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Relazione Autorità - Bortoni: ancora troppe distorsioni sui prezzi per i consumatori finali

where Milano when Gio, 05/10/2017 who roberto

La relazione annuale evidenzia ancora uno scarto tra prezzi pagati e andamento sui mercati all’ingrosso; crescono i consumi di gas e gli investimenti in quello idrico

bortonirelazione2017.jpgL'Autorità per l'energia, negli ultimi 7 anni, “ha cercato di migliorare la qualità dei segnali di prezzo, per aiutare anche il piccolo consumatore a compiere scelte consapevoli, ma “non si può omettere di riscontrare in alcune politiche pubbliche, visibili distorsioni”. Lo evidenzia il presidente dell'Autorità, Guido Bortoni, nel corso della presentazione della Relazione annuale al Parlamento.
“In particolare, nel settore elettrico si è generato un gap rilevante tra i prezzi pagati dai consumatori finali nei mercati al dettaglio ed i corsi delle relative commodity sui mercati all'ingrosso. Segno preoccupante di veri e propri mercati a due velocità. Questo fenomeno, a parere del presidente, “confina l'effetto della regolazione a sostegno della concorrenza soltanto ad una parte intorno al 50% del prezzo finale pagato da cittadini ed imprese".
Quanto poi alla fine del suo mandato settennale, Bortoni ha detto che "è venuto il tempo per questo collegio di congedarsi” ed è tempo di "personalità nuove, in vista del termine del nostro mandato, evitando così soluzioni di continuità per l’istituzione".
 
Elettricità, calano i consumi, 1 su 3 sul mercato libero - Sul fronte dei prezzi dell'elettricità le famiglie con consumi medio-bassi pagano meno della media dell'Ue mentre per i clienti industriali, pur con una tendenza al ribasso, i prezzi restano il 20% sopra la media Ue. Nel 2016 i prezzi dell'energia elettrica per i consumatori domestici italiani si confermano inferiori ai prezzi nell'Area euro per le prime due classi di consumo, sia al netto sia al lordo delle imposte e degli oneri, attestandosi, rispettivamente, sul -15% e sul -9% in termini di prezzo finale. I prezzi per le restanti classi di consumo restano superiori, ma il 74% dei clienti italiani si colloca nelle prime due classi di consumo e consuma circa il 52% dell'energia elettrica venduta in Italia al settore domestico.
Diverso il discorso per i consumatori industriali italiani, per cui i prezzi lordi dell'energia elettrica si attestano, anche per il 2016, su valori superiori a quelli medi dell'Area euro di un valore intorno al 20%, prossimo a quello registrato nel 2015. Rispetto però al +30% medio del 2012, continua il trend, avviato nel 2013, di progressiva riduzione di tale differenziale, sottolinea l'Autorità.

Consumi elettrici in calo - Nel 2016, rispetto all'anno precedente, la domanda di energia elettrica in Italia è diminuita del 2,1%, attestandosi a poco più di 250 TWh con un calo dei consumi di elettricità che ha riguardato sia il settore domestico (-3,5%), sia il settore non domestico (-1,7%). L'anno è stato caratterizzato da un intenso movimento di clienti che hanno cambiato fornitore. Complessivamente, oltre 3,7 milioni di clienti (184 mila in più del 2015), il 10,1% del totale, hanno cambiato fornitore almeno una volta nel corso del 2016. In termini di volumi corrispondono a quasi il 24% dell'energia distribuita. Il risultato è che il 65,6% dei clienti domestici (corrispondenti al 61,4%% in termini di volumi) è sul mercato tutelato, con il 34,4% dei clienti domestici che, quindi, hanno scelto il mercato libero.
Venditori, la situazione non cambia - Il numero di venditori del settore elettrico è cresciuto di 61 unità. Un trend di espansione continuo dal 2008. L'operatore dominante in termini di quantità vendute dell'intero mercato elettrico italiano resta il gruppo Enel, quest'anno con una quota in risalita al 35,3% (33,4% nel 2015), sempre distanziata dal secondo gruppo, Edison, per il quale nel 2016 si è registrata una quota in calo del 2% rispetto al 2015, fermandosi al 4,7%. Terzo il gruppo Eni con il 4,3% (all'incirca la stessa percentuale dello scorso anno). Nel 2016 il livello di concentrazione del mercato totale è rimasto sostanzialmente invariato: i primi tre operatori (gruppi societari) coprono il 44,2% delle vendite complessive (la quota era del 44,3% nel 2015). 

