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Greenpeace: "Stop all’estrazione di metalli in acque profonde”

where Roma when Ven, 02/08/2019 who roberto

Gli oceani potrebbero subire gravi e irreversibili danni dall'avvio di estrazioni minerarie in alto mare. È quanto emerge da "In acque profonde", report di Greenpeace International

Gli oceani del Pianeta potrebbero subire gravi deep-sea.jpge irreversibili danni dall'avvio di estrazioni minerarie in alto mare. È quanto emerge da "In acque profonde", report di Greenpeace International che rivela come l'industria dell'estrazione mineraria in alto mare sia consapevole e noncurante del fatto che queste attività potrebbero portare all'estinzione di specie uniche.

Per questo motivo Greenpeace invita le Nazioni Unite a stipulare un solido Trattato globale sugli Oceani, che sia in grado di dare priorità alla conservazione di questi ecosistemi e non al loro sfruttamento. "Gli abissi sono il più grande ecosistema del Pianeta, nonché la casa di creature uniche che a malapena conosciamo. L'avidità di questo nuovo settore industriale potrebbe distruggere le meraviglie presenti sui fondali degli oceani prima ancora di avere la possibilità di osservarle e studiarle" afferma Louisa Casson, della campagna Protect the Oceans di Greenpeace.

Ad oggi, solo circa lo 0,0001% dei fondali degli abissi è stato esplorato o campionato. Anche se le attività commerciali di estrazione mineraria non sono ancora iniziate, sono già state rilasciate 29 licenze di esplorazione a Paesi come Cina, Corea, Regno Unito, Francia, Germania e Russia, che hanno rivendicato vaste aree del Pacifico, dell'Atlantico e dell'Oceano Indiano, per una copertura complessiva di circa un milione di chilometri quadrati, pari quasi a due volte la superficie della Spagna.

Il report di Greenpeace sottolinea anche la debolezza dell'attuale governance oceanica, con l'International Seabed Authority (ISA), l'organismo delle Nazioni Unite incaricato di regolamentare l'industria dell'estrazione mineraria in alto mare, che dà priorità agli interessi delle imprese a discapito della protezione marina.
"È essenziale che i governi si accordino su un trattato ONU abbastanza forte da aprire la strada alla creazione di un network di santuari oceanici inaccessibili ad ogni forma di sfruttamento industriale, inclusa l'estrazione mineraria in alto mare", continua Casson. "È inoltre necessario imporre standard ambientali ben più alti per qualsiasi attività di questo tipo al di fuori di questi santuari".
 
Leggi il rapporto di Greenpeace a questo indirizzo: www.greenpeace.org/italy/rapporto/5848/in-acque-profonde/

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