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​Biogas, la filiera italiana potrebbe fornire il 15% del fabbisogno nazionale di gas

where Roma when Mer, 21/02/2018 who redazione

Il dato è stato diffuso al summit annuale Biogas Italy, organizzato dal Consorzio italiano biogas (Cib). Gattoni: strumento essenziale per decarbonizzare

pierogattonibiogasitaly2018.jpgLa filiera italiana del biogas e del biometano in agricoltura è la seconda per grandezza in Europa e la quarta al mondo. Le aziende agricole italiane produttrici di biogas sono tra le più avanzate al mondo nel settore e nel 2030 potrebbero fornire il 15% del fabbisogno nazionale di gas. è quanto è emerso a Roma al summit annuale Biogas Italy, organizzato dal Consorzio italiano biogas (Cib).

Il gas rinnovabile per il Cib può avere un ruolo fondamentale nel permettere al nostro Paese di raggiungere gli obiettivi imposti dagli Accordi di Parigi. L'Italia potrebbe produrre 10 miliardi di m3 di biometano al 2030, pari a circa il 15% dell'attuale fabbisogno annuo di gas naturale. Al 2050, un potenziamento della produzione di biometano potrebbe evitare emissioni di CO2 per 197 milioni di tonnellate.

Lo sviluppo della filiera consentirebbe di creare entro il 2030 oltre 21mila posti di lavoro e di generare un gettito tributario di 16 miliardi. Le ricadute economiche complessive, alla stessa data, si misurerebbero in 85,8 miliardi, di cui 17,7 miliardi nell'uso elettrico, 15 miliardi nel settore dei trasporti e 53,1 miliardi grazie all'immissione nella rete.

Un rapporto di studiosi di varie nazioni, presentato al convegno, sostiene l'opportunità di esportare il modello italiano del Cib, battezzato "Biogasfattobene". Secondo le stime del gruppo di lavoro, l'Argentina potrebbe sostituire completamente le importazioni di gas naturale con biogas prodotto con il metodo italiano. Negli USA le potenzialità del Biogasfattobene potrebbero superare del 20% quelle del gas di origine fossile.

"Il biogas non è una bioenergia come le altre - dichiara Piero Gattoni, Presidente del CIB - Consorzio Italiano Biogas - in quanto, se ‘fatto bene’, non solo produce energia rinnovabile e programmabile, ma diventa anche uno strumento essenziale per decarbonizzare le pratiche agricole correnti, rendendo concreta la prospettiva di un'agricoltura carbon negative. Tutto ciò è perseguibile grazie alla maggiore capacità produttiva del suolo e a pratiche agronomiche che favoriscono lo stoccaggio del carbonio nel terreno".

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