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Il clima che fa. In Italia ecco i 150 grandi buchi dove sfugge il metano (che fa un effetto serra fortissimo)

where Milano when Lun, 17/04/2023 who roberto

Legambiente e Clean Air Task Force,  con una termocamera a infrarossi, hanno scoperto le perdite di gas in atmosfera in 16 impianti tra Sicilia, Campania e Basilicata. Il caso di Melizzano

Una termocamera a infrarossi puzza-gas.jpgha scoperto in Italia 150 punti di perdite di metano in atmosfera in 16 impianti monitorati nel 2022 e nel 2023, tra Sicilia, Campania e Basilicata e legati prevalentemente al trasporto di gas come gasdotti, centrali di compressione, impianti di regolazione e misura di gas, pozzi e centrali di trattamento e raccolta di idrocarburi. Il metano è un fortissimo gas serra, la cui capacità di riscaldare il clima del pianeta è decine di volte più potente rispetto alla CO2. È quanto emerge dalla campagna “C'è puzza di gas. Per il futuro del Pianeta non tapparti il naso”, realizzata da Legambiente e che, grazie al supporto di Clean Air Task Force, ha monitorato e documentato le dispersioni di metano di alcuni impianti energetici della Penisola.
Di questi punti di emissione fuggitiva, 128 hanno a che fare con perdite, ovvero emissioni di gas fossile da bulloni, giunture, manometri, valvole, tubature e altri componenti, a testimonianza della necessità di aumentare i monitoraggi, le verifiche e gli interventi.
Sono 26, in totale, invece i casi di venting (ossia di rilascio volontario di metano direttamente in atmosfera).
 
L’impatto ambientale
Il metano immesso in atmosfera ha un effetto riscaldante del clima fino a 86 volte più forte dell'anidride carbonica per i primi 20 anni; sui 100 anni parte del metano si scompone e l’effetto complessivo sul clima è più di 20 volte superiore a quello della CO2.
Si stima che a livello globale nel 2021 siano stati emessi in atmosfera ben 126 miliardi di metri cubi di gas solamente dal settore oil and gas, un enorme spreco di risorse oltre ad una minaccia per il clima.
 
Dove sono le dispersioni più forti
In questo viaggio lungo la Penisola, tra gli “osservati speciali” monitorati da Legambiente il gasdotto Greenstream, in Sicilia, che collega la Libia all’Italia, e la centrale di compressione di Melizzano, in Campania in provincia di Benevento, che rappresenta un’infrastruttura strategica per il Paese visto che attraverso di essa passa buona parte del gas importato dal sud Italia e spinto verso nord. In entrambi gli impianti sono state registrate ingenti perdite di metano.
Sulla centrale di compressione di Melizzano sono stati individuati più di 30 punti di emissione, dei quali 9 casi di venting e tra 20 e 25 casi di perdite, risultate complesse da individuare a causa della quantità di gas trovato e della distanza dalla quale sono state realizzate le riprese. Il flusso costante di gas è stato verificato per tre giorni di seguito, ed era già stato accertato due anni fa.
In Basilicata, in uno degli impianti di regolazione e misura situato nei pressi di Moliterno, sono state identificate 11 fonti di emissione, di cui due per rilascio e 8 perdite da tubature, valvole e connettori.
 
Le campagne di misura
Partita a luglio 2022, la campagna C’è Puzza di Gas ha fatto tappa nel corso del 2022 in otto regioni: Sardegna, Sicilia, Basilicata, Campania, Toscana, Emilia- Romagna, Abruzzo, Veneto. Attraverso flash mob, conferenze stampa, dibattiti e presidi sono stati accesi i riflettori su infrastrutture legate all'intera filiera del gas.
Clean Air Task Force aveva condotto una campagna di misura in Italia anche nel 2021 e nel febbraio 2022, monitorando altri 45 impianti circa. In soli due anni di attività, su circa 65 impianti monitorati, ben 42 hanno presentato emissioni significative, 7 dei quali monitorati per più di una volta, per un totale di circa 253 punti di emissione. Emissioni dovute a: 70 casi di rilasci volontari con flussi continui, in molti casi riscontrati anche a distanza di giorni negli stessi impianti; 151 perdite della componentistica, talvolta visibilmente usurata e scarsamente manutenuta; 24 casi di flaring; e 8 combustioni incomplete.
 
Il commento della Legambiente
“La crisi energetica del 2022, segnata anche dall’aggressione militare russa in Ucraina, ha mostrato in maniera chiara a imprese, cittadini e amministrazioni pubbliche tutti i limiti della dipendenza italiana ed europea dalle fonti fossili. Una situazione - dice Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - che in Italia rischia di peggiorare alla luce non solo delle sostanziose politiche di diversificazione degli approvvigionamenti di gas fossile, ma anche a causa dello sviluppo delle nuove infrastrutture fossili su cui ha intensamente lavorato il Governo Draghi per affrontare il tema della dipendenza dal gas russo e che il nuovo Esecutivo Meloni sta proseguendo proponendo al Paese e al mondo l’Italia come il principale hub del gas dell’Europa. Una scelta totalmente sbagliata perché il nostro Paese deve diventare l’hub delle rinnovabili e non quello del gas, attraverso semplificazioni normative, autorizzazioni più veloci e investimenti ingenti su grandi impianti industriali, comunità energetiche, accumuli e reti”.
“Nella lotta alla crisi climatica e per centrare gli obiettivi climatici, l’Italia - aggiunge Katiuscia Eroe, responsabile nazionale energia di Legambiente - deve anche accelerare il passo nella riduzione delle emissioni di metano e dotarsi di una normativa stringente che imponga un'attività di monitoraggio, di misura e intervento costante degli impianti come abbiamo raccontato in questi mesi con la nostra campagna C’è puzza di gas. Una campagna che ha avuto anche l’ambizione di raccontare un tema decisamente poco noto e discusso informando i cittadini, ma anche parlando al mondo della politica. In questo quadro è anche importante che l’Italia abbia un ruolo da protagonista in Europa, spingendo verso la definizione di un regolamento europeo, in discussione in questi mesi, che sia ambizioso e lungimirante con norme stringenti per le importazioni di idrocarburi dall’estero”.

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