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Il Plantigrado. Rasare l’aiuola e la biodiversità dell’erba alta. Una piccola guida urbana

where Treviso when Lun, 13/05/2024 who roberto

Continua con la rubrica “Il Plantigrado” la collaborazione del naturalista Fabio Chinellato con e-gazette. Anche il decespugliatore può aiutare la biodiversità. Dipende da come e quando si tosa il prato
di Fabio Chinellato*

Sfalciare o non sfalciare? Dubbi amletici della bella stagione.
Arriva la primavera, le giornatefabio-chinellato.jpg si allungano, le temperature si alzano e il bel tempo si alterna alle perturbazioni. L’erba si abbevera e fotosintetizza a tutto spiano crescendo quasi a vista d’occhio. Inizia prepotente la stagione dei tosaerba e dei decespugliatori, si alza inesorabile la consapevolezza di “dover fare il prato”.
La stessa preoccupazione, magari in una variante meno intensa, imperversa anche tra gli uffici tecnici dei comuni che si trovano a fare i conti con le aree verdi – parchi, giardini, aiuole e rotatorie – che portano grandi benefici alla collettività ma a costo di una manutenzione che difficilmente può essere rimandata. O forse sì?
Si stanno moltiplicando lungo tutto lo stivale le proposte di evitare di sfalciare l’erba per tutelare la biodiversità. Ha senso come proposta? Dipende.
Prima questione: è importante la biodiversità?
Domanda sciocca, tutti sappiamo che è importante, ma in quanti saprebbero spiegare il perché?
 
La biodiversità
Per biodiversità si intende la varietà tassonomica (specie, generi, famiglie, ordini), genetica (diversità di caratteristiche all’interno della popolazione), ecosistemica (varietà di ambienti) che si può trovare in una determinata area, sia essa una foresta, un giardino o un’aiuola. Maggiore il numero dei genotipi, delle specie, degli ambienti, maggiore sarà la biodiversità.
 
Bignami di ecologia
Ok, ma perché dovrebbe essere importante?
In una parola: equilibrio.
In ogni ambiente ogni singola specie spinge per poter crescere (cioè per mangiare, non essere mangiata e riprodursi), se una specie è da sola o quasi avrà pochi concorrenti, potrà crescere e sfruttare tutte le risorse di cui ha bisogno fino a farle sparire (o a limitarle molto). Qualora le specie fossero molte, queste si farebbero concorrenza a vicenda, tenendosi sotto controllo o occupando nicchie diverse.
Facciamo un esempio: una specie x (diciamo una fastidiosa zanzara) si riproduce negli specchi d’acqua stagnante; parte delle uova vengono “predate” da un insetto y, un parassitoide, che tiene sotto controllo la popolazione di zanzare x. In un certo anno il predatore y sparisce (condizioni ambientali sfavorevoli alla riproduzione, introduzione di un parassita, inventate voi), ecco la fastidiosa zanzara x potrà riprodursi senza problemi e infestare gli aperitivi all’aperto di chi ne condivide gli spazi.
Ora immaginiamo che ci siano diversi predatori della zanzara x: se uno di questi dovesse sparire (o avere un’annata difficile) sarebbe sostituito da una delle specie concorrenti che si ritroverebbe ad avere più prede a disposizione. L’equilibrio sarebbe turbato ma riuscirebbe, in qualche modo, a tornare efficiente.
Ok, fine del Bignami di ecologia. Elevati valori di biodiversità possono garantire un equilibrio ecologico più stabile evitando fastidiose fluttuazioni estreme, portiamoci a casa questo.
 
Competiscion
Torniamo ai nostri sfalci: è vero che limitare gli sfalci aiuta a mantenere la biodiversità e dunque porta a benefici?
Dipende, dicevamo. Vediamo da che cosa.
Per mantenere la varietà di specie vegetali erbacee gli sfalci sono necessari: un prato con molte specie lasciato alla libera evoluzione a lungo andare diminuirà la propria diversità poiché le specie più adatte a quel determinato contesto (cioè che si riproducono in maniera più efficiente e sfruttano meglio le risorse come i nutrienti o la luce) tenderanno ad avere un vantaggio su quelle meno adatte facendole lentamente sparire. È la legge del più forte, baby.
In questi casi uno sfalcio regolare ha il vantaggio di “azzerare” periodicamente la competizione impedendo che una o poche specie prendano il sopravvento.
D’altra parte la diversità di animali (in particolare di insetti) dipende dalla varietà di risorse disponibili: spesso e volentieri le principali risorse sono i fiori, in grado di attrarre numerose specie di impollinatori (che non sono solo le api) e di predatori di questi impollinatori (altri insetti, ma non solo). Esistono poi numerose specie di insetti che si nutrono delle foglie giovani o dei fusti appena spuntati delle piante (afidi, ma anche lepidotteri), anche loro avranno bisogno che queste strutture si sviluppino per poter sopravvivere (e se sopravvivono loro sopravvivono i loro predatori). In tutti questi casi gli sfalci frequenti hanno l’effetto di diminuire la biodiversità perché limitano le risorse: sarebbe opportuno lasciare crescere le piante erbacee in modo tale che possano sviluppare fiori, foglie e fusti.
 
Scegliere la priorità
Quindi? Che facciamo?
Regola aurea: chiedersi quale sia la funzione dell’area verde che consideriamo.
Se stiamo parlando di rotatorie e spartitraffico direi che la priorità è garantire una corretta visibilità al traffico veicolare, eviterei di sacrificare un ciclista nel nome della biodiversità di un viale.
Se parliamo di un parco o di un giardino di dimensioni medio-grandi si può pensare di limitare il numero di sfalci permettendo alle piante erbacee di raggiungere la fioritura, consentendo così alle diverse specie di entomofauna di poter sfruttare fiori e organi verdi e, di conseguenza, permettere ai loro predatori (in particolare agli uccelli passeriformi) di trovare fonti alimentari che possano promuoverne la nidificazione (l’alimentazione dei pulli si basa su proteine di origine animale, in particolare di insetti).
L’attenzione a diminuire gli sfalci ha ancora maggior senso in quelle aree sufficientemente grandi e con limitato disturbo antropico (grandi parchi urbani, magari semi-naturali) in cui la presenza di una copertura erbacea fitta può essere una risorsa-rifugio per specie di fauna selvatica che si riproducono sfruttando la copertura proprio dei prati, pensiamo ai fasianidi (fagiano, starna) o alle lepri (sì, ci sono anche in contesti urbanizzati). In questi casi il momento dello sfalcio dovrebbe essere individuato facendo sì che i nuovi nati (pulli o leprotti) siano in grado di muoversi da soli per fuggire dalle lame delle falciatrici.
 
Piccola guida urbana
In conclusione, piccola linea guida sugli sfalci in contesti urbani:
Lasciar crescere le piante erbacee? Bene fino alla fioritura, non molto oltre. A meno che non si voglia tutelare specie di fauna omeoterma in riproduzione, allora bene anche oltre.
Lasciarle crescere ovunque? No, solo in quelle aree in cui l’erba alta non comprometta la principale funzione dell’area verde.
Esiste una soluzione ideale ovunque? No. Come sempre. Agire conoscendo le diverse aree e le loro peculiarità può portare a meno popolarità rispetto agli slogan, ma non è per popolarità che si dovrebbe gestire un territorio.
 
(*) Dottore forestale, zoologo e naturalista

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