi finali; rinnovabili sulla produzione elettrica; tasso di motorizzazione elettrica, kWh di risparmio energetico pro-capite conseguito con ecobonus e superbonus, rifiuti residui urbani per spesa delle famiglie, soddisfazione della popolazione per il paesaggio e per la situazione ambientale. Il Lazio, invece, in sei indicatori: consumo di materia per unità di Pil, consumi finali di energia per unità di Pil, emissioni climalteranti per unità di Pil, produzione totale di rifiuti per unità di Pil, suolo consumato procapite e per unità di Pil.
Le regioni che si collocano all’ultimo posto in più indicatori sono la Calabria (sette indicatori) e la Liguria (quattro).
Macroregioni
Le differenze sono significative soprattutto tra le macroregioni, benché con alcune eccezioni: non tutte le regioni del Mezzogiorno o del Nord seguono un analogo trend, anche per specificità produttive o di storia socio-politica.
In sintesi, emerge che le regioni del Mezzogiorno (non la Sardegna) hanno impatti procapite inferiori alla media italiana, mentre sistematicamente più alti sono gli impatti relativi al Pil e quindi l’uso delle risorse, così come generalmente sono inferiori le prestazioni sugli indicatori di risposta e di mitigazione. Le regioni del Nord hanno prestazioni opposte a quelle delle regioni del Mezzogiorno. Un impatto procapite in genere superiore alla media nazionale, ma anche una produttività d’uso delle risorse superiore alla media nazionale e una elevata capacità di mitigazione e risposta soprattutto negli indicatori di economia circolare, anche se con differenze regionali.
Le regioni dell’Italia centrale hanno percorsi più diversificati, anche per la eterogeneità del sistema produttivo. Complessivamente si collocano sopra la media nazionale per impatti procapite e produttività d’uso delle risorse (con l’eccezione dell’Umbria) e anche per capacità di risposta e mitigazione (con la rilevante eccezione del Lazio).
Della Seta: “Italia in chiaroscuro”
Presentando il Rapporto Circonomia, Roberto Della Seta, direttore del Festival, ha commentato: “Dalla nostra ricerca esce un’immagine dell’Italia della transizione ecologica a chiaroscuri, con regioni all’avanguardia nella conversione green e altre che arrancano. Serve uno scatto in avanti che coinvolga tutti i territori, solo così potremo essere al centro del Green Deal che non solo è indispensabile per fronteggiare la crisi climatica, ma è una grande occasione di innovazione tecnologica e competitività economica. Come mostrano tanti esempi concreti, convertire all’ecologia produzioni e consumi non è soltanto necessario per l’ambiente”, ha concluso l’esperto, “è anche utilissimo a rendere più moderna e competitiva l’economia, a creare lavoro, a migliorare la vita quotidiana delle persone”.
Nella foto, il comico Giobbe Covatta, tra gli ospiti di Circonomia (ufficio stampa Circonomia).