Prima che sia troppo tardi. Così CoCliCo previene le inondazioni
C’è anche l’Enea nel primo servizio climatico paneuropeo che mette a disposizione piante ad alta definizione e strumenti geofisici sulle aree costiere più esposte alle inondazioni. Gianmaria Sannino: “Il livello del mare salirà di almeno 40 centimetri entro il 2100”.
Parte il primo servizio climatico paneuropeo dedicato alle zone costiere esposte al rischio inondazioni. Tra i protagonisti c’è l’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), che contribuisce con mappe ad altissima risoluzione fino a 70 metri su Mediterraneo e Mar Nero. Già operativi scenari per enti pubblici e gestori di infrastrutture critiche, dalle autorità locali ai gestori portuali.
L’iniziativa nasce in seno al progetto europeo CoCliCo (Coastal climate core service). L’Enea, attraverso il suo modello a scala mediterranea, mette a disposizione dati geofisici aggiornati in diretta. Il team è guidato da Gianmaria Sannino, responsabile dei modelli climatici per l’Agenzia. “Con un livello del mare destinato ad aumentare di almeno 40 centimetri entro il 2100, lo strumento consente di elaborare scenari di adattamento e pianificazione territoriale per proteggere popolazioni e servizi essenziali”, spiega Sannino.
Il modello riproduce con precisione lo scambio di acqua e calore tra Oceano Atlantico, Mediterraneo e Mar Nero, simulando correnti e maree anche nei punti più stretti.
Il report del progetto suona come un campanello d’allarme: le coste europee hanno quasi raggiunto un “punto critico”, tra urbanizzazione, turismo e sfruttamento delle risorse. Oggi tra 600mila e 1 milione di persone sono esposte a inondazioni; senza contromisure, nel 2050 oltre un milione rischierebbe ancora di più. Secondo fonti Copernicus (l’iniziativa satellitare della Ue), infatti, il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato in Europa e, a livello globale, ha superato di 1,5 gradi centigradi l’era pre-industriale.
CoCliCo è un prototipo avanzato ma non ancora operativo al 100%. Serve un salto di scala tecnologico e risorse, spiega l’Enea sul suo sito. Il documento delinea la necessità di integrarlo in Copernicus e nel progetto Digital Twin Ocean per migliorare osservazioni e modelli. In sintesi, il prototipo punta a un adattamento trasformativo: non più solo barriere o dighe, ma strategie profonde che possono prevedere, in casi estremi, la ricollocazione di comunità a rischio. La logica è trasformare i sistemi, non “aggiustarli”.