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Dal Green al Clean Industrial Deal: la sfida è decarbonizzare senza fermare le fabbriche

where Milano when Mer, 08/10/2025 who roberto

L’Europa cambia rotta, l’Italia cerca l’equilibrio tra industria, transizione e dazi. Agli Anima Green Talks 2025 è andato in scena il confronto su energia, competitività e regole Ue, moderato dal nostro direttore. L’appello: “Neutralità tecnologica e meno burocrazia per non perdere il treno”.

Dal Green Deal al Clean img20251002163440.jpgIndustrial Deal: l’Unione europea sta ridefinendo l’approccio alla transizione, andando a modificare e integrare gli obiettivi verdi 2030. Un’evoluzione che nasce dalla necessità di bilanciare decarbonizzazione e competitività industriale.
L’industria italiana è pronta alla sfida? Se ne è discusso agli Anima Green Talks 2025, il punto di ritrovo annuale di Anima Confindustria dedicato ai temi della transizione industriale delle imprese tricolori. La giornata di lavori si è svolta giovedì 3 ottobre al Talent Garden Calabiana, uno degli hub milanesi dell’innovazione, e ha coinvolto istituzioni, enti, formatori, giornalisti, oltre ovviamente alle aziende associate.
 
Energia, dazi e regole Ue: mesi decisivi per la meccanica
“Sono mesi cruciali per la meccanica italiana, che oggi ci ospita”, ha premesso Jacopo Giliberto, direttore di e-gazette.it e moderatore della sessione “Competere e crescere nell’era del Clean Industrial Deal”. “I dazi americani stanno colpendo in primis la nostra industria”, ha spiegato il giornalista, “considerando che i macchinari sono la prima voce di export italiana, prima ancora di moda e agroalimentare”.
Una zavorra che si somma ai costi dell’energia, che in Italia sono “i più alti d’Europa”, come ha confermato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, in collegamento da Roma. “Abbiamo portato diverse richieste ai tavoli europei, a partire dalla neutralità tecnologica”, ha approfondito il ministro, “proprio perché, sul fronte dei prezzi energetici, dobbiamo poter competere con gli altri paesi Ue che utilizzano la fonte nucleare, a cui l’Italia ha rinunciato per anni, e che non pagano gli Ets, come la Francia. A ciò si aggiungono un quadro geopolitico molto complesso e le tensioni commerciali per i dazi americani. Per questo il Governo non fa mancare il sostegno alle imprese: vogliamo che il prezzo dell’energia sia il più contenuto possibile”.
Sul fronte delle politiche climatiche “non possiamo chiedere alle nostre aziende di competere a livello globale con regole troppo rigide e diverse dal 90% del mondo”, ha sottolineato Pichetto, “né lasciare i cittadini soli davanti ai costi della transizione. Ciò che serve è un sistema che funzioni, coerente, con protezioni efficaci, senza il quale la transizione rischia di alimentare disuguaglianze”. Secondo il ministero, tutte le tecnologie che partecipano a ridurre le emissioni devono essere parte della soluzione. Intanto, si lavora per il disaccoppiamento del prezzo di elettricità e gas, “ma la decisione va presa a livello europeo”, ha chiarito il ministro.
 
L’Enea scommette sul nucleare
La ricerca sulle tecnologie energetiche del futuro è un fiore all’occhiello dell’Italia. “È nostro il brevetto del solare a concentrazione, siamo primi nell’idrogeno e facciamo ricerca di frontiera sui reattori modulari del nuovo nucleare, solo per citare alcuni casi di eccellenza”, ha ricordato al pubblico degli Anima Green Talks la Presidente di Enea Francesca Mariotti. “Col nostro lavoro mettiamo la scienza al servizio dell’energia e diamo supporto ai decisori politici”, ha ricordato la numero uno dell’Agenzia, secondo ente pubblico di ricerca in Italia con ben 2.200 cervelli al lavoro, “e lo facciamo partendo da due assunti: la migliore energia è quella risparmiata e il migliore prodotto è quello che si riusa”.
Mariotti ha proposto un punto di vista molto chiaro sul nucleare: “Per l’Italia non è più un’opzione, ma una necessità”. Questo perché, rispetto agli altri big industriali come Stati Uniti e Asia, “l’Europa è più debole e vulnerabile a livello di fonti energetiche”.
Ma come la mettiamo col Nimby atomico, considerando che nel nostro Paese sorgono comitati anche contro il mini biogas o, come è accaduto di recente in Sardegna, si incendiano i pannelli fotovoltaici delle Comunità energetiche rinnovabili finanziate in parte dagli stessi cittadini? “Ben venga la dialettica”, è l’opinione della Presidente dell’Enea, “però serve un’informazione corretta. Quello di nuova generazione non è più il nucleare di Chernobyl: è più sicuro e pulito. L’Italia oggi guarda agli Smr (Small modular reactor, ndr), tecnologie ‘piccole’, efficienti, che si auto proteggono. E non dimentichiamo che nel nostro Paese i rifiuti nucleari già oggi sono stoccati in sicurezza, penso ad esempio a quelli ospedalieri”.
 
