Dal Tribunale Ue via libera all’Italia sul taglio degli incentivi alle rinnovabili
Nella sentenza si stabilisce che gli Stati membri hanno la facoltà, ma non l'obbligo, di adottare incentivi per il fotovoltaico
La normativa italiana del 2014, che ha ridotto gli incentivi per gli impianti fotovoltaici, non vìola il diritto europeo. Lo ha stabilito la Corte di giustizia Ue.
"Gli Stati membri hanno la facoltà, ma non l'obbligo, di adottare degli incentivi per il fotovoltaico. Pertanto, purché siano rispettati i principi generali del diritto dell'Unione - qual è il principio della certezza del diritto, che ha come corollario il principio della tutela del legittimo affidamento - , la direttiva non si oppone alla modifica in senso peggiorativo di un regime di incentivi precedentemente introdotto". Così recita la sentenza del Tribunale Ue che ha risposto alla causa promossa da alcuni imprenditori, gestori di impianti fotovoltaici in Italia, che tra il 2003 e il 2014 avevano concluso con il Gestore dei Servizi Energetici una serie di convenzioni che prevedevano incentivi per la produzione di energia elettrica mediante impianti fotovoltaici.
Incentivi ridotti da un successivo intervento normativo del 2014, contro il quale nel 2018 molti imprenditori, alcuni dei quali rappresentati dalla Anie, la Federazione nazionale delle imprese elettrotecniche ed elettroniche, avevano presentato al Tar del Lazio una richiesta di annullamento lamentando le ripercussioni negative sulle convenzioni in corso. La Corte ricorda come nelle convenzioni stipulate il Gse si fosse riservato espressamente la facoltà di modificare unilateralmente il contenuto di dette convenzioni per poter tener conto dell'evoluzione del quadro normativo di riferimento.