Relazione Arera 2025. Acqua e rifiuti: crescono gli investimenti nell’idrico, bene la differenziata
La spesa per investimenti nel settore idrico sale a 28 miliardi di euro fino al 2029. Oltre il 90% degli interventi programmati sono stati realizzati. Diminuiscono gli operatori nella gestione rifiuti.
È stata presentata dal presidente Stefano Besseghini la relazione annuale di Arera con i dati 2024 relativi ai settori di elettricità, gas, acqua, rifiuti e teleriscaldamento. In questa parte ci soffermiamo sulle sole voci relative all’idrico e alla gestione dei rifiuti, mentre la parte dedicata all’energia verrà affrontata in altra pagina.
Investimenti nell’idrico
Partiamo dunque dal settore acqua che evidenzia buoni risultati sul fronte investimenti: in termini assoluti, la spesa per investimenti relativa a un campione di 156 operatori che servono 48.779.140 abitanti ammonta complessivamente a 28 miliardi di euro per i sei anni del quarto periodo regolatorio, passando da 4,6 miliardi di euro nel 2024, a 5,6 miliardi di euro nel 2025, per poi registrare una flessione (conseguente a una progressiva contrazione dei finanziamenti pubblici) per le annualità successive, attestandosi a 5 miliardi di euro nel 2026, a 4,5 miliardi di euro nel 2027, a 4,3 miliardi di euro nel 2028 e a 3,9 miliardi di euro nel 2029. Gli investimenti programmati per il periodo 2024-2029 – al lordo delle previsioni in ordine alla disponibilità di finanziamenti pubblici per la realizzazione di infrastrutture idriche – risultano, in termini pro capite, pari a 565 euro/abitante a livello nazionale (corrispondenti a una spesa annuale per investimenti di 94 euro/abitante/anno, in aumento rispetto al valore annuale di 69 euro/abitante/anno che ha caratterizzato il terzo periodo regolatorio 2020-2023); il valore più elevato si riscontra nell’area del Centro, con 802 euro/abitante per il quarto periodo regolatorio 2024-2029. Nella sua relazione, Besseghini ha ricordato che per la proposta di aggiornamento biennale delle predisposizioni tariffarie la variazione media (rispetto all’anno precedente) dei corrispettivi applicati all’utenza nel 2024 risulta pari a +6,67% (4,56% nel 2023) con una certa eterogeneità a livello geografico: +3,72% nell’area Sud e Isole, +8,25% nel Nord-Est, +6,27% nel Centro e +8,01% nel Nord-Ovest.
Bollette, perdite e rete
Nel 2024, la spesa media sostenuta da una famiglia di 3 persone, con consumo annuo pari a 150 m3, risulta a livello nazionale pari a 365 euro/anno (2,43 euro per metro cubo consumato). Il dato vede un valore più contenuto nel Nord-Ovest (276 euro/anno) e più elevato nel Centro (448 euro/anno). Il valore, invece, si ferma a 367 euro/abitante nell’area Sud e Isole. Guardando le voci che compongono la bolletta degli utenti domestici, sempre con consumi pari a 150 m3/anno, risulta che il 38,6% circa della spesa è imputabile al servizio di acquedotto, per il quale si spendono a livello nazionale 141 euro/anno, il 12% è invece attribuibile al servizio di fognatura (43,9 euro/anno) e il 29,7% alla depurazione (108,2 euro/anno). Infine, la quota fissa pesa per il 10,6% (36,6 euro/anno) e le imposte per il 9,1% (31,4 euro/anno).
Anche nel 2024, come già rilevato nella scorsa edizione della Relazione Annuale, rispetto ai dati raccolti con riferimento all’anno di base (2016), emerge un avanzamento nel processo di miglioramento complessivo per gli indicatori di qualità tecnica individuati dall’Autorità e una lieve ma stabile crescita del numero di gestori per i quali viene svolta periodicamente dagli Enti di governo dell’ambito la ricognizione dei dati infrastrutturali e di qualità, anche con riferimento alle gestioni localizzate nell’area geografica del Sud e delle Isole.
