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Ecco i numeri della scienza. Così aumentano del 12,2% i rifiuti industriali

where Roma when Lun, 24/07/2023 who luca

Il nuovo rapporto annuale dell’Ispra. Nel 2021 un significativo aumento dei rifiuti speciali dopo la pandemia. Dall’amianto all’import di rottame, tutti i dettagli. Quasi la metà (47,7%) proviene dalle attività edili

Dopo il fermodove-buttare-rifiuti-industriali.jpg delle attività economiche dovuto alla crisi pandemica, nel 2021 si registra una crescita significativa nella produzione dei rifiuti speciali, che raggiunge 165 milioni di tonnellate. L’aumento del 12,2% corrisponde a circa 18 milioni di tonnellate. La ripresa nei settori industriale, artigianale e dei servizi segna un aumento dei rifiuti generati dalle attività produttive.
Quasi la metà (47,7%) proviene dalle attività di costruzione e demolizione (78,7 milioni di tonnellate), settore che si conferma come il principale nella produzione totale di rifiuti speciali. Per questa tipologia di rifiuti risulta significativa la percentuale di riciclo (80,1%) superando ampiamente l’obiettivo del 70% fissato dalla normativa al 2020. Il recupero riguarda prevalentemente la produzione di rilevati e sottofondi stradali.
In generale la gestione dei rifiuti speciali è attuata da oltre 10 mila impianti presenti in Italia (5.928 sono situati al Nord, 1.899 al Centro e 2.936 al Sud). Si recupera materia dal 72,1% degli speciali e solo il 5,7% del totale gestito prevede lo smaltimento in discarica (10,2 milioni di tonnellate).
Le regioni che producono più rifiuti speciali sono Lombardia (37,4 milioni di tonnellate), Veneto (18 milioni) ed Emilia Romagna (14,6 milioni). Al Centro la maggiore produzione è nel Lazio (10,2) e al Sud in Puglia (11,4).
Il rapporto fornisce anche i dati sui flussi di rifiuti che, per quantità o complessità, presentano le maggiori criticità gestionali: rifiuti contenenti amianto (-12,2% rispetto al 2020), veicoli fuori uso (ancora lontani dall’obiettivo del recupero totale), pneumatici fuori uso (da rafforzare la raccolta), fanghi di depurazione delle acque reflue urbane (implementare tecnologie di recupero anche di tipo energetico), rifiuti sanitari (normativa privilegia ancora molto lo smaltimento).
 
Che cos’è il rapporto Rifiuti Speciali
Giunto alla ventiduesima edizione, il Rapporto Rifiuti Speciali fornisce un quadro di informazioni oggettivo, puntuale e sempre aggiornato sulla produzione e gestione dei rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi. Il Rapporto, predisposto dal Centro Nazionale dei rifiuti e dell’economia circolare in collaborazione con le Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell’ambiente, esamina oltre 60 indicatori elaborati a livello nazionale, di macroarea geografica e regionale, nonché per attività economica e per tipologia di rifiuto.
 
La produzione dei rifiuti speciali nel 2021
Dopo la crisi pandemica che ha segnato il contesto socioeconomico nazionale nell’anno 2020, i rifiuti generati delle attività produttive (industriali, commerciali, artigianali, di servizi, ma anche di trattamento dei rifiuti e risanamento ambientale) tornano ad aumentare nel 2021. Si assiste, infatti, ad una generale ripresa delle attività economiche e, conseguentemente, della produzione industriale e manifatturiera, grazie anche al graduale ripristino degli scambi commerciali fondamentali nelle catene di approvvigionamento delle materie prime e dei prodotti semilavorati, con un aumento del PIL del 7%, a fronte di una crescita della produzione dei rifiuti del 12,2%. Escludendo i rifiuti da attività di costruzione e demolizione la crescita risulta più contenuta e pari al 6,7%.
In particolare il settore dell’edilizia ha visto la riattivazione e/o apertura di cantieri destinati alla costruzione di infrastrutture e opere pubbliche e di edilizia abitativa e commerciale. Tale settore è stato infatti oggetto, negli ultimi anni, di incentivi disposti dal Governo per la ristrutturazione degli immobili mirati alla riqualificazione energetica degli edifici..
La produzione nazionale di rifiuti speciali si attesta a 165 milioni di tonnellate mostrando, rispetto al 2020, un significativo aumento (+12,2%) corrispondente a quasi 18 milioni di tonnellate.
 
