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Rapporto. Crescono le cer, ma i 5 GW di potenza incentivabili restano lontani

where Milano when Mer, 22/10/2025 who roberto

La quota di rinnovabili sulla produzione elettrica, salita al 49% nel 2024, è ancora sotto all’obiettivo Pniec del al 63% al 2030. I dati dell’Energy&Strategy School of Management Politecnico di Milano. Il rapporto ha mappato a maggio 876 configurazioni, tra cui 421 comunità energetiche rinnovabili (cer).

Mancano 14 punti e 5 GW 2024chiaronidavidevicedirettoreespolimi.jpgpotenzialmente incentivabili alla quota di rinnovabili sul totale della produzione elettrica da raggiungere al 2030: benché in aumento dal 35% del 2015 al 49% del 2024, è ancora sotto al 63% auspicato dal Pniec. Ma ci sono molti segnali positivi. Lo rivela l’Electricity Market Report 2025 redatto dall’Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano, discusso insieme alle tante aziende partner della ricerca.

 
Lo sviluppo delle rinnovabili

A fine giugno 2025 le fonti energetiche rinnovabili contano 80 GW di potenza in Italia, pari al 56% circa della capacità di produzione elettrica complessiva, e si confermano una delle tendenze principali nell’evoluzione del sistema elettrico.
Nel 2024, le rinnovabili hanno prodotto 130 TWh di elettricità, pari al 49% della produzione complessiva del Paese (nel 2015 era il 35%). Tuttavia, è ancora ampio il divario da colmare: gli obiettivi al 2030 del Pniec prevedono 131 GW di capacità installata, con un incremento di oltre 50 GW rispetto agli 80 GW attuali; quanto alla produzione di elettricità rinnovabile, dovrebbe aumentare di circa il 75% rispetto ai 130 TWh prodotti nel 2024.

La corsa delle cer
Due sono gli elementi che fanno ben sperare. Primo fra tutti la crescita delle comunità energetiche rinnovabili e più in generale delle configurazioni di autoconsumo diffuso, che vedono uno scambio virtuoso di energia fra produttori e consumatori: il rapporto mappa 876 configurazioni, ben 19 volte il numero di un anno fa.
Nel 2024 infatti ne risultavano 46, quasi la metà tra Lombardia e Piemonte, per circa 83 MW di potenza e oltre 7mila utenze; tra di esse, 421 cer. 
La distribuzione nel maggio 2025 si mostra più equa: benché Lombardia e Piemonte contino rispettivamente 141 e 114 unità, rappresentano il 29% del totale, seguite da Sicilia (104), Veneto (87), Trentino Alto-Adige (59), Emilia-Romagna (55), Puglia e Campania (37), Toscana (35).
Nonostante l’impennata del numero di iniziative, è però solo di 83 MW la potenza complessivamente coperta da configurazioni incentivabili con la tariffa premio sull’energia condivisa, lontanissima dal contingente di 5 GW, per avvicinarsi al quale servono interventi mirati.
 
Stoccaggi
Il secondo elemento è legato alla diffusione dei sistemi di immagazzinamento attraverso il Macse, la cui prima asta si è conclusa il 30 settembre con l’assegnazione di 10 GWh di bess (sistemi di accumulo a batteria), saturando quindi il fabbisogno annunciato, ma in cui si è osservata un’offerta 4 volte superiore alla domanda.
Non sono poche le incertezze ed è ambizioso l’obiettivo da raggiungere al 2030 (58 GWh di sistemi di stoccaggio centralizzati), eppure già il 2024 e ancora di più il 2025 hanno mostrato una crescita negli investimenti in accumulo “centralizzato” e una maggiore coerenza nella copertura geografica del territorio.
Alla fine del 2024 sono installati in Italia oltre 700mila sistemi di accumulo elettrochimico (+200mila rispetto a fine 2023), per una capacità complessiva di circa 13 GWh (+85%): una crescita fortemente influenzata dal Superbonus, che ha favorito principalmente l’installazione di sistemi distribuiti.
Tuttavia, nel 2024 si è registrata un’interessante inversione di tendenza: i sistemi centralizzati hanno rappresentato la quota predominante delle nuove installazioni, crescendo di quasi 7 volte e contribuendo al 58% della capacità aggiuntiva.
Nonostante la crescita significativa, permane un ampio divario (58 GWh) rispetto agli obiettivi per il 2030 dello scenario Terna-Snam. Entrambe le categorie di sistemi richiederanno un’accelerazione significativa, ma per il segmento centralizzato sarebbe necessario un cagr pari al 56% fino a fine decennio.
 
I commenti
“Le quantità in gioco, in termini di utenti e potenza da rinnovabili installata, sono ancora poche - ammette Davide Chiaroni, vicedirettore di E&S e responsabile dello studio - ma nello scenario più ambizioso che abbiamo ipotizzato, in cui lo stato attuale è una sorta di seme gettato in un’area con grande potenziale di crescita, si potrebbero raggiungere i 2,7 GW di potenza installata al 2028, oltre la metà dei 5 GW incentivabili. Questo contribuirebbe per 2,8 TWh alla produzione da fotovoltaico nazionale, circa l’8% di quanto prodotto nel 2024. Rimuovere alcune delle barriere e delle difficoltà oggi presenti, come la scarsa compatibilità tra i tempi lunghi necessari per costituire una cer e la scadenza di fine 2027 per richiedere la tariffa premio incentivante, potrebbe ulteriormente dare slancio a questo modello partecipato del mercato”.
“In generale - aggiunge Vittorio Chiesa, direttore di E&S - ci sono segnali incoraggianti sull’evoluzione più prossima del mercato, che dovrà essere rinnovabile, con una quota preponderante del mix energetico complessivo decarbonizzato; partecipato, con modelli evoluti e aggregati di prosumer che generino e scambino energia; flessibile, con nuove modalità e tecnologie di stoccaggio dell’energia che compensino la crescente fetta di non programmabilità delle fonti di generazione”.

Per scaricare i materiali:  https://www.energystrategy.it/download/1050470/?tmstv=1760621055

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