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Togni (ANEV): il potenziale dell’eolico offshore in Italia è di 5,5 GW al 2030

where Rimini when Mer, 16/11/2022 who roberto

Per il presidente dell’associazione il Governo dovrà essere coraggioso e non fare in modo che tale potenziale vada perso, soprattutto oggi, con la crisi energetica

Il potenziale dell’eolico offshore nei tognianev.jpgmari italiani stimato dall’ANEV, partendo da un’analisi basata sulle tecnologie attuali/prevedibili è di 5,5 GW al 2030, cioè ben più degli attuali obiettivi. È per questo motivo che il Governo dovrà essere coraggioso e non fare in modo che tale potenziale vada perso, soprattutto oggi, con la crisi energetica e le conseguenze che creerà”. Lo ha detto Simone Togni (nella foto), Presidente dell’ANEV a Key Energy.

Il potenziale di crescita dell’eolico in Italia - si legge in una nota diffusa dall’associazione - è infatti ancora largamente inespresso, sia sulla terra sia nel mare, e la raggiunta maturità di questa tecnologia l’ha resa competitiva anche da un punto di vista economico: necessita solo di un’opera di semplificazione che consenta di sfruttare appieno il potenziale del vento, per il bene del nostro pianeta. Le recenti sperimentazioni in ambito tecnologico hanno permesso di elaborare l’utilizzo di piattaforme flottanti per l’ancoraggio delle turbine in mare aperto, soluzione che apre a scenari di sviluppo della tecnologia eolica anche in quei contesti, dove la profondità e la rugosità del fondale chiudevano la strada ad iniziative di installazione.  “L’eolico offshore nei prossimi anni - ha aggiunto Togni - avrà un ruolo sempre più centrale anche in Italia. In particolare, la tecnologia flottante è assolutamente dirompente, in generale e soprattutto per mari come il Mediterraneo, dove i fondali immediatamente profondi rendono le tecnologie offshore tradizionali non convenienti. Oggi sull’utilizzo di piattaforme galleggianti (floating offshore wind) permette l’installazione di impianti anche in aree dove le batimetrie elevate non permettevano la progettazione di turbine con fondamenta fisse (bottom fixed), ampliando notevolmente le potenzialità di utilizzo dell’energia eolica nei mari italiani, caratterizzati da profondità superiori a quelle che hanno consentito le istallazioni di turbine con fondamenta fisse nel mar Baltico e nel Mare del Nord”.

La via crucis autorizzativa
Per Stefano Ciafani, Presidente di Legambiente, anch’egli  intervenuto all’incontro, “i 14 anni di ritardi per avviare il primo parco eolico offshore del mar Mediterraneo a Taranto sono un caso emblematico della via crucis autorizzativa del nostro Paese. Si tratta solo la punta di un iceberg, perché in Italia sono tanti i progetti sulle rinnovabili bloccati per eccessiva burocrazia, no delle amministrazioni locali, pareri negativi delle Sovrintendenze, moratorie delle Regioni, proteste dei comitati locali e di alcune associazioni ambientaliste. Tutto ciò è inammissibile: il Paese dovrebbe chiedere scusa alle aziende che stanno investendo sulle fonti pulite in Italia. Lo sviluppo dell’eolico è fondamentale per la decarbonizzazione dell’Italia: il nuovo governo e il nuovo parlamento approvino presto le riforme mancanti per velocizzare le valutazioni e le autorizzazioni di competenza del Ministero dell’Ambiente, della Cultura e quelle delle Regioni”. Gianni Silvestrini, presidente del Comitato Scientifico di Key Energy, ha ricordato che  “il potenziale dell’eolico offshore è molto maggiore rispetto alle prime stime e anche in Italia avremo sorprese. E, per di più, si potrà creare un’industria portuale di supporto”.

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