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Raccolta rifiuti organici, ecco i sacchetti giusti. Lo dicono le norme Uni

where Milano when Lun, 21/01/2013 who roberto

Una serie di norme stabiliscono i requisiti dei sacchetti utilizzati nella raccolta differenziata dell'organico e le caratteristiche che devono avere per essere definiti “compostabili”

Non basta differenziare i rifiuti organici (avanzi di cucina e di giardino) dagli altri tipi di rifiuti: è altrettanto importante utilizzare per la raccolta i sacchetti giusti, biodegradabili e compostabili in modo da non interferire con le pratiche di compostaggio o digestione anaerobica.  È quanto spiega l'Uni, l’ente nazionale italiano di unificazione. Quali debbano essere i requisiti dei sacchetti, la loro dimensione e le caratteristiche fisico-meccaniche, è indicato in modo chiaro nella norma UNI 11451, “Sacchi biodegradabili e compostabili per la raccolta della frazione organica dei rifiuti solidi urbani - Tipi, requisiti e metodi di prova”, entrata in vigore nel mese di giugno 2012. 
“Nella norma UNI 11451 si definiscono i riferimenti tecnici dei sacchetti biodegradabili e compostabili destinati alla raccolta dell’umido domestico - spiega Claudio Puliti, relatore della norma UNI - la norma è importante per il consumatore perché identifica un prodotto idoneo per la raccolta dell’umido domestico, e per il gestore della raccolta rifiuti perché il film che costituisce il sacchetto può essere trattato insieme ai rifiuti organici, negli appositi impianti di compostaggio e di digestione anaerobica”.
Un altro riferimento utile per il consumatore e per le aziende, e fondamentale per chi si occupa di smaltimento rifiuti, è quello della norma UNI 13432, nella quale si definiscono le caratteristiche che un imballaggio deve possedere per potersi definire biodegradabile e compostabile, ovvero biodegradarsi almeno del 90% in sei mesi (cioè, almeno il 90% del carbonio organico costituente il materiale deve trasformarsi in anidride carbonica) e  disintegrarsi in condizioni di compostaggio in un periodo massimo di tre mesi. Inoltre, il materiale non deve avere effetti negativi sul processo di compostaggio, la concentrazione dei metalli pesanti presenti deve essere inferiore ai limiti indicati in norma, il compost risultante dopo la degradazione del materiale non deve avere effetti ecotossici sulle piante, considerato che il suo utilizzo finale è quello di fertilizzante in campo agricolo.
A completare il quadro normativo di riferimento, la norma UNI EN 14995 - per il settore di produzione dei sacchi –, che classifica questi ultimi in quattro classi (A,B,C,D) in base alla loro capienza, testandone la resistenza con zavorre specifiche (sabbia, segatura e granuli di polietilene).

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