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Via libera al decreto su rinnovabili elettriche e Quinto conto energia – le reazioni

where Roma when Gio, 12/07/2012 who roberto

Dito puntato di associazioni e politici contro la mancata previsione di un periodo transitorio, contro gli appesantimenti del registro impianti la cui revisione metterebbe, tra l’altro, al margine gli impianti di taglia media, ma anche la riduzione del Made in Europe che allontana definitivamente la possibilità per gli europei di poter contrastare la concorrenza cinese

Come già accaduto in passato, l’unica consolazione per gli operatori delle rinnovabili chiamati a commentare i decreti sulle rinnovabili elettriche, arriva dal fatto che finalmente si chiude il lungo periodo di incertezza, seguito alla decisione del Governo di intervenire nuovamente in materia di incentivi.
Le bordate, seppure con sfumature diverse, sono numerose. C’è delusione per quello che doveva essere inserito in base alle indicazioni della Conferenza Unificata e che non è stato invece accolto.
Nel dettaglio il dito è puntato contro la mancata previsione di un periodo transitorio, contro gli appesantimenti del registro impianti, la cui revisione metterebbe, tra l’altro, al margine gli impianti di taglia media, ma anche la riduzione del Made in Europe che allontana definitivamente la possibilità per gli europei di poter contrastare la concorrenza cinese.
L’ecodem Francesco Ferrante è realista. “Il legno storto non si raddrizza – ha detto. Il punto a mio parere è che si è scelto un meccanismo che non promuove, anzi, ostacolerà lo sviluppo di un settore che invece andava accompagnato con dolcezza per quel breve tratto che lo avrebbe portato alla grid parity e quindi a nessun incentivo”.
Agostino Re Rebaudengo, presidente di Aper (Associazione produttori energia da fonti rinnovabili), non è soddisfatto del testo definitivo. “Ad una prima analisi apprendiamo che, nonostante qualche lieve miglioramento, le numerose proposte sollecitate da Bruxelles, così come le richieste esplicitamente avanzate sia dalla Conferenza unificata sia da Aper, non sono state accolte se non in minima parte”. In particolare, secondo l'associazione persistono gravi elementi come l’assenza di un periodo transitorio per tutelare gli investimenti in corso e l'introduzione di appesantimenti burocratici, a cominciare dai registri obbligatori anche per gli impianti di piccola taglia”
Alessandro Cremonesi, presidente del Comitato Ifi (Industrie fotovoltaiche italiane), teme invece per una penalizzazione degli impianti di taglia media, che rappresentano la maggioranza delle installazioni. “Riguardo il meccanismo del registro – rileva - seppur non abbiamo mai mostrato contrarietà a tale provvedimento in un'ottica di repressione delle forme speculative nel settore fotovoltaico, riteniamo che mantenere la soglia di potenza per l'obbligo di iscrizione a 12 KW, seppur comprendendo marginali esenzioni, possa solo contribuire a generare una spaccatura del mercato a favore di impianti di taglia piccola oppure molto grande, già vicini ad una condizione di grid parity, penalizzando invece la stragrande maggioranza degli impianti di media potenza, che rappresentano l'80% delle installazioni”. Un altro problema, secondo il Comitato Ifi, è la riduzione del bonus per i pannelli fabbricati in Europa, che ora finirà con rivelarsi inadeguato a contrastare un 35 - 40% di differenziale al ribasso del prezzo dei moduli cinesi.
Secondo Anev, il provvedimento mette a rischio circa 34.000 posti di lavoro solo nel comparto eolico. “L’Anev segnala da mesi alle istituzioni l’inadeguatezza delle norme introdotte dal Decreto rinnovabili che, già dalle bozze circolate si preannunciava deleterio per l’intera categoria – scrive l'associazione - Gli imprenditori italiani, che hanno chiesto fino a oggi trasparenza e certezza della normativa, dovranno pagare oltre ai costi provenienti dalla farraginosità delle burocrazia l’introduzione di meccanismi come quello delle aste e dei registri”.