La transizione in Italia: i numeri
I dati presentati da Gennaro Niglio, direttore della direzione Efficienza Energetica del Gse (Gestore dei servizi energetici), confermano la crescita di un modello italiano della transizione. Mentre dopo una lunga gestazione è arrivato in Gazzetta Ufficiale il Conto Termico 3.0 (operativo da Natale prossimo), il bilancio della misura negli anni scorsi è di 800mila richieste d’incentivo, che si sommano a circa mille Comunità energetiche rinnovabili. “Sono numeri che confermano una risposta positiva del Paese”, ha commentato Niglio, ricordando il contributo del Gse “fatto di sostegno alle imprese e alle amministrazioni pubbliche, portato avanti attraverso webinar interattivi condotti dai nostri esperti, incentivi e attività di supporto, compreso lo sportello virtuale”.
 
Così la filiera meccanica detta la rotta verde
“La Lombardia, prima in Italia, si è data una legge sul clima con l’obiettivo di raggiungere la neutralità delle emissioni entro il 2050. Una norma che è nata dopo un confronto serrato con le categorie produttive. In questa visione non è possibile sposare una sola tecnologia, bensì si rende necessario un approccio differenziato”, ha affermato Giorgio Maione, assessore all’Ambiente e Clima della Regione Lombardia, che ha animato la tavola rotonda sulle sinergie tra politica industriale ed energetica insieme a Paolo Casalino, direttore generale delle Politiche Industriali al ministero delle Imprese e del Made in Italy, e Francesco Mastrapasqua, referente Ambiente per Anima Confindustria. “In concreto”, ha approfondito l’assessore, “questo significa lavorare sul risparmio energetico, sulle rinnovabili, sul recupero dei Raee, intercettando così materie prime che in regione non abbiamo, ma anche sull’idrogeno e sul nucleare”. Riguardo all’ipotetico ritorno dell’atomo Maione non ha dubbi: “Bisogna preparare i territori lavorando tutti insieme a un cambiamento culturale. La filiera meccanica della Lombardia è già capace di produrre la componentistica per queste nuove tecnologie e i territori si coinvolgono anche creando lavoro”.
Altra chiave: la semplificazione. Per Maione, molta normativa non sta al passo delle nuove clean tech. “Per esempio noi abbiamo abolito la Valutazione d’impatto ambientale sul revamping degli impianti a biogas”, ha spiegato, “un lungo iter superfluo per questo tipo di centrali”.
“L’attenzione all’ambiente non deve essere ideologica ma concreta”, ha confermato Francesco Mastrapasqua di Anima. “L’Europa sta preparando il passaggio dal Green al Clean Industrial Deal; come Anima abbiamo in calendario una missione a Bruxelles per parlare della chimica, ma la richiesta si può allargare a tutta la meccanica: l’ambiente non va più maltrattato come è stato fatto per anni, però l’industria non si può nemmeno cancellare a colpi di leggi restrittive. Insomma, decarbonizzare sì, ma senza far saltare il sistema: è questa la nostra richiesta”.
Un caso per tutti? Quello dei Pfas, le ormai celebri sostanze chimiche industriali considerate “eterne” e messe nel mirino da alcune ricerche (l’esposizione prolungata ai Pfas sarebbe associata a problematiche per l’ambiente e la salute). Ebbene: “Il 60% dei prodotti che compongono l’export italiano nel settore della meccanica in questo momento non ha alternative all’utilizzo di queste sostanze”, ha ammesso Francesco Mastrapasqua. Pena il fermo della produzione. “Sui Pfas auspichiamo un approccio non talebano da Bruxelles. Le nostre imprese stanno già subendo i dazi trumpiani. Chiediamo come Europa di non auto infliggerci un ulteriore ‘dazio’ vietando di punto in bianco prodotti specifici, andando a bloccare interi processi industriali”.
Alla transizione servono più tempo e meno lacci. Lo ha ribadito anche Paolo Casalino, direttore generale del ministero delle Imprese e del Made in Italy: “La Commissione Ue ha sbagliato a iper regolamentare il Green Deal. Al contrario, abbiamo bisogno di semplificare per dare meno oneri alle imprese e rendere l’ambiente economico più favorevole. Da parte nostra resta la piena disponibilità ad ascoltare le aziende italiane, così come già facciamo”.
Da qui la domanda di relazioni serrate, soprattutto con le istituzioni europee, mentre in Italia – si è detto d’accordo Mastrapasqua – “i tavoli di confronto con la politica funzionano”.
 