Gas, cresce il numero dei venditori - In linea con il 2015, il numero dei clienti domestici che nel 2016 ha cambiato fornitore (il cosiddetto tasso di switching) di gas è del 6,1%. La quota complessiva dei clienti domestici nel libero è del 37,8%, quella dei condomini è del 54,2% (per il terziario è del 100% non essendo più previsto il regime di tutela). In crescita il numero di venditori sul mercato della vendita finale (+15 unità), raggiungendo i 393 operatori, mentre rimane stabile il totale dei volumi complessivi venduti (57,4 miliardi di metri cubi nel 2016 contro i 53,7 miliardi del 2015). I nuovi venditori sono soprattutto piccolissimi operatori. Nel 2016 soltanto il 6% delle imprese attive sul mercato finale, 24 su 393, ha venduto oltre 300 milioni di metri cubi. Il livello di concentrazione nel mercato della vendita finale, in costante diminuzione da anni, è tornato a crescere rispetto al 2015. I primi tre gruppi controllano il 47,5% del mercato, i primi cinque gruppi il 55,2%.

Cambiano le regole - Nel settore del gas naturale, rileva Bortoni, “le regole del mercato hanno progressivamente sostituito meccanismi regolatori divenuti obsoleti per garantire l'allocazione efficiente delle risorse ed una graduale apertura del mercato. Penso in particolare alle aste per l'allocazione della capacità di stoccaggio e, recentissima, quelle di rigassificazione, nonché all'introduzione del Mercato del bilanciamento in linea con la normativa europea, allargando la partecipazione al mercato gas, a favore della liquidità”.
Aumentata la domanda - Dopo i cali del periodo 2011-2014, anche nel 2016 come nel 2015 il consumo interno lordo di gas è aumentato, con una crescita di 3,4 miliardi di metri cubi, portandosi a 70,9 miliardi di metri cubi (+5%). Nonostante il recupero, però, la domanda finale complessiva resta ancora lontana dai livelli massimi mai raggiunti: il dato del 2016 è infatti l'80% del livello raggiunto nel picco del 2005. A fronte degli andamenti della domanda in aumento, la produzione nazionale risulta ancora in calo (-14,6%), scesa a circa 5,8 miliardi di metri cubi. Sono dunque aumentate le importazioni (+6,7% rispetto al 2015), che si sono attestate a 65,3 miliardi di metri cubi. La dipendenza estera dell'Italia nel 2016 sale quindi al 92,1%, dopo il 90,6% del 2015.
 
Acqua, in forte crescita gli investimenti - Nel settore dell'acqua l'Autorità ha puntato ad incentivare gli investimenti, che “sul territorio vedono cifre annuali in progressione geometrica”. “Erano circa 900 milioni di euro nel primo anno, passati a 1,6 miliardi nel 2015 con una stima di raggiungimento di 3,2 miliardi per ogni anno del quadriennio 2016-2019. L'onda lunga di questo inizio regolatorio negli investimenti potrà continuare negli anni successivi anche grazie al principio europeo, compiutamente recepito nella regolazione italiana e convalidato dal sindacato giurisdizionale, del “pieno riconoscimento dei costi”.
Quanto ai corrispettivi applicati alle utenze idriche, spiega Bortoni, "secondo il principio europeo del chi-inquina-paga, si sta operando per introdurre un'articolazione corrispettiva che segnali all'utente gli effetti connessi alle sue decisioni di consumo e, contestualmente, veicoli un'efficace attività di tutela sociale per gli aventi diritto". Inoltre, prosegue, "si sta definendo, anche per questo settore, il bonus sociale nei casi di accertate condizioni di disagio economico, e stanno prendendo forma le direttive volte al contenimento ed al trattamento della morosità, unitamente alla disciplina che riguarda le utenze non-disalimentabili".

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