Arno idroelettrico. Così il vecchio acquedotto di Firenze produrrà elettricità
L’impianto idroelettrico di San Niccolò sfrutta la fabbrica dell'acqua che permetteva a Firenze di avere un tempo acqua potabile in tutte le sue zone. L’impianto entrerà in esercizio nei prossimi mesi.
Dopo due anni di lavori è stata
ultimata la seconda centralina idroelettrica urbana di Firenze. La scorsa settimana insieme alla briglia a San Niccolò è stata restituita alla cittadinanza anche la terrazza Marasco arricchita di nuovi arredi e essenze arboree. L’impianto idroelettrico entrerà in esercizio nei prossimi mesi. Si tratta dell’ottava delle tredici briglie sull’Arno, appunto il secondo impianto cittadino dopo l’Isolotto.
Il vecchio acquedotto
L’impianto di San Niccolò sfrutta, recuperandone alcune parti, la fabbrica dell'acqua, l'edificio che permetteva a Firenze di avere acqua potabile in tutte le sue zone prima dell'acquedotto dell'Anconella e deriva, attraverso le tre bocche di entrata ben visibili dai Lungarni a monte, fino a un massimo di 30 metri cubi al secondo di acqua, attraverso una turbina ad asse verticale che riceve le acque dopo un salto idraulico di 4,9 metri.
Lungo il fiume
Tutti gli impianti sono collocati lungo l’asta dell’Arno in un tratto di 55 chilometri, fra Incisa e Lastra a Signa. L’operazione complessa punta a migliorare la sicurezza idraulica lungo il fiume, a preservare la biodiversità, a ridurre le emissioni e a salvaguardare e a valorizzare il patrimonio storico ancora presente. L’investimento totale ammonta a 100milioni di euro, circa 16 dei quali serviranno per ristrutturare le pescaie e riqualificare le sponde dell’Arno.
Le località lungo l’Arno interessate dal progetto di ristrutturazione delle briglie sono Incisa, Rignano, Sieci, Ellera, Compiobbi, il Girone, Vallina, Rovezzano, Porto di Mezzo a Signa e, a Firenze, la zona di San Niccolò e il parco delle Cascine.


