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Ecco come sarà il dissalatore di Taranto alimentato al 100% da energia verde

where Taranto when Gio, 27/02/2025 who roberto

L’impianto godrà di alimentazione fotovoltaica e da fornitura certificata. L’opera nasce poiché Taranto è esposta a frequenti crisi idriche: è necessario diversificare le fonti e rendere il territorio più autonomo.

Il dissalatore di Taranto di aqp-dissalatore.jpgAcquedotto Pugliese sarà alimentato al 100% da energia verde e non prevede processi di combustione che comportano emissioni dirette di anidride carbonica. All’energia solare autoprodotta grazie all’impianto fotovoltaico già in progetto si sommerà quella proveniente da fornitura certificata, tramite Garanzie di Origine, per attestarne l’origine rinnovabile delle fonti utilizzate. L’iniziativa in collaborazione con Legambiente, con cui Aqp ha da tre anni una collaborazione mirata a promuovere la transizione energetica, la tutela del territorio e la sensibilizzazione delle comunità su temi ambientali.
Gli impianti fotovoltaici, in corso di realizzazione da parte di Aqp in Provincia di Taranto sulle coperture dei serbatoi del Parco del Marchese e del potabilizzatore del Sinni, da soli avrebbero coperto il 14% il fabbisogno energetico del dissalatore. Grazie alla certificazione della fornitura di energia elettrica da fonti rinnovabili, si è arrivati al 100%.
 
Un’opera necessaria
Il dissalatore è un’opera necessaria per Taranto: è l’unica provincia pugliese alimentata da una sola linea di approvvigionamento d’acqua e il territorio è particolarmente esposto alle crisi idriche. Aqp da tempo investe su risanamento delle reti e sul riuso dell’acqua: la città in questi giorni è interessata da lavori su 90 chilometri di reti idriche per un investimento di 37 milioni di euro; i depuratori della provincia dedicati al riuso, inoltre, entro il 2028 diventeranno 16, incluso il Gennarini. Ma recupero delle perdite e riutilizzo non bastano. Il dissalatore di Taranto risponde all’esigenza di diversificare l’approvvigionamento e rendere il territorio più autonomo grazie a una fonte, le sorgenti del Tara, particolarmente idonea perché non risente particolarmente delle variazioni climatiche e metereologiche. Il tutto avviene – assicura l’azienda - nel rispetto del fiume, del mare, del territorio, dell’ecosistema e delle comunità che continueranno a fruirne liberamente.
 
Il progetto
Il dissalatore di Taranto utilizzerà il principio dell’osmosi inversa per potabilizzare acque salmastre. Il prelievo sarà variabile, in base delle condizioni del fiume e nel suo rispetto, sino ad un massimo di mille litri al secondo, cioè un metro cubo. L’impianto è stato progettato per produrre l'equivalente del fabbisogno idrico giornaliero di 385mila persone (un quarto della popolazione dell'intera penisola salentina). L’acqua potabilizzata sarà inviata, attraverso una condotta interrata della lunghezza di circa 14 chilometri, a un serbatoio di 200mila metri cubi nella città di Taranto, collegato alla rete di Aqp, costituendo importante risorsa d’acqua per l’intera Puglia.
La scelta di dissalare le acque salmastre genera un vantaggio: la salamoia prodotta, un flusso liquido di circa 370 litri al secondo, avrà una salinità pari a 7 grammi per litro (quasi dolce), di molto inferiore al mare pari a circa 35 grammi per litro. Il rilascio avverrà in prossimità delle infrastrutture di recapito del siderurgico e del Fiumetto. La composizione della salamoia è costituita dalle medesime sostanze presenti nelle acque del fiume che attualmente giungono direttamente al mare.
 
Il rispetto del fiume
Secondo l’Acquedotto Pugliese, la contribuzione al sistema idrico pugliese è un'attività a tutela della risorsa, rispettosa del mare, delle acque fluviali e dell'ecosistema complessivo del fiume Tara. L’acqua sarà derivata solo quando fluirà una portata di almeno 2mila litri al secondo nel fiume. Garantita questa soglia, si potrà prelevare sino ad un massimo complessivo per uso idropotabile di mille litri al secondo, così come sancito nel parere vincolante dall’Autorità di Distretto dell’Appennino Meridionale, che ha fornito il nulla osta alla derivazione.
Diversi studi scientifici, effettuati dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e dal Politecnico di Torino, hanno confermato la possibilità di prelievi sicuri, garantendo sempre almeno 2mila litri al secondo per preservare l’ecosistema e la biodiversità del fiume. La valutazione ambientale preventiva è stata effettuata tramite una metodologia scientifica validata da Ispra chiamata MesoHabism, che analizza l'habitat fluviale per valutare come il flusso d'acqua influenzi gli ecosistemi usando dati spaziali e idrologici per migliorare la gestione ambientale: lo studio ha confermato che l’operazione è sostenibile per tutti gli usi.
 
Per saperne di più https://www.aqp.it/aqp-comunica/camp...

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