I rifiuti dei vari settori

Il settore delle costruzioni e demolizioni, con 78,7 milioni di tonnellate, si conferma quello con la maggiore produzione totale dei rifiuti speciali, concorrendo per il 47,7% alla produzione complessiva. ll 18,2% è prodotto dall’insieme delle attività manifatturiere (circa 30,1 milioni di tonnellate). Le altre attività economiche contribuiscono, complessivamente, alla produzione di rifiuti speciali con una percentuale pari a 9,9% (circa 16,2 milioni di tonnellate).
 
I rifiuti non pericolosi
I rifiuti non pericolosi, che rappresentano il 93,5% del totale dei rifiuti prodotti, aumentano di 17,1 milioni di tonnellate (+12,5%), quelli pericolosi di circa 820 mila tonnellate (+8,3%). Complessivamente, i rifiuti speciali non pericolosi ammontano a 154,3 milioni di tonnellate, quelli pericolosi a quasi 10,7 milioni di tonnellate. Il 24,2% dei rifiuti non pericolosi prodotti, pari a 39,9 milioni di tonnellate, deriva dalle attività di gestione dei rifiuti e di risanamento ambientale, con un incremento, rispetto al 2020, del 6,1% (+2,3 milioni di tonnellate). Questo aumento è dovuto, principalmente, ai rifiuti prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti, la cui produzione mostra un generale riallineamento ai dati del 2019. La crescita della produzione di rifiuti dal settore dei presidi ambientali è un indicatore di un’attenzione crescente del sistema industriale al contenimento degli impatti ambientali.
 
I rifiuti pericolosi

Sulla produzione dei rifiuti pericolosi incide più di tutti il settore manifatturiero con il 37%, corrispondente a 3,9 milioni di tonnellate. Il 33,1% è attribuibile alle attività di gestione dei rifiuti e di risanamento ambientale, pari a 3,5 milioni di tonnellate, seguite dal settore dei servizi, del commercio e dei trasporti (19,7%) con 2,1 milioni di tonnellate, di cui 1,5 milioni di tonnellate di veicoli fuori uso.
La maggior parte dei rifiuti pericolosi prodotti dal settore manifatturiero deriva dal comparto metallurgico, da quello della fabbricazione di prodotti chimici e farmaceutici, della fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio e della fabbricazione di prodotti in metallo.
 
Uno sguardo all’Alta Italia
La produzione dei rifiuti speciali, strettamente correlata alle attività economiche insistenti su uno specifico territorio, si concentra nel nord Italia, dove il tessuto industriale è più sviluppato, con quasi 96,4 milioni di tonnellate (58,4% del dato complessivo nazionale), mentre al Centro si attesta a 27,2 milioni di tonnellate (16,5% del totale), e al Sud a 41,3 milioni di tonnellate (25,1%).
A livello regionale, la Lombardia produce 37,4 milioni di tonnellate (38,8% del totale dei rifiuti speciali generati nel nord Italia e il 22,7% di quelli prodotti a livello nazionale), il Veneto poco più di 18 milioni di tonnellate (18,7% della macroarea e 10,9% della produzione totale), l’Emilia-Romagna quasi 14,6 milioni di tonnellate (15,1% e 8,8%) e il Piemonte circa 13 milioni di tonnellate (13,5% e 7,9%).
 
Il Centro e il Mezzogiorno
Tra le regioni del Centro, i maggiori valori di produzione si riscontrano per il Lazio con 10,2 milioni di tonnellate (37,4% della produzione del centro Italia, 6,2% della produzione nazionale) e per la Toscana (quasi 10 milioni di tonnellate, 36,6% e 6%).
Al Sud la Puglia, con una produzione complessiva di rifiuti speciali pari a circa 11,4 milioni di tonnellate, costituisce il 27,6% del totale della macroarea geografica (6,9% del totale nazionale), seguita dalla Sicilia con 9,3 milioni di tonnellate (22,5% e 5,6%) e dalla Campania (9,1 milioni di tonnellate, 22% e 5,5%).
 
