L'industria della carta e della grafica tra sostenibilità, competitività ed Europa
L’assemblea della Federazione Carta e Grafica elegge Andrea D’Amato nuovo presidente.
La filiera industriale conta 15.500 imprese con 160.500 addetti, un fatturato di 26,9 miliardi, l’1,2% del Pil nazionale, e un saldo commerciale attivo per 4 miliardi.
“Coniugare sostenibilità e competitività: l’Europa si è desta?”. Con questa domanda si è aperta l'Assemblea annuale della Federazione Carta e Grafica, svoltasi durante la Fiera Print4All (Rho, Milano), che testimonia un passaggio importante per una delle filiere più strutturate dell’industria manifatturiera italiana.
Andrea D'Amato, già General Manager di Seda International Packaging Group, è stato eletto nuovo presidente, raccogliendo il testimone da Michele Bianchi.
La filiera in recupero con qualche difficoltà
La Federazione Carta e Grafica, nata dall’unione di Assocarta, Assografici e Acimga, rappresenta una filiera che spazia dalla produzione di macchine per la grafica e la cartotecnica, alla produzione di carta, alla stampa e alla trasformazione in imballaggi. Oggi conta oltre 15.500 imprese e 160.500 addetti. Nel 2024 il fatturato complessivo del settore ha raggiunto i 26,9 miliardi di euro, pari all’1,2% del PIL nazionale, con un saldo commerciale positivo di 4 miliardi di euro. Si tratta di una delle poche filiere italiane in grado di coniugare innovazione tecnologica, tradizione manifatturiera e capacità di esportazione.
Dopo il calo generalizzato a due cifre del 2023, in gran parte per l’assorbimento dell’impennata inflazionistica del 2022 ma anche in parte per un reale rallentamento della domanda, nel 2024 si è assistito a un complessivo assestamento dei livelli di attività, seppur ancora non diffuso a tutti i settori della filiera. Il recupero dei volumi è stato più consistente rispetto a quello dei fatturati, ancora penalizzati dal ribasso dei prezzi. La domanda estera è stata più dinamica di quella interna e il saldo della bilancia commerciale si è rafforzato, superando i 4 miliardi di euro. Nel 2025 le aspettative delle imprese sono improntate alla cautela, visto il perdurare delle crisi geo-politiche e l’elevato clima di incertezza, causato dall’altalenante politica protezionistica dell’amministrazione statunitense.
L’analisi dei dati del 2024, diffusi dalla Federazione, mostra un comparto in ripresa dopo la flessione del 2023. L’industria delle macchine per la grafica e la cartotecnica ha registrato un incremento del 4,9% nel fatturato, con una crescita decisa sul mercato interno. Anche la produzione del settore cartario è salita (+6,2%), trainata in particolare dalla domanda di carte per packaging e per usi igienico-sanitari. Il cartotecnico trasformatore ha mostrato un aumento della produzione (+2,4%) ma ha sofferto per la flessione dei prezzi. Il settore grafico resta in difficoltà, con un calo del 3,4% del fatturato, nonostante qualche segnale positivo nell’export e nell’editoria libraria.
Il discorso del Presidente
D'Amato ha aperto il suo discorso con un riferimento al mito del "ratto di Europa", evocando l'immagine della principessa di Tiro, Europa, rapita da Zeus trasformato in toro. Una metafora che ha utilizzato per interrogarsi sul rapporto tra i Paesi membri e le istituzioni comunitarie, che devono traghettare i popoli europei verso una nuova coesione.
“Questo viaggio sul toro non si è rivelato una passeggiata, ancora siamo distanti dal traguardo: in particolare, occorre trovare quel difficile equilibrio tra un'Europa capace di guidare politiche comuni e obiettivi ambiziosi come il Green Deal, la transizione energetica, la difesa dei diritti civili, con un'Europa che non dimentichi l'identità e la sovranità degli stati membri, offrendo strumenti flessibili, ascolto e soluzioni realistiche" ha osservato, sottolineando il bisogno di una regolazione europea che non soffochi la competitività con eccessi normativi e visioni distanti dalla realtà produttiva.
Per correggere i posizionamenti ideologici e superare le sfide del presente, Federazione Carta e Grafica offre una serie di spunti e opportunità.
“In un contesto internazionale in cui i dazi tornano ad essere uno strumento di politica commerciale e protezionismo” sottolinea D’Amato “per rinforzare la fiducia nei prodotti italiani e per giustificarne il posizionamento premium, il packaging assume un ruolo strategico non solo logistico ma soprattutto comunicativo e identitario”.
