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Porti: il 70% dell’energia verrà coperto da fonti rinnovabili entro 2050

where Milano when Mer, 15/07/2020 who roberto

Le misure sono contenute nell’EU Offshore Renewable Energy Strategy

Il fabbisogno di energia dei porti porto.jpgindustriali è destinato a decuplicarsi da qui al 2050, ma potrà essere coperto fino al 70% da energia prodotta da fonti rinnovabili, se verranno incentivate una serie di misure, tra cui spicca la produzione eolica offshore. È quanto contenuto nell’EU Offshore Renewable Energy Strategy, la strategia europea che dettaglia i piani per stimolare questo segmento energetico. L'adozione è prevista per ottobre e costituisce un elemento chiave all’interno dei piani della Germania, che ha appena assunto la presidenza del Consiglio dell’Unione Europea.
 
Secondo uno studio pubblicato dall'ente di classificazione DNV GL, utilizzando informazioni fornite dell’associazione settoriale per l’industria elettrica Eurelectric, l’attività dei porti industriali è destinata a intensificarsi. Allo stesso tempo, i porti possono assumere un ruolo cruciale nel processo di decarbonizzazione se trasformati in centri per l’energia rinnovabile. Vengono in particolare dettagliate una serie di misure che, se messe in pratica, potranno favorire il dimezzamento della CO2 prodotta dai porti nonostante l’incremento di attività. Tra queste ci sono l’elettrificazione delle attività connesse all’area portuale, cambiamenti rispetto al carburante marittimo impiegato, l’integrazione dell’energia eolica offshore, l’idrogeno come materia prima e vettore di energia, processi di cattura e di conservazione del carbonio, oltre a una serie di nuove regolamentazioni.
 
Secondo il segretario generale di Eurelectric Kristian Ruby, la transizione energetica ha del potenziale per i porti europei. Con l’elettrificazione delle operazioni, l’inquinamento e le emissioni di CO2 possono essere significativamente ridotte; inoltre, l’integrazione dell’energia prodotta offshore darà una spinta all’economia e all’occupazione. Secondo WindEurope, queste proposte sono infatti anche al centro della politica energetica europea portata avanti soprattutto dalla Germania, che detiene da inizio luglio la presidenza del Consiglio dell’Unione. In un recente documento di posizione sull’EU Offshore Renewable Energy Strategy, la no profit ha sottolineato la necessità di maggiori investimenti in strutture offshore ibride e il bisogno di un approccio collaborativo e di lungo termine per la pianificazione dello spazio marittimo in allineamento con gli obiettivi sul clima europei. Inoltre, Giles Dickson, direttore esecutivo di WindEurope, ha ribadito come la Germania, ricoprendo il ruolo di presidente del Forum per l’Energia dei Mari del Nord (North Seas Energy Forum), oltre che quello di presidente del consiglio dell’Unione, si trovi in una posizione privilegiata per guidare l’espansione della produzione offshore e il processo di collaborazione tra gli Stati necessario a tale scopo.

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