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Ricerca. Allarme: il greenwashing sta inquinando il mercato della finanza “sostenibile” in Europa

where Roma when Mer, 09/06/2021 who roberto

Nei principali fondi di gestione del risparmio entrano anche società petrolifere e produttrici di armi. Tutti i dati in una ricerca di Fondazione Finanza Etica

Le banche etiche europee mettono action-plan.jpgsempre più il credito al centro della propria attività, riuscendo a sostenere l’economia sociale e solidale anche durante la pandemia. Nel 2019 il 76,44% del totale degli attivi delle banche etiche europee ha riguardato l’erogazione di credito a famiglie e imprese. Le banche tradizionali hanno invece incentrato la propria attività sugli investimenti finanziari, la vendita di titoli, l’acquisto di quote di società: per loro l’attività creditizia corrisponde appena al 38,7%. Si distinguono anche le banche cooperative in cui l’attività di credito rappresenta quasi il 60% delle attività totali. È quanto emerge dal Quarto Rapporto sulla finanza etica e sostenibile in Europa, pubblicato da Fondazione Finanza Etica, che ha analizzato l’attività delle 4.500 banche operanti nell’area euro.

Le multinazionali del petrolio tra i fondi ESG: la denuncia
Il rapporto di Fondazione Finanza Etica contiene una sezione dedicata all’analisi dei fondi delle prime tre società di gestione del risparmio italiane (Generali, Gruppo Intesa-Sanpaolo e Amundi): da cui  emerge, tra l’altro, che tra i fondi proposti come rispettosi dei criteri ESG (Environmental, Social and Governance, utilizzati per misurare la sostenibilità degli investimenti, ndr) appaiano società controverse, sia petrolifere sia produttrici di armi. Un’analisi confermata anche da una recente inchiesta dell’“Economist” che ha fatto i conti con i numeri dei 20 maggiori fondi venduti come ESG del mondo. Svelando che mediamente ciascuno di loro detiene investimenti in 17 produttori di combustibili fossili, a partire dalle multinazionali Exxon Mobil e Saudi Aramco.

La scrematura attenta dei Fondi etici
I fondi etici si distinguono da quelli sostenibili perché escludono a priori investimenti in interi settori controversi come fonti fossili, armamenti, coltivazioni intensive e selezionano le aziende e gli Stati su cui investire in base a una rigorosa analisi degli impatti sociali e ambientali. Con l’Action Plan dell’Unione Europea sembra che improvvisamente un’ampissima quota di nuovi fondi di investimento possano definirsi sostenibili. Il rapporto di Fondazione Finanza Etica rivela come alcune delle principali società di gestione del risparmio con sede in Italia e Spagna sarebbero corse a dichiarare “sostenibili” o “parzialmente sostenibili” una percentuale significativa dei propri fondi, dal 20% al 50%. Perché la sostenibilità attira nuovi clienti.

Banche e diritti umani
Il Rapporto di Fondazione Finanza Etica analizza anche il complesso tema degli impatti della finanza sulle perduranti violazioni dei diritti umani nel mondo. Nonostante la difficoltà a reperire informazioni a causa dell’opacità degli istituti finanziari, esistono Ong come BankTrack che da anni lavorano per scoprire e misurare gli impatti delle attività delle banche sui diritti umani. Dal lavoro di un team di ricercatori dell'Università di Pisa, realizzato con il contributo di Fondazione Finanza Etica ed Etica Sgr, è nato un nuovo indicatore, il Banks HUMAN RIGHTS Index. Sulla base di questo indice, tra le banche più coinvolte in violazioni dei diritti umani figurerebbero Standard Chartered Bank, BNP Paribas, Wells-Fargo, BlackRock, Morgan Stanley. Circa un quarto di esse (47 banche, pari al 26% del campione) sarebbero state coinvolte - in modo diretto o a causa di operazioni commerciali e industriali che hanno finanziato - in almeno un evento di violazione dei diritti umani, per un totale di 180 violazioni nel periodo 2000-2015. 

La finanza etica è molto più che sostenibile
La ricerca di Fondazione Finanza Etica e l’inchiesta dell’Economist rafforzano la determinazione del Gruppo Banca Etica a lavorare in rete con le altre banche etiche europee per far riconoscere il modello unico della finanza etica, sviluppato in 30 anni di attività e decisamente più radicale e incisivo negli impatti socio-ambientali rispetto a quello della finanza sostenibile così come regolamentata dall’UE. Anche durante la pandemia da Covid-19 che ha colpito duramente anche le organizzazioni dell’economia sociale, le piccole imprese e i lavoratori autonomi - come riporta l’analisi del rapporto di Fondazione Finanza Etica - il mondo della finanza etica e solidale si è mobilitato per dare risposte alla crisi alle categorie più fragili, sostenendo i progetti con maggiori criticità in Italia, Spagna, Grecia, Francia, Belgio, Polonia e Portogallo. Dimostrando ancora una volta le potenzialità di una finanza realmente etica e inclusiva per sostenere una ripresa economica sana ed equa.

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