Croci (candidato in Lombardia nella lista Parisi con Fontana): “Bandire il diesel anche da Milano”
In questa intervista, il “papà” del bike-sharing e dell’area C disegna il futuro dell’ambiente in Lombardia
Anche la Lombardia dovrebbe limitare l’uso del gasolio, come ha annunciato Roma o come sta avvenendo in diverse città in tutta Europa. Lo dice Edoardo Croci, economista dell’ambiente candidato al Consiglio regionale della Lombardia nella lista Energie per la Lombardia - Parisi con Fontana.
Croci ha un ricchissimo curriculum professionale e politico, ma a Milano è soprattutto il “padre” dell’area C, il sistema di road pricing evolutosi da Ecopass. Fu infatti lui, quand’era assessore alla Mobilità, Trasporti e Ambiente del Comune di Milano della giunta Moratti, a introdurre il modello di restrizione del traffico nella zona più centrale della città già in uso in tante città europee, come per esempio Londra e Stoccolma. E sempre a Croci Milano è debitrice del suo primo sistema di bike sharing, il Bike-mi: insomma, le due principali novità della mobilità milanese degli ultimi anni, che tanto hanno contribuito a spostare sul verde la lancetta della sensibilità della cittadinanza. Croci è anche direttore di ricerca dello IEFE, il centro di ricerca di economia e politica dell’energia e dell’ambiente dell’Università Bocconi, dove è coordinatore dell’Osservatorio sulla green economy, ed è titolare del corso di Carbon management and carbon markets all’Università Bocconi; infine, è stato presidente dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Regione Lombardia.
È di ieri la sua adesione alle proposte presentate dai Cittadini per l’Aria ai candidati consiglieri della Regione Lombardia: “Nell’ambito della coalizione di centrodestra - ha detto - vi è il mio impegno a portare avanti le proposte dei Cittadini per l’Aria. Sono infatti convinto che le tematiche ambientali non siano prerogativa esclusiva di alcuna parte politica e che un approccio liberale sia necessario per puntare decisamente verso la green economy.”
Croci, quali sono i problemi ambientali più urgenti che in Lombardia devono essere risolti?
La priorità ambientale per me è risanare l’aria inquinata della Lombardia: è una cosa che si può fare, perché altre regioni dell’Europa - come la Ruhr e l’area di Londra - hanno dimostrato come si possano ottenere risultati importanti in poco tempo. Poi, è necessario sviluppare una mobilità sostenibile ed efficiente in tutta la regione, in modo da fornire una reale alternativa alla mobilità privata, estendendo l’uso di strumenti come il bike sharing, il car sharing, il bus on demand in tutta l’area regionale ma, soprattutto, in ambito provinciale.
Il tema della qualità dell’aria sottolinea il contrasto tra tutela della salute, libertà di movimento e tecnologie diverse di riscaldamento.
Non ci sono scuse per la timidezza con cui la maggior parte degli amministratori pubblici tratta il tema: gli 86mila morti l’anno in Italia che l’Agenzia europea per l’ambiente attribuisce allo smog, con la quota maggiore in Pianura Padana, ci assegnano un triste primato europeo. La letteratura medico-scientifica ha dimostrato impatti pesanti dell’inquinamento dell’aria sulla durata della vita e su una serie di malattie sempre più diffuse. I bambini e gli anziani sono le fasce più colpite. L’Unione Europea sta istruendo una nuova procedura di infrazione verso l’Italia per la violazione delle norme sulla qualità dell’aria.
Come ridurre il rischio smog?
Una delle prime cose da fare è eliminare l’uso del gasolio per il riscaldamento e i trasporti nelle aree urbane, annunciandolo subito e poi applicarlo fra qualche anno in modo da dare il tempo per sostituire mezzi e sistemi inquinanti, anche ricorrendo a incentivi di tipo fiscale. Il gasolio è il principale responsabile delle emissioni più nocive ed esistono alternative valide, più efficienti e anche economiche. Non è un caso se pochi giorni fa l’amministratore delegato della FCA, Sergio Marchionne, ha annunciato che Fiat Chrysler cesserà di produrre auto diesel dal 2022. Le imprese automobilistiche puntano sulla green economy.
Un altro tema contrastato sulla formazione degli inquinanti è la combustione di biomasse come il pellet. Come vede la questione?
Per quanto riguarda il pellet, il vantaggio è in termini di emissioni di CO2, dove il bilancio è 0, ma questo tipo di combustibile può essere molto inquinante in termini di polveri sottili. L’uso del pellet dovrebbe essere favorito quando avviene in impianti di dimensione ottimale, ben controllati, ma non certo nei caminetti di casa; deve essere promosso se viene bruciato in prossimità delle aree dove viene prodotta la materia prima, cioè vicino alle aree boschive di provenienza garantendo la sostenibilità della gestione forestale e un ciclo di produzione e consumo integrato a livello territoriale.
La regolazione delle acque vede spesso il contrasto tra esigenze idroelettriche, fabbisogni irrigui dell’agricoltura, richieste del mondo del turismo e impegni per la disponibilità potabile. Come gestirebbe questi bisogni contrastanti?
Il cambiamento climatico ha modificato le dinamiche meteorologiche anche in Lombardia. A lunghi periodi secchi si alternano nubifragi violenti. Quest’anno la neve è caduta abbondante sulle Alpi, ma dopo anni in cui non la si vedeva fin dopo Natale. Abbiamo così sperimentato estati con scarsità d’acqua e conflitto fra i diversi usi, soprattutto idroelettrici, irrigui e potabili. Siamo di fronte ad un fenomeno globale dove, a livello locale al di là del contributo che possiamo dare per ridurre le emissioni climalteranti, non è possibile contrastare queste dinamiche. Si può e si deve, però, rendere più efficiente l’uso dell’acqua intervenendo sulle infrastrutture (riducendo ad esempio le perdite di rete), ma soprattutto sui comportamenti. Questo vuol dire favorire tecniche di irrigazione e colture che chiedono poca acqua e vuol dire anche risparmiare acqua negli usi domestici e industriali. Politiche mirate di innovazione tecnologica e di tariffazione differenziata in base al grado di efficienza possono avere impatti rilevanti. Le Regioni, attraverso strumenti regolativi e di piano, possono fornire un quadro di riferimento chiaro ai Comuni, alle imprese e ai cittadini.