L’ambiente e le scelte delle imprese. Le analisi di Deloitte e Aviva: obiettivo sostenibilità
Un’azienda su quattro ha puntato su digitalizzazione e sostenibilità per adattarsi alla pandemia. Le scelte degli asset manager includono il rischio climatico nelle decisioni di investimento
Le politiche ambientali e l’impatto della pandemia da Covid-19 ha impresso un’accelerazione sulle priorità delle aziende private italiane che si trovano in un percorso di trasformazione non solo sul fronte della digitalizzazione (53%), ma anche per quanto riguarda valori e mission aziendale (57%), nonché sostenibilità e impatto ambientale (56%). È questa una delle principali evidenze che emergono dall’indagine compiuta da Deloitte Private su 2.750 leader di aziende private di medie dimensioni nel mondo, tra cui 150 in Italia. A risultati importanti giunge l'indagine condotta dal team multi-manager research di Aviva Investors rispetto alla scelta degli asset manager di includere il rischio climatico nelle decisioni di investimento.
Investire nel clima
Secondo l'indagine Esg (Environmental, Social and Governance) condotta dal team multi-manager research di Aviva Investors, gli asset manager stanno includendo sempre più spesso il rischio climatico nelle decisioni di investimento.
Il sondaggio, che si svolge ogni due anni, raccoglie le opinioni su temi Esg di un'ampia gamma di società di asset management responsabili di un patrimonio collettivo in gestione di 32.000 miliardi di sterline. La ricerca ha rilevato che l'80% degli asset manager incorpora "sempre" o "spesso" il rischio climatico nelle decisioni di investimento. Al contrario, solo il 2% ha dichiarato di non aver "mai" incluso il rischio climatico nel proprio processo decisionale.
Secondo il sondaggio, inoltre, quasi tre asset manager su cinque (58%) affermano che la pandemia da Covid ha accelerato l'adozione di investimenti Esg da parte degli investitori, in quanto le aziende rispondono alla maggiore pressione da parte degli investitori retail e istituzionali a considerare i rischi ambientali e sociali, nonché alle opportunità più "green" prodotte dagli interventi di ripresa.
Secondo Cameron Falconer, senior manager research analyst di Aviva Investors, "gli asset manager stanno chiaramente evidenziando che i combustibili fossili e le industrie ad alta emissione di carbonio avranno un ruolo ridotto nei portafogli in futuro, con l'87% dei gestori intervistati che prevede un'esposizione strutturalmente inferiore in queste aree. Più sorprendentemente, gli asset manager sostengono che il cambiamento climatico è già ben integrato nelle pratiche di investimento”.
L’analisi di Deloitte
“La maggior parte delle aziende italiane intervistate si sta adeguando al nuovo contesto disegnato dalla pandemia aumentando gli sforzi per trasformare e far evolvere la propria azienda ed essere più competitiva nel nuovo scenario post-pandemico”, afferma Ernesto Lanzillo, Private Leader di Deloitte Italia. “Questo è un segnale molto positivo per tutta la nostra economia, perché significa che, nonostante l’incertezza del momento, le aspettative dei leader italiani intervistati sono positive per il futuro a breve termine. Infatti, guardando ai prossimi 12 mesi, i leader aziendali italiani, in linea con il trend globale, prevedono un incremento della produttività (58%) e dei profitti (47%)”.
Affrontare le crisi puntando sulla resilienza
L’indagine di Deloitte Private ha analizzato il livello di resilienza delle imprese valutando sette priorità operative (tecnologia, strategia, operation, crescita, capitale, lavoro, impatto sociale e ambientale). Utilizzando questo mix di indicatori che definisce ad alta, media e bassa resilienza le aziende - le quali rispetto a questi sette parametri si sono auto-valutate posizionandosi su un range che va da 7 a 35 - in Italia le aziende che possono essere definitive a elevata resilienza sono il 31%, a media resilienza il 59% e solo un restante 10% risulta essere a bassa resilienza.
Sostenibilità
L’indagine, infine, sottolinea l’attenzione delle aziende rispetto ai temi di sostenibilità e di riduzione delle emissioni di anidride carbonica, mettendo in evidenza non solo quanto questi siano importanti per determinare il carattere di resilienza delle imprese (61%), ma anche come siano entrati a pieno titolo nell’agenda delle aziende italiane intervistate, seppur a differenti livelli: da chi è ancora in fase di implementazione iniziale (41%), a chi a metà processo (35%) o addirittura è matura su queste tematiche (6%). Anche su questo fronte, si rileva una maggiore proattività da parte delle aziende più resilienti.