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Infezioni. Il Cnr vuole usare il grafene per combattere i batteri in sala operatoria

where Roma when Mer, 11/01/2017 who roberto

Una superficie ruvida con ossido di grafene potrà essere usata per ridurre le probabilità di diffondere superbatteri

L’ossido di grafene contro le infezionisala-operatoria.jpg in sala operatoria. Il Cnr, con l’Università Cattolica del Sacro Cuore, la Sapienza e l’Università dell’Aquila, ha pubblicato uno studio sulle applicazioni dell’ossido di grafene per combattere i batteri, in particolare grazie a una disposizione particolare dell’ossido ispirata al ruvido carapace dei granchi.
Alcuni strumenti operatori potrebbero essere coperti con un gel contenente qusto materiale, le cui proprietà antimicrobiche sono già note. Massimiliano Papi, professore presso l’Istituto di fisica e microbiologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e coautore della ricerca, spiega: “L’azione antibatterica è dovuta alla struttura in fogli dell’ossido di grafene, delle dimensioni di qualche nanometro, in grado di tagliare la membrana della cellula batterica o di avvolgerne la superficie, contrastando così lo sviluppo di batteri resistenti ai farmaci”.
Tale meccanismo di base, di natura meccanica, è amplificato da una tecnica di laser printing scoperta dal team di ricerca: la supercavitazione laser. “L’azione del laser permette di massimizzare l’esposizione dei fogli di grafene secondo un pattern progettato proprio sulla rugosità tipiche del carapace del granchio. Analisi morfologiche e del rilascio degli acidi nucleici da parte di cellule di Staphylococcus aureus, Escherichia coli e Candida albicans hanno evidenziato che l’azione del rivestimento è sia batteriostatica che battericida, ossia blocca e uccide, arrivando a sopprimere il 90% dei batteri: un risultato rilevante, una svolta nel campo delle tecnologie dei materiali biomedici, perché la soluzione fornita è versatile, economica e a basso impatto tossicologico”, conclude Conti.
Dal 2009, in Europa, oltre 400.000 persone hanno sviluppato infezioni batteriche resistenti agli antibiotici. È quindi necessario proteggere le superfici sensibili come quelle delle protesi e dell’attrezzatura chirurgica in modi che vadano al di là degli antibitici. Anche per questo la ricerca del Cnr è stata finanziata dal Consiglio di ricerche europeo (Erc).

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