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Politecnico di Milano, le rinnovabili non fotovoltaiche vanno verso la market parity

where Milano when Lun, 26/05/2014 who michele

I dati a consuntivo per il 2013 descrivono un andamento negativo per il comparto eolico. Il mercato delle bioenergie ha invece  mostrato di muoversi a velocità diverse: bene biogas agricolo e biomasse agroforestali; crescita “zero” per gli impianti per la valorizzazione energetica dei rifiuti. La potenza idroelettrica negli ultimi 5 anni è invece cresciuta complessivamente del 4%

La “continua la crescita verso la market parity” è stata al centro della seconda edizione del Report sulle rinnovabili elettriche non fotovoltaiche, pubblicato e presentato dall’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano lo scorso 22 maggio.
Il tema è di stretta attualità perché nel 2013 l’Italia ha raggiunto e superato la barriera dei 100 TWh prodotti da fonti rinnovabili (quasi un terzo del fabbisogno elettrico italiano) e nel primo trimestre del 2014 ha raggiunto livelli di copertura prossimi al 40%. Il parco impianti da rinnovabili è oggi composto principalmente da solare e idroelettrico con un importante contributo dell’eolico. La potenza idroelettrica è ormai da tempo integrata nel parco impianti italiano e nella rete, ma per le altre fonti rinnovabili (in particolare per il solare e l’eolico) c’è ancora molto da fare perché la loro non programmabilità e la concentrazione della produzione in determinate ore del giorno richiede sicuramente uno sforzo maggiore nella gestione e pianificazione della produzione.
I dati a consuntivo per il 2013 descrivono un andamento negativo per il comparto eolico con un mercato annuo globale in contrazione di oltre 10 GW (soli 35,4 GW complessivi di nuovi impianti). La crescita complessiva è quindi stata solo del 12,5%. La principale causa del rallentamento è stata il momentaneo stop alle installazioni negli USA a causa dell’incertezza normativa sul sistema di incentivi. In Europa nel 2013 le installazioni sono state numerose, pur se concentrate soprattutto in alcuni Paesi (Germania e Regno Unito in particolare). Anche il mercato Italiano nel 2013 ha fatto registrare un record negativo di installazioni con soli 450 nuovi MW che hanno portato a una potenza complessiva di 8.551 MW. Nonostante il numero ridotto di installazioni, il 2013 è però stato un anno record per la produzione di energia eolica: quasi 14,9 TWh (+11,6% rispetto al 2012), pari al 5,3% della produzione netta totale.
Il futuro dell’eolico - La crescita dell’eolico in Italia nei prossimi anni sarà strettamente legata ai contingenti di potenza incentivabile messi a disposizione. Visto il valore (356 MW) disponibile per il prossimo turno di assegnazione, si prevede che il settore subirà una notevole contrazione per quanto riguarda le nuove installazioni, come già successo nel corso del 2013.  Diverse sfide hanno coinvolto e coinvolgeranno gli operatori della filiera eolica:  i produttori di turbine e fornitori di tecnologia dovranno far fronte a un mercato italiano in netta contrazione che non lascia prevedere, almeno nel breve periodo, segni di ripresa; i gestori degli impianti, dopo il cambio delle modalità di incentivazione, dovranno continuare a seguire con attenzione i cambiamenti normativi riguardanti gli oneri di dispacciamento e la durata degli incentivi già acquisiti, che potranno cambiare le regole del gioco “in corso”.
Gli operatori hanno già iniziato ad adottare contromosse per poter continuare a investire con profitto nell’eolico. Gli operatori industriali e i grandi gruppi energetici sono stati avvantaggiati, dato che un primo fattore di intervento ha riguardato l’O&M, operation & maintenance. Lato operations, l’obiettivo è stato quello di massimizzare i ricavi attraverso l’adozione di sistemi più sofisticati di previsione della produzione accoppiati a sistemi di accumulo/storage che possano permettere strategie più aggressive per la vendita dell’energia prodotta attraverso l’accesso a più mercati elettrici per la vendita dell’energia (non più solo MGP, ma anche MSD). Lato maintenance, l’obiettivo è stato quello di contenere il più possibile i costi facendo ricorso anche a imprese specializzate che possono essere utilizzate per sostituire o per mettere in competizione i produttori di turbine che storicamente si sono occupati di questa attività.
Negli ultimi anni la fonte eolica si è di fatto avvicinata alla market parity. Per raggiungere l’obiettivo è necessaria un’ulteriore riduzione del costo di sviluppo degli impianti che, da un lato, si può ottenere grazie ai produttori di aerogeneratori che, per competere in un mercato in forte contrazione sono costretti ad abbassare i prezzi e, dall’altro, potrebbe essere reso possibile dall’eventuale snellimento del processo autorizzativo (3-4 anni per sviluppare un parco eolico) e dei costi ad esso associati. Anche se una maggiore flessibilità e potenzialità di azione per i gestori di impianti potrebbe essere fornita dalle tecnologie di storage/accumulo che permetterebbero di ridurre il rischio di penali.
