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Rapporto Anbi, il cambiamento climatico mette a dura prova i sistemi idrici

where Roma when Gio, 19/10/2017 who roberto

Lo evidenzia il rapporto sulla manutenzione dell’Associazione nazionale dei Consorzi di bonifica e di irrigazione, che parla di incognita per l’inverno

“Ci apprestiamo all’inverno e senza fare alcuna previsione su cosa non accadràrapportoanbi.jpg o il suo contrario, possiamo affermare, senza timori di smentite,  - sostiene l'Anbi - che sarà una stagione caratterizzata da quei cambiamenti climatici che sempre più si manifestano con eventi estremi. È quanto emerge dall’8° Rapporto Manutenzione Italia di Anbi. 
 
I cambiamenti climatici mettono a dura e nuova prova i sistemi idrici, irrigui ed idraulici e denunciano, facendole emergere con chiarezza, le due condizioni di arretratezza di parte del Paese e le diverse e spesso distanti sensibilità delle Istituzioni di fronte a tale nuovo scenario".
"L’estate appena trascorsa - sottolinea l'Anbi - ci ha lasciato con una siccità e successive alluvioni che entreranno nella storia dell’Italia, per i danni causati all’economia complessiva del Paese, ai cittadini, al made in Italy agro-alimentare.
 
Sono ben 12 le Regioni che hanno chiesto, ed alcune ottenuto, lo stato di calamità naturale, con risorse a loro destinate allo scopo di risarcire parzialmente i danni subiti dall’agricoltura. Milioni di euro sono stati spesi per operare in emergenza per riparare e ristorare danni, quando invece sarebbe possibile agire in prevenzione, risparmiando e creando sicurezza e bellezza. è quanto emerge dall’8° Rapporto Manutenzione Italia di Anbi.
 
Per l'Anbi c'è bisogno di maggiore consapevolezza, da parte delle Istituzioni, sulla "necessità di uscire dalla logica delle emergenze per scegliere quella della prevenzione, con una visione di lungo periodo". Programmazione, pianificazione e gestione sono integrate tra loro, ben riconoscibili e, in virtù del lavoro normativo fatto dal Ministero dell’Ambiente nel corso dell’attuale legislatura, Stato e Regioni, Autorità di bacino distrettuali e Consorzi cooperano con chiarezza di ruoli e dentro norme puntuali che favoriscono la partecipazione. Ribadiamo peraltro la modernità del 152/2006.  
 
Si registrano poi alcune difficoltà sia nella gestione industriale del settore che in quella dell’acqua irrigua, ma si tratta di difficoltà da superare in questo come in molti altri settori di una parte del Paese, parte centrale e fondamentale, ma in ritardo nel valorizzare come meritano le esperienze di autogoverno pubblico/privato come quelle dei Consorzi ed anche le partnership pubblico-privato nel settore industriale.
 
Per Anbi, cittadini ed imprese, agricole e no, “avranno tutto da guadagnare da uno sviluppo ancora più diffuso della gestione integrata difesa del suolo/governo dell’acqua irrigua fatta dai Consorzi di bonifica ed anche dal settore industriale. Se poi questi due comparti riusciranno, con un confronto sereno e franco, ad attivare concrete collaborazioni capaci di sviluppare anche le necessarie innovazioni, per una migliore qualità della risorsa acqua, per una gestione più moderna ed efficace con meno sprechi e più investimenti di futuro, allora si potrà sostenere che il nostro Paese può diventare capofila di una visione strategica ricca di prospettive di futuro ed in grado di scongiurare emergenze e disastri ambientali ai quali non possiamo e non dobbiamo abituarci”. Basti pensare ai milioni di metri cubi di acqua depurata per la quale si spendono risorse di tutti i cittadini per sversarle nei canali dei Consorzi di bonifica, trasportarle vicino agli impianti di sollevamento – idrovore – e gettarle in mare, privando tutti di quella multifunzionalità che deve essere modernamente sfruttata per usi irrigui, energetici, ricarica della falda, contrasto al cuneo salino, fruibilità ambientale, recupero, cave etc.
 
Altro settore di moderna collaborazione, che dovrà essere fatta propria dall’intera filiera è quello relativo ad una nuova educazione di tutti i cittadini e delle imprese industriali ed agricole ai mutati scenari - determinati da più fattori precedentemente richiamati, maggiori usi,   antropizzazione e consumo eccessivo del territorio, cambiamenti climatici, etc. - ad avere un approccio diverso ed un uso maggiormente consapevole e responsabile della risorsa acqua.
 
L'Anbi punta così a sostenere la necessità di una forte azione integrata con le Istituzioni perché si comprenda che vi è senz’altro il diritto all’acqua e i relativi doveri ma anche vi sono i diritti dell’acqua e i doveri verso di essa, solo così avremo dato una risposta agli obiettivi dell’Agenda 2030. Per risolvere o quanto meno alleviare la situazione di rischio idrogeologico nei territori italiani rientrati nei comprensori di bonifica l’Anbi propone il piano pluriennale di interventi aggiornato al 2017, che prevede 3.709 interventi per un importo complessivo di quasi 8 miliardi di euro.
 
Da tali necessità è discesa l’esigenza di un Piano nazionale di piccoli e medi invasi, nonché di infrastrutture per razionalizzare l’utilizzo della risorsa, che prevede la realizzazione, in 20 anni, di circa 2.000 interventi, per i quali i Consorzi di bonifica e di irrigazione già dispongono di oltre 400 progetti definitivi ed esecutivi. Tale piano, predisposto da Anbi, è stato condiviso dall’Unità di Missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche, istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ne ha approvato finalità e specifici obiettivi.

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