Osservatorio Innov-e, l’innovazione cambia il mercato energetico: equity crowdfunding, gruppi di acquisto e app
Lo evidenzia il rinnovato Osservatorio sull’Innovazione Energetica di I-Com (Istituto per la Competitività)
Dagli impianti di produzione alle case dei consumatori: è questa la traiettoria che l’innovazione energetica sta seguendo nei Paesi più sviluppati e anche in Italia. Ruolo sempre più attivo della domanda, nuove forme di partecipazione al consumo, ma anche alla produzione, e centralità delle applicazioni ICT sono gli stilemi di un futuro sempre più prossimo, che chiama le imprese a rivisitare i propri modelli di business in chiave digitale. Sono questi i temi affrontati all’interno di Innov-E, il rinnovato Osservatorio sull’Innovazione Energetica di I-Com (Istituto per la Competitività). L’edizione 2015 del rapporto è curata da Antonio Sileo, direttore dell’Osservatorio Innov-E.
I nuovi trend: l’era del prosumer - I-Com rileva come il contesto attuale – caratterizzato da bassa domanda e dalla diffusione crescente di fonti di produzione spesso rinnovabili sparse sul territorio – stia determinando un profondo cambiamento anche nei desideri e nei comportamenti dei consumatori. Secondo il rapporto, emergono diversi nuovi trend, quali:
Forme di consumo condiviso: dai gruppi di acquisto alle energy community, i consumatori scelgono di mettersi insieme per spuntare condizioni più vantaggiose sul mercato;
Equity crowdfunding: in Italia è ancora agli inizi, ma esistono già 2 piattaforme dedicate al settore energia. Le potenzialità sono interessanti soprattutto per le start-up: il consumatore finanzia e diventa socio, l’azienda raccoglie capitali a costi ridotti e al contempo aumenta le ricadute economiche sul territorio, innescando processi partecipativi;
Le utility si trasformano: da fornitori di energia a provider di servizi a valore aggiunto - l’energia diventa così un piattaforma attraverso cui passano prodotti diversi, accessibili tramite App, comunicati attraverso i social network e fruibili anche attraverso iniziative di gamification (es. App per la promozione di efficienza energetica, legate a competizioni tra clienti).
Le start-up energetiche – Dai dati messi a punto da I-Com e aggiornati al maggio 2015 emerge che le start-up energetiche in Italia sono 444, pari all’11,4% delle start-up totali. Nel 2014 erano 368; il Nord ne ospita il maggior numero (59%), anche grazie a un contesto economico più favorevole e alla larga presenza di università e centri di ricerca. Il 22% è ubicato nel Centro e il 19% al Sud.
Nella classifica generale la prima regione del Sud è la Campania, con 228 start up, mentre la Lombardia è al primo posto con 850, seguita dall’Emilia Romagna con 467 unità; il dato sulla presenza pro-capite di nuove imprese mette in luce le province minori: ad esempio, Bergamo accoglie il 5% delle start-up energetiche, pur ospitando solo l’1,8% della popolazione nazionale; i servizi rappresentano l’ambito di attività più diffuso: l’88% (392 start-up) si occupa di ricerca scientifica e sviluppo; le start-up energetiche dimostrano una capacità di sopravvivenza in linea o di poco inferiore al complesso delle altre start-up: a maggio 2015, il tasso di mortalità si attestava su un 7,5% (9% per le altre). Il tasso di natalità ha registrato picchi fino al 40% per le start-up energetiche attive in ambito industriale.
Il settore dei servizi, più popolato in termini assoluti, vede invece la natalità al 20% circa; il Sud presenta una natalità crescente nel tempo: 23,2% nel 2015 vs 16,4% nel 2014; il Centro presenta la natalità più elevata: 30,6% nel 2015 (2,5% nel 2014); la dimensione è l’aspetto di maggiore criticità: solo il 30% delle aziende che hanno presentato il bilancio dichiara un fatturato superiore a 100.000 euro. Solo il 2% ha più di 10 addetti (per l’insieme di tutte le start up questo dato è pari al 4%).
Brevetti nel settore della mobilità sostenibile - All’interno del Rapporto, anche una analisi dei dati più aggiornati sui brevetti nel campo della mobilità sostenibile: in questo settore, l’Italia produce un numero di brevetti molto contenuto rispetto agli altri paesi (22 nel 2013); energy storage (10 brevetti) e veicoli ibridi (8) sono le tecnologie più presenti. Settori come fuel cell e idrogeno non raccolgono alcun brevetto; la classifica generale 2013 è dominata dal Giappone (2.799), seguita da USA (1.726) e Germania (1.515). L’Italia si classifica ottava, dopo la Cina; a livello mondiale, l’energy storage presenta il maggior numero di richieste di brevetto (6.637 nel 2013); i dati provvisori 2014 segnano per l’Italia un’inversione di tendenza rispetto al 2013, con il sorpasso dei brevetti per i veicoli ibridi (60%) sull’energy storage (40%). Quest’ultimo settore, infatti, catalizzava nel 2013 il 45 % delle attività innovative; nel 2014, l’attività brevettuale italiana si concentra in sole 4 regioni: Emilia Romagna (33%, con focus su energy storage), Lombardia (33%), Piemonte (17%, con focus su veicoli ibridi) e Toscana (17%).
“La bidirezionalità è l’innovazione più profonda che il mercato energetico sta attraversando. Lo sviluppo delle rinnovabili ha ormai ridisegnato i contorni del mercato dell’energia, creando centinaia di migliaia di piccoli produttori e gettando le basi anche per un consumo più consapevole, affidato all’innovazione” – rileva Stefano da Empoli, presidente di I-Com – “Per non essere travolte dalle web company, le utility nei prossimi anni dovranno concorrere non solo e non tanto sul prezzo (leva spuntata, visto che gran parte del prezzo si determina al di fuori dei rapporti commerciali con i clienti) ma su servizi sempre più sofisticati, eventualmente non solo energetici”.
“Le innovazioni sia nella produzione di energia che nel consumo sono, in tutti i casi, sempre più interrelate con la difesa degli ecosistemi, il contrasto dell’inquinamento e la lotta al cambiamento climatico” – osserva Antonio Sileo, direttore Osservatorio Innov-E – temi che saranno al centro della Conferenza sul clima di Parigi 2015 e che sono ormai di diretto interesse dei non addetti ai lavori, oltre che di voci tanto autorevoli quanto ascoltate come quella di Papa Francesco”.