Nel corso del 2013 si è registrato, di contro, un ulteriore incremento delle installazioni di mini eolico con nuovi impianti (potenza < 200 kW) che hanno portato la potenza totale installata a circa 35 MW. Il settore mini eolico rappresenta già oggi una realtà importante che si prevede crescerà ancora in futuro.
Il mercato delle bioenergie - Il mercato delle bioenergie lo scorso anno ha mostrato di muoversi a velocità diverse: crescita positiva per biogas agricolo e biomasse agroforestali; sostanziale crescita “zero” per gli impianti per la valorizzazione energetica dei rifiuti o della produzione di energia da oli vegetali. Analizzando entrambi i turni delle Aste introdotte col DM 6 Luglio 2012 è possibile riscontrare un grande successo di richieste per l’accesso ai Registri (impianti di medio-piccole dimensioni) e uno scarso interesse sia per quanto riguarda i Rifacimenti (una sola richiesta pervenuta), che, più in generale, per gli impianti alimentati a RSU (rifiuti solidi urbani). Per quanto riguarda lo sfruttamento delle biomasse agroforestali, per ragioni tecnologiche e di efficienze di conversione energetiche ottenibili, gli impianti che maggiormente si sono diffusi sono essenzialmente di due tipi: i piccoli impianti con potenza di circa 1 MW elettrico che principalmente sfruttano la tecnologia ORC (Organic Rankine Cycle) e che bene si adattano a contesti locali dove è possibile valorizzare la biomassa presente in loco; i grandi impianti con potenze maggiori di 8 MW elettrici principalmente destinati alla produzione elettrica su grande scala. I piccoli impianti a biomasse agroforestali possono essere convenienti (IRR superiori al 6%) se, da un lato, grazie anche alla filiera corta, sono in grado di ottenere prezzi di acquisto della biomassa tra i 45 e i 55 €/ton e, dall’altro, sono in grado di vendere tutta l’energia prodotta non solo elettrica, ma anche termica.
Il mercato del biogas agricolo per la produzione elettrica è cambiato notevolmente a seguito dell’introduzione del Decreto Ministeriale del 6 Luglio 2012. La taglia media degli impianti di recente sviluppo si è più che dimezzata rispetto all’impianto standard da 999 kW realizzato fino al 2012. La filiera si è consolidata negli ultimi anni con gli operatori che ora stanno riorganizzando la loro offerta di prodotti per seguire i nuovi sistemi di incentivazione. Alcuni operatori stranieri sono usciti dal mercato italiano per focalizzarsi su mercati esteri più redditizi.
Il rallentamento del settore del biogas potrebbe essere, almeno in parte, compensato dall’affermarsi della filiera dell’upgrading del biogas a biometano. Il mercato del biometano che si potrà delineare avrà caratteristiche fortemente determinate dalla normativa. Infatti sono stati privilegiati, da un lato, l’utilizzo di Forsu (che finora non era stato molto sfruttato dalla filiera del biogas per la produzione elettrica) e, dall’altro, la realizzazione di nuove stazioni per la vendita diretta del biometano. Diventa quindi fondamentale la gestione delle materie prime e la capacità di riuscire a distribuire il biometano prodotto. Sembrano quindi essere favorite le utilities e le ex municipalizzate che gestiscono la raccolta e il trattamento dei rifiuti (Forsu) e che, spesso, dispongono anche di un parco veicoli offrendo servizi di trasporto pubblico.
È cresciuto l’idroelettrico - La potenza idroelettrica cumulata installata in Italia a fine 2013 è pari a 18,3 GW e negli ultimi 5 anni è cresciuta complessivamente del 4%, contando mediamente su circa 130 MW aggiuntivi ogni anno. Nello stesso periodo la taglia media del parco impianti italiano è passata tuttavia da 8,1 a 6 MW. Tale andamento è dovuto principalmente alla maggiore crescita del numero di impianti di potenza inferiore al MW (mediamente +9,7% annuo) rispetto a quelli di media e grande taglia (rispettivamente +3,6% e +0,5% annuo). A fine 2013 circa il 64% degli impianti installati era ascrivibile al segmento ≤ 1 MW (3% della potenza complessiva), il 26% era costituito da impianti tra 1 e 10 MW (13% della potenza) e il 10% da grandi impianti > 1 MW (83% della potenza installata). Il costo indicativo cumulato annuo totale per l’incentivazione all’idroelettrico rilevato a fine gennaio 2014 è pari a circa 1 miliardo di Euro.
Il DM 6 Luglio 2012 che ha introdotto i meccanismi delle Aste e dei Registri, prevede un contingente annuo complessivo incentivabile pari a 420 MW per l’idroelettrico. I risultati dei primi due turni delle procedure di accesso all’incentivazione mostrano una forte concentrazione delle richieste sulle medie taglie a cui fanno riferimento i Registri e un sostanziale disinteresse per i grandi impianti. Il 3° turno di incentivazione costituirà l’ultimo turno di assegnazione del contingente, al quale verosimilmente avranno accesso i soli impianti che avevano presentato richiesta nelle precedenti tornate e che erano stati esclusi. In base all’analisi del mercato e alle prospettive definite dai contingenti di potenza delle procedure di Asta e Registro, nel 2014 e nel 2015 il mercato dell’idroelettrico in Italia continuerà a crescere ad un ritmo di circa 70 MW/annui.
 

 

 

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