L’analisi del fabbisogno di investimenti per il periodo 2024-2029 a livello nazionale conferma, anche per il quarto periodo regolatorio, il peso maggiore degli investimenti destinati alla riduzione delle perdite idriche (che continuano a guidare le priorità nella pianificazione del settore sin dalle prime rilevazioni effettuate dall’Autorità nel 2019), seguiti dagli investimenti per la riduzione delle interruzioni (in costante crescita al 15,69%), da quelli per il miglioramento della qualità dell’acqua depurata al 13,86%, e da quelli per l’adeguamento del sistema fognario al 12,79%.
La quota di investimenti in infrastrutture del servizio idrico integrato non riconducibili direttamente a specifici obiettivi di qualità tecnica fissati dall’Autorità si attesta all’11,45%. In termini generali di servizio, il quadro nazionale resta orientato prevalentemente sugli investimenti pianificati nelle infrastrutture acquedottistiche (52%) rispetto a quelli previsti nelle reti fognarie e negli impianti di depurazione (nel complesso il 34,87%), con una forbice minima nel Nord-Ovest (dove il fabbisogno nelle fasi di fognatura e depurazione quasi si equivale all’acquedotto), è più ampia nel Centro Italia a favore delle infrastrutture di acquedotto, attestandosi per queste ultime al di sopra della media nazionale (63,77%).
Rifiuti, operatori, produzione e differenziata
Passiamo al settore rifiuti. Ad aprile 2025 risultano iscritti all’anagrafica operatori dell’Autorità 8.386 soggetti con una leggera diminuzione rispetto allo scorso anno di 35 iscritti. A conferma di un processo di organizzazione territoriale del servizio ancora incompleto, i soggetti iscritti come enti territorialmente competenti permangono in numero elevato (pari a 3.221), seppur in progressiva riduzione. Nel 2023 la produzione nazionale dei rifiuti urbani è stata pari a circa 29,3 milioni di tonnellate, in lieve aumento dello 0,7% rispetto al dato 2022.
Si conferma il trend di crescita della raccolta differenziata, che aumenta più di un punto percentuale rispetto al 2022, passando dal 65,2% al 66,6% (in termini quantitativi quasi 19,5 milioni di tonnellate di rifiuti differenziati). A livello territoriale, le regioni del Nord-Est e del Nord-Ovest mantengono alti livelli di raccolta differenziata, confermando anche per il 2023 il superamento dell’obiettivo del 65% previsto per il 2012 dal decreto legislativo n. 152/06, con risultati pari rispettivamente al 76,7% e al 70,6% della produzione totale dei rifiuti urbani prodotti, mentre il Centro si attesta al 62,3% e il Sud e le Isole al 58,2%.
Inoltre, nel corso del 2024 sono proseguite le trasmissioni all’Autorità delle predisposizioni tariffarie relative all’aggiornamento biennale 2024-2025. Si registra un positivo incremento del numero di soggetti adempienti alla regolazione tariffaria: rispetto alle 6.202 proposte tariffarie rilevate nel 2023, risultano trasmesse 5.332 – di cui 5.306 comunali e 26 pluricomunali – relative a 5.696 Comuni (il 72% dei Comuni italiani), per un totale di 50 milioni di abitanti serviti pari all’84% della popolazione nazionale.
La spesa media annua TARI stimata per un’utenza domestica tipo (composta da tre componenti il nucleo famigliare in un’abitazione di superficie 100 mq), risulta pari, nel 2023, a 311 euro a livello nazionale, evidenziando significative differenze tra le varie aree geografiche.
Per l’annualità 2024 complessivamente si è registrato un ammontare di costi ammissibili sottesi alle entrate tariffarie pari a circa 10,3 miliardi di euro, da cui deriva un totale entrate tariffarie validate pari a 9,7 miliardi di euro.
Il commento di Federconsumatori
“Nel settore del servizio idrico la situazione è allarmante - ha commentato Federconsumatori - : crisi idriche e siccità sono un’emergenza ormai all’ordine del giorno, mentre le perdite nella rete idrica rimangono su livelli elevati, con punte drammatiche in molte zone del Sud e delle isole. Nonostante i disservizi e la disomogeneità della qualità del servizio, sia nel settore idrico che in quello dei rifiuti, le tariffe non accennano a rallentare la loro corsa, ben oltre i livelli dell’inflazione. Nel settore dei rifiuti è urgente, in tal senso, accelerare la diffusione della tariffazione puntuale, per garantire equità, trasparenza ed efficienza nel servizio, incentivando comportamenti virtuosi e una maggiore responsabilizzazione da parte degli utenti e dei gestori”.