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L’apertura di Ronchi: a Roma un termovalorizzatore serve, ma da solo non risolve

where Roma when Gio, 12/05/2022 who roberto

Per il presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile, la dimensione è da valutare attentamente; devono esserci misure concrete per la prevenzione e l’aumento della differenziata e del riciclo

A Roma un inceneritore serve, dataedo-ronchi.jpg la grande quantità di rifiuti prodotta, ma solo insieme ad un programma di misure su tutti gli aspetti della produzione e gestione dei rifiuti, con una valutazione più attenta e fondata della quantità da smaltire e della tecnologia da impiegare. Lo sostiene Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, intervenendo sulla crisi dei rifiuti nella capitale.

 
La situazione
Ronchi traccia un quadro della capitale in materia di rifiuti: la città metropolitana di Roma ha 4,2 milioni di abitanti e ha prodotto, nel 2020, 2.158.000 tonnellate di rifiuti. Nel 2021 la produzione dei rifiuti è aumentata a circa 2.250.000 (stima non definitiva). La raccolta differenziata è molto bassa e non cresce: è al 50,4%, pari a 1.089.000 tonnellate; lo scarto da smaltire dalle raccolte differenziate è il 13-14%; il residuo delle attività di riciclo da smaltire (varie con la tipologia, il più consistente è quello delle plastiche miste), in peso non è meno del 10% del rifiuto avviato al riciclo. Quindi, fra impurità delle RD e scarti da riciclo in provincia di Roma ci sono almeno 200/230.000 tonnellate da smaltire. Restano poi i rifiuti che residuano dagli impianti di trattamento, meccanico e meccanico-biologico, dei rifiuti indifferenziati. Almeno la metà dei rifiuti indifferenziati escono dagli impianti di trattamento o come “secco”, da avviare al recupero energetico, o come rifiuto da smaltire: non meno di altre 4/500 mila tonnellate complessivamente.
 
La carenza di impianti
Come fare, dunque? In provincia di Roma non ci sono inceneritori e le discariche: Colleferro e Civitavecchia sono ormai quasi esaurite. Questi sono i fatti e i numeri di partenza. La città metropolitana di Roma (la provincia di Roma), la più numerosa provincia italiana con la maggiore oncentrazione di produzione di rifiuti urbani, è in notevole ritardo nella raccolta differenziata, ha carenza di impianti di riciclo dell’organico e un rilevante problema di smaltimento della quota che residua dalle raccolte differenziate, dal riciclo e dai trattamenti del rifiuto indifferenziato. Che fare di questa quota? Ridurla il più possibile con misure di prevenzione, facendo crescere concretamente e significativamente le raccolte differenziate e raggiungendo almeno i target europei, aumentando e migliorando il riciclo, specie della frazione organica (che per oltre la metà viene oggi inviata fuori Regione. Queste misure non vanno scritte solo sulla carta, ma praticate.
 
La fase transitoria
Ci si deve occupare, prosegue Ronchi, anche della fase transitoria e di cosa fare se gli obiettivi  di riduzione del rifiuto da smaltire non sono raggiunti. In questa popolosa provincia, con una consistente produzione di rifiuti, la quota residuale dei rifiuti  da smaltire - precisa l’ex ministro - rimarrebbe consistente, anche se le misure per ridurla avessero successo.  E siccome nessuno la può far sparire, restano solo alcune soluzioni: o va smaltita altrove, in altre regioni o all’estero, oppure vanno aperte nuove discariche, oppure  si ricorre ad un inceneritore. Spostare altrove il problema non è mai una soluzione e le discariche, per preciso indirizzo normativo europeo, vanno ridotte al minimo, non oltre il 10% del rifiuto prodotto. Se si fanno le cose per bene la quota da smaltire può essere inferiore alle 600mila tonnellate previste dall’inceneritore proposto, ma resta una quantità rilevante, da individuare con analisi precise, definendo nuove misure e valutando gli impatti delle misure adottate.

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