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​L’Università di Firenze scopre come le eruzioni modificano il clima

where Firenze when Lun, 28/07/2014 who redazione

La ricerca internazionale è la più accurata sull’attività vulcanica degli ultimi duemila anni e si è concentrata sui depositi di acido solforico in carote di ghiaccio prelevate in Antartide ed è stata recentemente pubblicata dalla rivista scientifica Nature Climate Change

È la più accurata tra le ricostruzioni sulle eruzioni vulcaniche degli ultimi duemila anni nell'emisfero meridionale ed è finalizzata alla definizione di un modello più attendibile nel prevedere il clima della terra e nel comprendere gli effetti del riscaldamento globale. Così viene descritto lo studio internazionale, che si è concentrato sui depositi di acido solforico in carote di ghiaccio prelevate in Antartide, recentemente pubblicato della rivista scientifica Nature Climate Change. Ne parla l'Ateneo di Firenze che ha contribuito alla ricerca a cui hanno collaborato inoltre ricercatori provenienti da Stati Uniti, Giappone, Norvegia, Australia.
Durante le eruzioni, si spiega, vengono emesse enormi quantità di anidride solforosa (biossido di zolfo), che viene ossidata ad acido solforico nella troposfera e stratosfera; le microgocce che si formano interagiscono con i raggi solari, disperdendo nello spazio parte della radiazione incidente, determinando così un abbassamento della temperatura. Al dipartimento di chimica Ugo Schiff di Firenze, rileva ancora l'Ateneo fiorentino, “si deve lo sviluppo di un metodo innovativo per la misurazione di acido solforico, emesso durante l'attività eruttiva, nelle carote di ghiaccio. Il sistema è stato messo a punto dall'assegnista di ricerca Mirko Severi, collaboratore del team di Roberto Udisti, associato di chimica analitica dell'Ateneo, e ha consentito di determinare la concentrazione di solfati lungo carote di ghiaccio profonde più di tre chilometri in maniera molto rapida e accurata. Il risultato ottenuto è una stratigrafia continua, a risoluzione annuale, delle eruzioni vulcaniche memorizzate nel manto nevoso dell'Antartide relativamente agli ultimi due millenni”.
“In merito alla frequenza e all'intensità delle eruzioni vulcaniche - spiega Udisti - abbiamo raggiunto un elevato livello di informazioni che, nell'ambito dei modelli climatici utilizzati, ci permette di valutare in maniera più attendibile i contributi antropici e naturali che hanno agito come elementi di forzatura delle variazioni climatiche del passato. Allo stesso tempo quanto più precise sono le ricostruzioni della variazioni nel passato, tanto più attendibili saranno le simulazioni modellistiche in grado di prevedere le variazioni climatiche nel futuro”.

Qui trovi la presentazione dello studio: www.nature.com

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Campione di ghiaccio prelevato a mezzo carotaggio