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​Anev: dall’eolico oltre la metà di nuova potenza elettrica

where Roma when Mer, 15/02/2017 who redazione

27,5 miliardi nuovi investimenti, ma in Italia solo 282,5 MW e 350 milioni. Qui il report

windeurope-giles-dickson.jpgL'energia eolica vale più della metà (51%) della nuova potenza installata nel 2016 in Europa, connettendo in totale 12,5 GW alla rete, distribuiti tra i 28 Stati Membri dell'Ue, di cui 10.923 MegaWatt on-shore e 1.567 MW offshore. Lo riporta Anev, l'Associazione nazionale energia dal vento, sulla base dei risultati pubblicati dal report annuale di Wind Europe.

Il totale della capacità eolica installata oggi in Europa si attesta sui 153,7 GW. L'energia eolica ha coperto il 10,4% dei fabbisogni di energia elettrica lo scorso anno. La Germania ha installato la quota maggiore di nuova energia eolica, ovvero il 44% del totale dell'Ue. Cinque stati membri hanno raggiunto l'anno record: la Francia, i Paesi Bassi, la Finlandia, l'Irlanda e la Lituania. Tutte le rinnovabili insieme hanno aggiunto l'86% di nuova potenza installata nel 2016 - 21,1 GW su 24,5 GW. In Italia sono stati installati solo 282,5 MW, pari ad un flusso di investimento di oltre 350 milioni di euro.
Gli investimenti in nuovi impianti eolici tra onshore e offshore hanno raggiunto il record di 27,5 miliardi di euro. L'eolico off-shore è aumentato del 39% ogni anno fino a raggiungere 18,2 miliardi di euro, mentre per l'on-shore gli investimenti sono diminuiti del 29%, raggiungendo quota 9,3 miliardi di euro.

“L'energia eolica è oggi parte integrante ed essenziale della fornitura di energia elettrica in Europa. È anche un settore maturo e significativo di per sé, che ha creato ad oggi 330.000 posti di lavoro e generato miliardi di euro di esportazioni europee - dice Giles Dickson, Ceo di WindEurope - .Con tutto il parlare che si fa di transizione ad un sistema low - carbon, si dovrebbe mirare a strategie di lungo termine per l'industria eolica in Europa. Ma non ci sono. La politica governativa in materia di energia in Europa è meno chiara e ambiziosa di quanto non fosse qualche anno fa. Solo 7 dei 28 Paesi Membri dell'Ue hanno target e politiche a sostegno delle Rinnovabili al 2020. La transizione dal sistema feed in tariff al meccanismo delle aste è stato meno fluido di quanto pensassimo”.

In tutto ciò, “abbiamo ancora mercati dell'energia elettrica disfunzionali, che non sono adatti per le energie rinnovabili. E mancano segnali di prezzo di lungo termine a sostegno degli investimenti”, prosegue Dickson. “Abbiamo assistito ad una forte espansione in Germania nel 2016, ma la crescita rimane irregolare geograficamente. Più della metà degli Stati membri non ha investito nulla in energia eolica lo scorso anno. La politica è fondamentale, soprattutto quando guardiamo al lungo termine. Gli Stati membri devono anche iniziare a definire le loro Strategie Energetiche Nazionali e piani climatici per favorire la transizione a livello nazionale. Il Clean Energy Package è il modello giusto per raggiungere questo obiettivo. Il Consiglio e il Parlamento europeo devono iniziare a lavorare seriamente sulle proposte della Commissione”.

"L'eolico in Italia ha visto un periodo di transizione negli ultimi due anni che gli hanno fatto perdere terreno - dice Simone Togni, presidente Anev - . Oggi dobbiamo recuperare la strada persa con un serio piano di sviluppo, che consenta finalmente al Paese di sfruttare le significative potenzialità ancora disponibili. Oggi l'industria Italiana dell'eolico ha dimostrato solidità e capacità di trasformarsi, dando risultati significativi in termini di efficienza e riduzione dei costi. In questo percorso di trasformazione è stato fondamentale il ruolo dell'ANEV, che ha garantito una crescita sana e robusta e ha supportato le aziende serie e i progetti più meritevoli, tanto che le ultime Aste hanno visto esprimere dei valori degli incentivi di aggiudicazione addirittura al di sotto dei valori europei. Di questo la politica deve fare tesoro, per spingere su una tecnologia come quella eolica, che oggi è competitiva a livello europeo e può garantire all'Italia occupazione, industria e sviluppo nei prossimi decenni”.

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