L’Italia ha infatti superato nel 2024 il 92% di tasso di riciclo per carta e cartone, un risultato che non solo anticipa gli obiettivi comunitari al 2030, ma dimostra l’efficacia del modello italiano di economia circolare, basato anche sul sistema consortile.
D’Amato ha anche ricordato il ruolo centrale della filiera durante la pandemia, quando carta, packaging e stampa hanno garantito continuità a settori strategici come l’alimentare e il farmaceutico. Ha posto l’attenzione sull’importanza della lettura su carta e della scrittura a mano, strumenti che oggi rischiano di essere trascurati, ma che restano fondamentali per l’apprendimento e la formazione, specie nelle nuove generazioni.
Nel suo intervento ha poi richiamato alcune criticità strutturali del sistema industriale italiano. Tra queste, il costo dell’energia, ancora superiore rispetto ad altri Paesi europei, che pesa in modo particolare sui settori energivori come quello cartario. Ha chiesto maggiore omogeneità nei mercati energetici dell’Unione, e una visione di lungo periodo per rendere sostenibili gli investimenti in innovazione e decarbonizzazione. Ha anche indicato nella carenza di tecnici specializzati una sfida urgente, da affrontare rafforzando la formazione professionale e migliorando l’accesso al lavoro industriale.
Un altro punto toccato ha riguardato la gestione del piano Transizione 5.0, che dovrebbe sostenere gli investimenti in digitalizzazione e sostenibilità. Secondo D’Amato, servono strumenti più semplici, tempi più certi e criteri più coerenti con le reali esigenze delle imprese.
In chiusura, il nuovo presidente ha auspicato che la filiera della carta e della grafica possa contribuire con idee e proposte a una nuova stagione europea più concreta e vicina all’economia reale.
La tavola rotonda
Nel corso dell’assemblea, si è svolta una tavola rotonda moderata dal giornalista del Corriere della Sera Nicola Saldutti. Al confronto hanno partecipato Marco Nocivelli, vicepresidente di Confindustria, Michele Bianchi, past president della Federazione, Lorenzo Poli, presidente di Assocarta, e Aldo Peretti, già presidente di Acimga. I temi affrontati hanno spaziato dall’energia alla regolazione europea, dalla competitività al ruolo dell’associazionismo industriale.
Nocivelli ha rimarcato le conseguenze della disparità di costo dell’energia tra i Paesi europei: "Il differenziale di prezzo se protratto nel tempo porterà alla dislocazione delle imprese. È una battaglia che dobbiamo affrontare a livello europeo". Ha poi criticato l’utilizzo speculativo dei meccanismi ETS, evidenziando come il sistema originariamente pensato per incentivare la transizione energetica sia oggi terreno di manovra finanziaria.
Michele Bianchi ha condiviso le difficoltà incontrate nel tenere unita una rappresentanza articolata in momenti di forte pressione normativa: "Quando andiamo divisi davanti alla politica, spesso non otteniamo alcuna risposta. È fondamentale mantenere una linea comune". Sul regolamento imballaggi ha ricordato l’importanza di avere corretto alcune delle impostazioni più ideologiche, ma ha messo in guardia: "Gli atti delegati sono il vero banco di prova. Lì si gioca la tenuta di un sistema industriale".
Poli ha sottolineato come l’Italia, priva di materie prime e di grandi impianti di valorizzazione energetica, abbia saputo costruire un’eccellenza nella filiera del riciclo: "Abbiamo sviluppato know-how e tecnologie che oggi rappresentano un valore aggiunto europeo". Ha anche ribadito l’importanza della Federazione come strumento per dare visibilità e voce a tutta la filiera, in particolare verso le nuove generazioni.
Infine, Peretti ha espresso preoccupazione per il modo in cui è stato impostato il piano Transizione 5.0: "È stato costruito con poco coinvolgimento del mondo produttivo. Il rischio è di avere uno strumento formalmente ambizioso ma poco accessibile alle imprese". Ha poi richiamato l’urgenza di regole chiare a livello europeo, soprattutto per chi fornisce tecnologie e lavora sulla frontiera dell’innovazione.
Europa, e Italia, sul dorso del toro
La Federazione affronta questo nuovo ciclo con un’agenda articolata e un mandato chiaro: continuare a rappresentare una realtà industriale complessa ma coesa, capace di offrire occupazione, qualità produttiva e un contributo solido alla transizione sostenibile del Paese.
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