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Rapporto Circonomia: siamo primi nell’economia circolare

where Alba (Cuneo) when Mar, 27/09/2022 who roberto

Il rapporto è stato presentato ad Alba al Festival dell’economia circolare e della transizione ecologica. Italia leader nella circolarità dei materiali

Primi in economia circolarefestival-circonomia.png, maglia nera nella transizione verso un’energia pulita libera dai combustibili fossili e amica del clima. È la sintesi, decisamente in chiaroscuro, del cammino “green” dell’Italia fornita dal terzo Rapporto di Circonomia, il Festival dell’economia circolare e della transizione ecologica che si è svolto ad Alba, promosso in collaborazione con Legambiente, Kyoto Club, Fondazione Symbola.
 

Le grandi crisi
Il terzo rapporto di Circonomia mette a confronto le performance italiane con quelle di tutti gli altri Paesi europei e prende le mosse da due tra le maggiori crisi contemporanee, entrambe globali ed entrambe con ricadute particolarmente rilevanti sull’Italia: una - lunga e profondissima - è la crisi climatica, l’altra - istantanea ed acutissima - è la crisi prodotta dall’impennata verticale dei prezzi del gas, cominciata nel 2021 e resa esplosiva dalla guerra russo-ucraina. Ma che posto ha l’Italia in Europa, quale la sua posizione in un ipotetico ranking europeo, rispetto alle sfide dell’economia circolare e della transizione energetica? Queste le risposte al capitolo rifiuti che vengono dal terzo Rapporto Circonomia, misurate su dati concreti.

Leader nella circolarità
L’Italia si conferma leader in Europa quanto a circolarità ed efficienza d’uso delle risorse: è la migliore tra i 27 Paesi dell’Unione nell’indice di circolarità costruito su 17 diversi indicatori, prima per consumo interno di materia procapite e percentuale di riciclo sul totale dei rifiuti, più avanti degli altri grandi Paesi europei (Germania, Francia, Spagna, Polonia) per energia consumata/unità di Pil e consumo di materia/unità di Pil. Questo primato accomuna, complessivamente, tutte le aree del Paese, in particolare vede come assolute eccellenze europee sia la macroregione del Nord sia quella del Centro. I dati del Rapporto mostrano un rilevante ritardo del Sud nella transizione ecologica: le regioni meridionali ottengono anch’esse un brillante risultato complessivo, ma dovuto prevalentemente a bassi livelli dei consumi, e della conseguente pressione sulle risorse naturali. Insomma, nel Sud dell’Italia l’impatto moderato delle attività umane sull’ambiente è frutto più di arretratezza economica che di efficienza nell’uso delle risorse.
 
Reattivi e non strategici
L’eccellenza italiana nell’economia circolare è “reattiva”, non “strategica”. Le buone prestazioni italiane in termini di consumo di materia, consumi energetici, tassi di riciclo dei rifiuti, dipendono in parte da “eredità” – siamo un Paese povero di materie prime e dunque abituatosi, nel tempo, a “fare molto con poco” – e in parte riflettono scelte virtuose compiute dagli attori economici e anche, in alcuni casi, efficaci politiche pubbliche. Si tratta però – come evidenzia la correlazione tra prezzi energetici e efficienza energetica o tra livello di incentivi e installazione di rinnovabili – di prestazioni di tipo “reattivo”, che colgono nel minore consumo di materia e di energia e nel maggiore ricorso a materie seconde un fattore di competitività del sistema. Ciò che manca, e in misura crescente, è un approccio “strategico” del sistema-Paese, sinergico tra decisori pubblici e privati, finalizzato a qualificare sempre di più l’economia italiana nel senso della circolarità e della sostenibilità ambientale.
 
La transizione segna il passo
Le buone performance italiane nell’economia circolare sono decisamente contraddette da un dato negativo: negli ultimi anni la transizione ecologica dell’Italia ha segnato il passo. Lo stallo tocca la sua massima espressione nei numeri sulla transizione energetica verso la decarbonizzazione, e soprattutto in quelli che mostrano l’arresto pressoché totale nello sviluppo delle nuove energie rinnovabili, in particolare solare ed eolico: in Italia non crescono più dal 2015 (solo recentemente si sono manifestati segni di un’iniziale ripresa), in controtendenza rispetto a buona parte d’Europa e malgrado la progressiva e significativa riduzione dei costi di produzione dell’energia sia solare che eolica. Ciò avviene a causa, soprattutto, di una vera e propria barriera alla eco-innovazione rappresentata dalla lentezza e farraginosità dei meccanismi burocratici relativi agli iter autorizzativi, spesso ingigantita nelle sue conseguenze negative dall’azione di gruppi e comitati che si oppongono alle energie rinnovabili utilizzando pretestuosamente argomenti “ambientalisti”, generalmente la difesa del paesaggio.

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