torna alla home
Visitaci anche su:

Notiziario ambiente energia on-line dal 1999

Bollette. Althesys: il rincaro di gas e luce porta l’inflazione annua all’1,7%

where Milano when Gio, 01/07/2021 who roberto

In questi anni, tuttavia, la liberalizzazione ha portato a una diminuzione delle bollette. Marangoni avverte: “Nel medio periodo, le bollette difficilmente scenderanno”

Nonostante il robusto intervento tua3.pngdel Governo, l’aumento delle bollette di elettricità e gas comunicata da Arera ieri a tarda sera (+9.9% per l’elettricità, + 15.3% per il gas) nell’aggiornamento trimestrale porterà a tasso di inflazione dell’1,7 % nel prossimo trimestre. È la previsione della società di analisi economiche Althesys, secondo la quale l’aumento del costo della vita nel 2021 potrebbe avvicinarsi alla soglia del 2%, di fronte a un’inflazione acquisita annua pari al +1,3% in giugno (dato Istat di ieri). Tuttavia, dicono ancora dal centro studi milanese, lo sviluppo delle fonti rinnovabili mature - già oggi più competitive sotto il profilo dei costi di generazione - avrà in futuro l’effetto di abbassare i prezzi all’ingrosso; questo dovrà però compensare i maggiori costi di integrazione che si riversano sul sistema in termini di dispacciamento e oneri per il sostegno. Il costo del capacity market, che si aggiungerà in bolletta dal 2022, è uno di questi, insieme a quelli degli stoccaggi e delle infrastrutture. “Non bisogna farsi distrarre dagli alti e bassi congiunturali dei combustibili, ma guardare oltre -commenta l’economista Alessandro Marangoni, ceo di Althesys - . Nel medio periodo, le bollette difficilmente scenderanno, nonostante le fonti rinnovabili siano sempre meno costose e, auspicabilmente, sempre più disponibili.”
 
 
Dato tendenziale al ribasso - Le voci di costo tra il 2012 e il 2019

 
Dall’analisi di Althesys, che pubblica ogni anno il rapporto Irex, il think tank italiano di riferimento per l'industria delle energie rinnovabili e l'efficienza energetica, emerge però che dal 2012 al 2019 la bolletta si è abbassata, in termini reali, del 9%, a 53 miliardi di euro (fonte: RSE). Complice il crollo della domanda a causa del Covid, il calo è stato particolarmente sostenuto nel 2020 (-18%). Nel trend di discesa degli scorsi anni si nascondono peraltro andamenti molto diversi delle varie componenti: a fronte di un netto calo della componente energia, sono saliti i costi dei servizi di vendita e gli oneri generali di sistema.
 
Ma qual'è stata, negli anni, la variazione delle diverse voci che vanno ad incidere sui costi?  In generale, a un calo sostanzioso del costo della materia energia non è corrisposta un’analoga riduzione dei costi di rete. Nei servizi di vendita, che incidono sul 40% della bolletta e comprendono le componenti energia, commercializzazione, vendita e le voci uplift e altri costi di dispacciamento, il costo della materia prima è in netta contrazione (-23% tra 2012 e 2019) e segue l’andamento sul mercato, segno di un buon livello di concorrenza raggiunto. Le componenti a copertura dei costi di approvvigionamento delle risorse di regolazione sono invece in crescita, per via di una maggiore penetrazione delle fonti intermittenti (come le rinnovabili), dell’invecchiamento del parco impianti e della scarsa trasparenza del mercato del dispacciamento. I costi di rete, vale a dire servizi quali trasmissione, distribuzione e misura, sono in moderata crescita e sono arrivati a coprire il 13% del costo totale del kilowattora. Anche i famigerati oneri di sistema sono progressivamente aumentati (+30%). Tra questi, la spesa per il sostegno alle FER è però scesa nel tempo: nel 2020 ha pesato per il 22,5% sul totale della bolletta. Nel 2016 la componente valeva 14,3 miliardi di euro; tre anni dopo il suo valore era 12 miliardi.

L’Italia è più competitiva
Grazie a questa progressiva riduzione, l’Italia ha guadagnato alcune posizioni nelle classifiche europee di competitività. La fotografia al 2019, elaborata da Althesys su dati Eurostat, vede il nostro Paese sotto le medie UE, quart’ultimo per prezzo medio al dettaglio nel settore domestico, davanti a Germania, Belgio e Danimarca. Per il consumatore medio non domestico l’Italia è in 26a posizione, davanti solo a Danimarca e Cipro. I prezzi praticati ai clienti non domestici sono inferiori del 26% rispetto a quelli pagati dal cliente domestico medio. Paesi come la Francia e la Spagna presentano differenze più marcate, attorno al 37%, mentre la Germania arriva al 41%. L’Italia si trova al di sotto della media europea del 34%, condizione dovuta a un relativo maggior carico degli oneri di sistema e delle imposte sul sistema imprenditoriale.
 
Le questioni centrali
Con un mercato dell’energia che cambia rapidamente e si avvia ad un veloce sviluppo delle energie rinnovabili e al necessario upgrading della rete infrastrutturale, se si vogliono favorire gli investimenti occorre sciogliere tutti i nodi in materia di permitting, semplificando le autorizzazioni degli impianti e delle infrastrutture, che ne aumentano tempi e costi. Il calo dei costi di generazione delle rinnovabili conterrà la componente energia, così come gli oneri di sistema, previsti in discesa, con 4,8 miliardi in meno dal 2024 al 2030 e un ulteriore calo di 6,3 miliardi al 2035. Cresceranno però i costi per mantenere il sistema adeguato e sicuro: sarà infatti difficile  ridurre il costo dei servizi di rete, visti i forti investimenti necessari sia sulla RTN (14,4 miliardi di euro di interventi previsti dal TSO) che sulla rete di distribuzione per espandere la generazione distribuita e favorire gli scambi nel Paese e con l’estero.

immagini
alessandro-marangoni
leggi anche: