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Nuovo nucleare. Arthur D. Little: servono 800 GW dai piccoli reattori entro il 2050

where Roma when Mer, 25/06/2025 who luca

Nel rapporto “The growth and future of Small modular reactors”, gli esperti sottolineano che i grandi impianti atomici non bastano per la transizione “verde”. Occorre accelerare con soluzioni “rapide, economiche e scalabili”. Ma diversi progetti Smr in Cina, Argentina e Russia hanno sforato tempi e budget.

Il nuovonucleare1.jpg report di Arthur D. Little rilancia il nucleare dal volto rinnovato e tecnologico: gli Small modular reactors (Smr). Più flessibili e modulari, oggi nel mondo operano 413 di questi mini reattori, per 371 GW, ma per centrare la transizione “verde” ne servono fino a 800 GW in più entro il 2050. Nel rapporto “The growth and future of Small modular reactors”, gli esperti della società di consulenza sottolineano che i reattori giganti non bastano: servono invece soluzioni rapide, economiche e scalabili.
 
Un mercato potenziale da 100 miliardi
Il report – in un contesto di maggiore elettrificazione dell’energia – stima un mercato globale per gli Smr tra i 50 e i 100 miliardi di dollari entro il 2030, con un tasso di crescita annuo superiore al 20%; ad oggi ci sono 68 progetti mappati dall’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica) e più di trenta Stati stanno esplorando questa via. Il coinvolgimento delle big tech non è secondario: Google, Amazon e Microsoft finanziano progetti Smr, puntando a centri dati “puliti e costanti”. “Gli Smr potranno raggiungere la parità con i combustibili fossili”, prevede tra gli altri Robin Gaster dell’Itif (Information technology and innovation foundation).
 
Costi e ostacoli
Ma non mancano gli ostacoli. Nessun reattore modulare è operativo in Occidente, si contano solo in Cina e Russia. Progetti negli Stati Uniti e in Europa, come NuScale in Idaho, sono stati interrotti a causa dei costi. La certificazione dei nuovi impianti resta costosa, anche perché, ricorda il report, ogni paese impone una trafila ad hoc per averla.
Critiche in merito arrivano dall’Ieefa (Institute for energy economics and financial analysis), secondo il quale i nuovi reattori sarebbero costosi e lenti, mentre alcuni progetti in Cina, Argentina e Russia hanno spesso sforato tempi e budget.
I costi Lcoe (costo livellato dell’elettricità) sono stimati da Arthur D. Little tra 41 e 60 €/MWh (Rolls‑Royce, GE Hitachi, NuScale), ma NuScale ha rivisto il costo a 81 €/MWh nel 2022. Restano però competitivi: da 52 €/MWh in Svezia fino a 119 €/MWh in Grecia. Quanto agli scenari, il Regno Unito, per esempio, ha selezionato Rolls‑Royce come fornitore per i primi Smr da 480 MW, sufficienti ad alimentare circa 1,5 milioni di famiglie, con un piano di costruzione che punta ad essere completo all’inizio degli anni Trenta.
 
Armonizzazione regolatoria
Arthur D. Little, infine, individua quattro leve per accelerare: valutazione tecnologica neutrale, adeguamento degli standard Aiea ai reattori non ad acqua, razionalizzazione delle zone di emergenza (come ha fatto la Finlandia), armonizzazione regolatoria tra i diversi Paesi. Ma serve anche un piano massiccio di formazione, abbattendo il divario generazionale nel nucleare in sinergia con industria e università.
“Solo con approccio coordinato – tecnologia, utility, regolatori, investitori – il potenziale degli Smr potrà esprimersi appieno”, concludono gli analisti.
 
Leggi il rapporto integrale in pagina Approfondimenti!
 

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