Tecnologia e manifattura, l’Italia punta sulla neutralità energetica
“L’industria meccanica è centrale per il suo apporto alle tecnologie e alla ricerca”, ha esordito Enrico Bonacci, esperto della segreteria tecnica del dipartimento Energia del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, tra gli ospiti della seconda tavola rotonda della giornata (“Rendere la transizione una leva reale di competitività e resilienza industriale”). “L’approccio del ministero”, ha ribadito Bonacci, “è quello della neutralità tecnologia, con un occhio al portafoglio” perché le risorse non sono infinite. “Mi riferisco, ad esempio, a tecnologie oggi particolarmente costose come l’idrogeno verde”. A risollevare il portafoglio può pensare l’efficienza energetica, “cioè, la riduzione del fabbisogno di energia, da non confondere con il risparmio energetico, che è invece la riduzione dei consumi. E nel quadro dell’efficienza l’industria resta un perno fondamentale”, ha ricordato Bonacci.
Secondo Marco Borgarello, direttore Uso efficiente dell’energia per gli usi finali e territorio di Rse (Ricerca sul sistema energetico), “la digitalizzazione è la tecnologia più interessante per l’industria”. E qui la ricerca italiana punta forte: “Parliamo di digital twin, gemelli digitali, grazie ai quali è possibile ricostruire i modelli virtuali delle nuove centrali: questi ‘gemelli’ permettono simulazioni del funzionamento reale e anche di intervenire con eventuali correttivi. Basati sull’intelligenza artificiale, sono utilizzati tra l’altro anche per la sicurezza in edilizia”.
“Il settore della meccanica è presente in tutti gli ambiti energetici con tecnologie di frontiera, dal nuovo nucleare ai Ccs, dall’idrogeno all’efficienza energetica”, ha spiegato Marco Golinelli, vicepresidente di Anima con delega all’Energia, un settore da oltre 55 miliardi di fatturato con circa mille aziende attive. “Nelle nostre imprese abbiamo la capacità di sviluppare tecnologie: per questo la transizione va fatta insieme a noi”. La richieste dell’industria alla politica è dunque molto semplice: “Siamo un Paese prevalentemente manifatturiero, ascoltate Anima quando dovete prendere delle decisioni. È una consulenza gratuita che arriva dall’industria”, è l’appello di Golinelli, “peccato non usarla”.
 
Le proposte di Anima per la transizione verde
Ai presenti Anima ha sottoposto il proprio documento in cinque punti per la transizione verde. Che, in sintesi, sono questi:
 
1. Gestione del processo di decarbonizzazione
 
2. Politiche di sviluppo della filiera industriale
 
3. Revisione degli strumenti europei
 
4. Promozione dell’economia circolare
 
5. Creazione di competenze sostenibilità
 
Per ulteriori informazioni: www.anima.it
 
Nella foto, da sinistra, Jacopo Giliberto, direttore di e-gazette.it, Enrico Bonacci, esperto della segreteria tecnica del dipartimento Energia del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Marco Borgarello, direttore Uso efficiente dell’energia per gli usi finali e territorio di Rse, Marco Golinelli, vicepresidente di Anima Confindustria con delega all’Energia.

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