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Investimenti nelle rinnovabili, l’Italia perde due posizioni

where Roma when Mer, 01/07/2020 who roberto

Oggi siamo al 19esimo posto secondo il report EY Renewable Energy Country Attractiveness Index

L'emergenza Covid ha fatto perdere fonti-rinnovabili.jpgdue posizioni all'Italia nella classifica dei 40 Paesi più attrattivi per gli investimenti nelle energie rinnovabili, scendendo dal 17/o al 19/o posto. Lo si apprende dal report EY Renewable Energy Country Attractiveness Index. Nel documento si legge che "il Covid-19 ha prodotto instabilità nelle proiezioni del valore dell'energia nel medio periodo e rallentato lo sviluppo di nuove iniziative". Tuttavia, "con il ritorno alla stabilità di consumi e prezzi, il settore riprenderà il suo trend di crescita, i cui driver d'investimento a lungo termine sono l'attenzione ai cambiamenti climatici e i criteri Esg", relativi alla sostenibilità ambientale, sociale e al governo dei processi.

Il report esamina anche l’importanza dei sistemi di accumulo per la decarbonizzazione della rete elettrica, nonché le condizioni necessarie per incoraggiare gli investimenti nei sistemi di stoccaggio su larga scala. EY stima che quest’anno saranno installati oltre 12,6 GWh di batterie di accumulo, rendendo il 2020 un anno record per la crescita dello stoccaggio di energia. Si prevede inoltre che nel 2025 si toccheranno i 230 GWh rispetto agli attuali 17 GWh, con un aumento della capacità pari a 13 volte.

Per Giacomo Chiavari, Italy Energy Leader di EY, “i criteri Esg e la sostenibilità, ambientale e non solo, sono i driver fondamentali a supporto degli investimenti in energie rinnovabili. Il raggiungimento della grid parity nel recente passato ha dato una forte spinta agli investimenti, anche di grandi dimensioni, nel nostro Paese grazie al fatto che si è aperto un nuovo mercato di sbocco: accordi di ritiro dell’energia (Ppa) da privati o utility interessati all’approvvigionamento di energia verde”. “A prova di questo fenomeno in corso, la prima asta per impianti rinnovabili secondo la nuova regolazione ha visto elevata partecipazione e prezzi aggressivi, con livelli di sconto rispetto al prezzo d’asta pari al 30% (andando a congelare valori pluriennali inferiori al prezzo di mercato del momento). La seconda asta ha confermato tale scenario, sebbene con valori leggermente più elevati della prima”.

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