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Studio, lo smog potrebbe causare il 20% di nascite premature su scala mondiale

where Milano when Mer, 17/05/2017 who roberto

Frenare l’inquinamento dell’aria potrebbe aiutare a prevenire tra 2,7 e 3,4 milioni di nascite premature l’anno. Lo studio, pubblicato sulla rivista Environment International, presenta la prima stima globale

L’esposizione di una donna incinta all’inquinamento atmosferico potrebbe avere significativi effetti collaterali sul feto: secondo un nuovo studio internazionale, l’esposizione prolungata al particolato PM2,5 potrebbe essere legata a circa una nascita prematura su cinque nel mondo.smogprematuri.jpg

Lo studio, pubblicato sulla rivista Environment International e ripreso in questo articolo, presenta la prima stima globale delle nascite premature associate all’inquinamento causate dal particolato fine. Nello specifico, dal particolato PM2,5 .
Le particelle di PM2,5 includono una varietà di sostanze tra cui il nerofumo (fuliggine), solfati, nitrati e ammonio, oppure la polvere del suolo e quella derivante dai processi industriali come quelli implicati nella produzione di cemento. Si tratta di un particolato emesso sia da fonti artificiali come i motori diesel, gli impianti industriali, l’incendio dei rifiuti residui in agricoltura e le sostanze usate per cucinare, in particolare in Asia, sia da sorgenti naturali come le reazioni chimiche che si verificano spontaneamente nell’atmosfera.

Pm2,5 e nascite premature - Si stima che nel 2010 siano nati prematuri circa 14,9 milioni di bambini, il 4-5% dei quali nei Paesi europei e circa il 15-18% in Africa e nel Sud-Est asiatico, con costi in termini umani ed economici molto grandi. L’India, da sola, ha fatto registrare un milione di nascite premature collegate al PM2,5 e la Cina 500mila. In totale la parte più orientale dell’Asia ha fatto registrare complessivamente circa 473mila casi di bambini con nascita prematura legata al PM2,5.
Tra i fattori che incrementano la probabilità di nascita prematura ci sono anche la povertà, le inadeguate cure prenatali e l’età della madre.
Lo studio del gruppo di scienziati dell’Istituto Ambientale di Stoccolma e dell’università di York non solo indaga il legame tra nascite pretermine e esposizione al PM2,5, ma analizza anche l’impatto di differenti livelli di questi inquinanti “esterni” sulla salute dei neonati. I ricercatori hanno combinato la concentrazione media annua ambientale di PM2,5, il tasso di natalità della popolazione ponderata pretermine e il numero di bambini nati vivi e sono arrivati a determinare il numero di nascite pretermine associabili al particolato PM2,5 nel 2010 relativamente a 183 Paesi. Gli autori hanno concluso che il PM2,5 è un “fattore di rischio globale potenzialmente sostanziale” per la salute dei bambini che nascono prima di 37 settimane di gestazione (il termine temporale a cui si fa riferimento quando si parla di nascite premature), un punto della gravidanza in cui è più elevato il rischio di mortalità infantile e di problemi neurologici e fisici del neonato.
Il team ha poi calcolato che, nel 2010, l’esposizione al PM2,5 è stata fortemente associata a circa il 18% delle nascite premature, a livello globale: una cifra che corrisponde a un numero compreso tra 2,7 e 3,4 milioni di bambini nati prima del termine. “Lo studio ha sottolineato che l’inquinamento dell’aria potrebbe contribuire agli effetti sulla salute, sia in termini di mortalità infantile che in termine di malattie dei sopravvissuti” ha spiegato Christopher Malley, primo firmatario della ricerca.

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