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Utilitalia lancia il primo report di sostenibilità delle aziende dei servizi pubblici

where Roma when Gio, 20/12/2018 who roberto

Il settore ha un valore aggiunto pari a 10,5 miliardi. Risorse reinvestite in servizio idrico per 49%, in reti energia per 21%, in ambiente per 9%

Promozione delle buone pratiche, utilitalia-valotti.jpgcrescita infrastrutturale, innovazione e ricerca, sviluppo sostenibile. Questi i capisaldi delle aziende dei servizi pubblici che intendono entrare nel futuro. Ed è per questo che Utilitalia (la Federazione che riunisce quelle aziende, che si occupano di acqua ambiente e energia) lancia “Misurarsi per migliorarsi”, il primo rapporto di sostenibilità delle aziende associate curato con la collaborazione della Fondazione Utilitatis, e presentato  a Roma in occasione dell’Assemblea generale delle Federazione che si terrà nella seconda parte della giornata.
 
I dati raccolti nel rapporto - grazie a un’analisi che ha censito 300 indicatori (economico-finanziari, tecnici, commerciali e di governance, entrando anche nello specifico dei comparti acqua, energia e rifiuti) ed è stata effettuata tra giugno e settembre su 127 aziende che complessivamente rappresentano l’88% dei lavoratori del sistema - raccontano che il comparto industriale è “finanziariamente sano”, capace di generare investimenti per oltre 3 miliardi di euro e utili per oltre 1,5 miliardi. Le utility si caratterizzano per l’impiego di forza lavoro quasi esclusivamente a tempo indeterminato (oltre il 97%), con attività di formazione e potenziamento delle competenze che coinvolge l’82% dei lavoratori totali.
 
La ricchezza prodotta dalle utility è reinvestita dalle imprese nel servizio idrico per 1,5 miliardi (il 49% del totale), nello sviluppo e ammodernamento delle reti di distribuzione elettrica e gas per 665 milioni (il 21% del totale), nei servizi ambientali per 290 milioni (il 9% del totale) e in attività di ricerca e sviluppo per 81 milioni (il 2,5% del totale). Ammonta ad oltre 9 miliardi il valore delle gare pubbliche effettuate nel 2017. Il valore aggiunto totale prodotto dalle utility è pari a 10,5 miliardi, il 40% dei quali distribuito ai lavoratori sotto forma di retribuzioni e altri compensi (circa 4 miliardi complessivi). Il valore aggiunto distribuito agli azionisti (soggetti pubblici per oltre l’80%) è pari ad oltre 871 milioni (8,3%) e alla pubblica amministrazione – comprensiva di tasse sul reddito e canoni per l’uso di reti e aree – per 1,3 miliardi (12,2%).
 
Molto diffuse le certificazioni legate ai processi e all’organizzazione: l’80% del totale adotta sistemi di gestione per la qualità (ISO 9001), il 58% sistemi di gestione ambientale (ISO 14001) e il 47% sistemi per la gestione della salute e sicurezza dei lavoratori. Ancora modesta la presenza di donne nei consigli di amministrazione delle utility censite (29% del totale dei consiglieri) e tra i dirigenti (14%). Pur a forte prevalenza maschile – in particolare nelle qualifiche operaie – è verosimile un aumento dell’occupazione femminile tra gli impiegati.
 
“Questo report si inserisce nel nuovo quadro di politiche pubbliche seguite all’Accordo di Parigi e alla sottoscrizione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile – dice il presidente di Utilitalia Giovanni Valotti – per i gestori di acqua, energia e rifiuti si tratta di obiettivi naturalmente connessi con la propria attività e la mission d’impresa. Il futuro delle utility italiane deve guardare a efficienza e risparmio energetico ed idrico, economia circolare, salvaguardia e riuso delle risorse, prevenzione dell’inquinamento, riduzione delle emissioni climalteranti e degli sprechi, biocarburanti, teleriscaldamento, rinnovabili e reti intelligenti per servizi di pubblica utilità; a questo bisogna affiancare l’innovazione tecnologica, la formazione dei lavoratori, la sicurezza, le pari opportunità”.
 
Secondo il report di Utilitaria,  tra le aziende è diffusa la rendicontazione non finanziaria: 34 i bilanci di sostenibilità, corrispondenti al 76% del valore della produzione rappresentata. Nel 94% dei casi, il bilancio di sostenibilità viene approvato dal Cda o da altri organi amministrativi, e nel 76% dei casi presentato all’assemblea dei soci. È pari rispettivamente al 64% e all’80% la quota di energia elettrica e di calore prodotta da fonti rinnovabili e assimilate, corrispondenti a 22 milioni di tonnellate di CO2 evitate. Sono pari al 40% della quota d’obbligo i certificati bianchi conseguiti attraverso la realizzazione diretta di interventi di efficientamento energetico.
 
Superiore al 96% la quota di campioni di acqua potabile risultata conforme, distribuita attraverso una rete geo-referenziata nell’86% della sua lunghezza complessiva (pari a 273 mila km). Sono del 40,7% le perdite di rete, contro una media nazionale del 41,9% ed è pari all’85% la quota di fanghi di depurazione destinata al recupero, con un 5,4% destinato alla produzione di biogas.
La raccolta differenziata svolta dalle utility censite è pari al 55,2% dei rifiuti prodotti
e pari al 49,5% la quota destinata al recupero di materia. Sono oltre 3 milioni gli abitanti serviti da sistemi di tariffazione tramite misurazione puntuale delle quantità di rifiuti prodotti e sono oltre il 50% i Comuni serviti da sistemi di raccolta porta a porta.

 Obiettivo del report è offrire un quadro della responsabilità economica, ambientale e sociale del comparto e misurare il valore aggiunto prodotto per lavoratori, azionisti, investitori, clienti, territori e istituzioni. Utilitalia intende così promuovere la rendicontazione non finanziaria all’interno del suo sistema associativo, oltre che fornire un contributo misurando il grado di performance.
“Utilitalia – osserva Valotti – ha scelto di promuovere la buona pratica della rendicontazione non finanziaria, ovvero della redazione di bilanci o report di sostenibilità. Misurare le nostre performance sarà veicolo di miglioramento per tutto il sistema di imprese associato, ponendo davanti ad amministratori e lavoratori i risultati realizzati e dunque il percorso per migliorarci. Ne risulterà accresciuto il nostro profilo di responsabilità, per contribuire nello svolgimento quotidiano delle nostre attività d’impresa alla sostenibilità e alla sopravvivenza del Pianeta”.

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