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Studio Bicocca: in Italia gli impianti per i rifiuti sono pochi e mal distribuiti

where Milano when Mar, 15/09/2020 who roberto

Per il Centro di economia e regolazione dei servizi, dell’industria e del settore pubblico nella programmazione della gestione rifiuti è necessaria l’adozione ampia di un concetto di circular capacity

L’Italia dei rifiuti è carente dal punto impianto-smaltimento-rifiuti.jpgdi vista degli impianti: sono pochi e quelli esistenti sono mal distribuiti sul territorio. In alcuni territori, poi, c’è una sovracapacità, in altri un’assenza totale o quasi. A dirlo è il Centro di economia e regolazione dei servizi, dell’industria e del settore pubblico (Cesisp) dell’Università Milano-Bicocca, che ha pubblicato uno studio sugli aspetti giuridico-amministrativi connessi al tema della dotazione impiantistica: inceneritori, Tmb, impianti di compostaggio.
 
Un documento che contiene dati e risultati relativi da una parte alla capacità di trattamento dei rifiuti a livello regionale e dall’altra all’attività di programmazione nazionale e regionale, alla luce di quattro decreti legislativi del “pacchetto economia circolare”. Nelle conclusioni del paper del Cesisp si parla di “performance estremamente eterogenee” e si sottolinea che, rispetto ai nuovi obiettivi ambientali stabiliti nel nuovo pacchetto di Economia Circolare al 2035,  “la situazione regionale italiana presenta un forte circular divide con regioni settentrionali, che hanno già raggiunto gli obiettivi comunitari e regioni meridionali che presentano gravi ritardi”.
 
Il team di Bicocca ha anche sviluppato in modo semplificato una prima valutazione del fabbisogno impiantistico necessario per raggiungere gli obiettivi europei in termini di circular capacity. Sul piano metodologico, le valutazioni condotte hanno voluto portare all’attenzione anche alcune considerazioni sul piano dell’efficienza economica, con riferimento al principio di autosufficienza e prossimità (ex art. 182-bis Codice dell’Ambiente) adottato dal nostro legislatore con riferimento alla gestione dei rifiuti urbani.
 
Tra le valutazioni di merito economico - si legge ancora - è emerso che l’adozione di un concetto di circular capacity in senso stretto, nella programmazione della gestione nazionale e regionale dei rifiuti, rischia di generare delle forti diseconomie di scala nello sviluppo di nuovi impianti. In molti casi potrebbero emergere degli stranded cost, paradossalmente nelle regioni attualmente più virtuose; mentre l’adozione di un concetto di circular capacity in senso esteso, nella programmazione della gestione nazionale e regionale dei rifiuti, consentirebbe di ottimizzare le economie di scala nello sviluppo dei nuovi impianti che potrebbero essere gestiti in modo più efficiente su macroaree regionali.
 
La proposta di stima di circular capacity in senso esteso, proposta nelle conclusioni dal Cesisp, consente di traguardare gli obiettivi comunitari al 2035 e promuovere la convergenza di tutte le regioni italiane a quelle più virtuose (performance: 69,93% raccolta differenziata, 6,57% conferimento in discarica) attraverso una programmazione che stimi un incremento potenziale della capacità di trattamento FORSU di circa 1 Mln/Tonnellate e della capacità di termovalorizzazione di circa 2,7 Mln/Tonnellate.

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