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Economia circolare, le utility italiane investono 280 milioni l’anno nell’economia circolare

where Roma when Mar, 28/09/2021 who roberto

I dati del position paper di Utilitalia “Utilities protagoniste della transizione ecologica: le sfide dell’economia circolare”

Investimenti per 280 milioni di euroraccoltadifferenziata.jpeg all’anno nell’economia circolare, con un livello di raccolta differenziata che si attesta al 69% e un tasso smaltimento in discarica decisamente più basso della media nazionale. È questo il bilancio delle imprese dei servizi pubblici italiane come viene raccontato dal position paper “Utilities protagoniste della transizione ecologica: le sfide dell’economia circolare”, messo a punto da Utilitalia, la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche.

I numeri
Il lavoro si concentra su un campione rappresentativo dell’84% dei ricavi complessivi e del 77% dei lavoratori del settore, che interessa circa 21 milioni di cittadini. La raccolta differenziata delle aziende che fanno capo a Utilitalia raggiunge il 69% (contro una media italiana del 61%), con lo smaltimento in discarica che scende al 4% (quando la media nazionale è del 21%), quindi ben al di sotto del limite massimo del 10% stabilito dall’Unione europea per il 2035. Tra gli altri risultati ottenuti dalle utilities spiccano i 98 milioni di metri cubi di biogas prodotti nel 2020, un tasso di recupero dei fanghi di depurazione pari al 68,6% e un tasso complessivo di riciclo del 77,5%.

Non solo raccolta rifiuti
I benefici di un approccio “circolare” – viene spiegato – vanno al di là della raccolta e della gestione dei rifiuti: nell’idrico ci sono opportunità legate al riutilizzo delle acque reflue depurate, al recupero e al riutilizzo dei fanghi di depurazione e al revamping degli impianti per migliorarne l’efficienza. Per l’ambiente è possibile sviluppare modelli di riuso, potenziare la raccolta differenziata di qualità, implementare nuovi flussi di raccolta, ridurre la produzione di rifiuti e applicare tecnologie innovative. Per quanto riguarda l’energia si può puntare su revamping e repowering degli impianti di generazione, recupero degli accumulatori, sviluppo di modelli di condivisione e gestione del fine vita degli impianti energetici. Nell’economia europea i benefici ambientali - in una logica legata alla riduzione delle emissioni di CO2 - potranno essere compresi tra 80 e 150 milioni di tonnellate al 2030, e tra 300 e 550 milioni di tonnellate al 2050. A questi si sommano i benefici economici: gli investimenti nell’economia circolare possono arrivare a sbloccare fino a 356 miliardi di euro al 2025 in Europa, con effetti anche sulla riduzione del 10% dei costi delle materie prime (fino al 12% in meno al 2050). Il potenziale complessivo potrebbe essere un incremento del Pil del 7% al 2030.

Le azioni necessarie
Per sfruttare al meglio queste potenzialità - si legge nel documento - sono necessarie azioni congiunte che coinvolgono le utility e i policy maker. Da un lato, le utility devono adottare programmi che rendano più circolare il proprio business, dotarsi di strumenti di misurazione puntuale, migliorare le performance di riciclo e partecipare a piattaforme di collaborazione per lo sviluppo di progetti condivisi. Dall’altro lato, i policy maker devono approntare una Strategia nazionale per l’economia circolare e una roadmap per lo sviluppo di impianti di trattamento dei rifiuti; servono inoltre una revisione della disciplina dell’End of Waste, l’estensione del campo di applicazione della Responsabilità estesa del produttore a nuove filiere di rifiuti e infine l’incentivazione dello sviluppo del biometano.

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