Come sono stati trattati i rifiuti speciali
Gli impianti di gestione dei rifiuti speciali operativi sono 10.763 di cui 5.928 sono situati al Nord, 1.899 al Centro e 2.936 al Sud. In Lombardia sono localizzate 2.153 infrastrutture, il 20% del totale degli impianti presenti sul territorio nazionale. Gli impianti dedicati al recupero di materia sono 4.601 (42,7% del totale). Gli impianti che effettuano il coincenerimento dei rifiuti sono 300, mentre quelli di incenerimento sono 74 e le discariche operative 270 (119 per rifiuti inerti, 140 per rifiuti non pericolosi e 11 per rifiuti pericolosi).
I rifiuti speciali complessivamente gestiti in Italia sono pari a 178,1 milioni di tonnellate, di cui 168 milioni di tonnellate (94,4% del totale gestito) sono non pericolosi e i restanti 10 milioni di tonnellate (5,6% del totale gestito) sono pericolosi. Rispetto al 2020, si rileva un aumento dell’11,4% dei rifiuti complessivamente gestiti +18,3 milioni di tonnellate); in particolare, le quantità avviate a operazioni di recupero aumentano del 12,6% +16,6 milioni di tonnellate) e quelle avviate allo smaltimento del 6% (+1,7 milioni di tonnellate).
 
Il riciclo e il recupero

Il recupero di materia costituisce la quota predominante della gestione dei rifiuti speciali con il 72,1% (128,3 milioni di tonnellate), mentre le operazioni di smaltimento rappresentano il 15,7% (28 milioni di tonnellate). Le altre forme di gestione, che hanno un’incidenza più contenuta, includono il coincenerimento, l’incenerimento, la “Messa in riserva” e il “Deposito preliminare”. Il Nord recupera più della metà del totale dei rifiuti complessivamente gestiti a livello nazionale (53,3%, circa 95 milioni di tonnellate).
L’operazione di gestione più utilizzata è il riciclo e recupero di sostanze inorganiche, riguardando oltre 73,7 milioni di tonnellate (41,4% del totale gestito; +1,5% rispetto al 2020). Tali attività di recupero interessano, perlopiù, i rifiuti da attività di costruzione e demolizione (64,7 milioni di tonnellate) generalmente recuperati in rilevati e sottofondi stradali.
 
Il riutilizzo di metalli e rottami ferrosi
Il recupero dei rifiuti di metalli e dei composti metallici rappresenta il 13,4% del totale gestito e comprende, tra gli altri, i rifiuti prodotti dal settore delle costruzioni (circa 7,2 milioni di tonnellate) e dal trattamento meccanico dei rifiuti (circa 5,3 milioni di tonnellate); la gran parte sono recuperati nelle acciaierie in Lombardia. Il recupero di sostanze organiche rappresenta il 9,9% del totale gestito, trattasi principalmente di carta, cartone e legno.
 
L’importanza degli inceneritori
Negli impianti di incenerimento sono smaltiti 1,1 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, di cui circa 654 mila tonnellate (59,3% del totale) non pericolosi e 450 mila tonnellate (40,8% del totale) pericolosi. Circa 1,9 milioni di tonnellate sono utilizzati come combustibile in impianti industriali.
 
Le discariche
Lo smaltimento in discarica interessa circa 10,2 milioni di tonnellate di rifiuti (il 5,7% del totale gestito), di cui circa 9 milioni di tonnellate di rifiuti non pericolosi e oltre 1,2 milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi. Rispetto al 2020 (anno dell’emergenza da COVID-19), si rileva un aumento pari a circa 309 mila tonnellate (+3,1%), mentre, rispetto al 2019, si registra una riduzione di 1,8 milioni di tonnellate (-15%).
Gli impianti situati nel nord del Paese smaltiscono il 50,8% del totale dei rifiuti avviati in discarica; gli impianti del Centro il 26,7% e quelli del Sud il 22,5%. Dall’analisi delle quantità smaltite nelle diverse categorie di discarica, si osserva la seguente ripartizione: circa 3,8 milioni di tonnellate sono allocate nelle discariche per rifiuti inerti (36,9% del totale smaltito), 5,3 milioni di tonnellate in quelle per rifiuti non pericolosi (52%), e oltre 1,1 milione di tonnellate nelle discariche per rifiuti pericolosi (11,1%).
Nell’anno 2021, il numero totale delle discariche operative è pari a 270; 119 discariche per rifiuti inerti, 140 discariche per rifiuti non pericolosi, e 11 discariche per rifiuti pericolosi.
 
L’import di rifiuti industriali

L’Italia è un importatore netto di rifiuti, infatti, vengono importate circa 7,4 milioni di tonnellate a fronte di un’esportazione di poco superiore a 3,9 milioni di tonnellate. Il 98,7% dei rifiuti importati (circa 7,3 milioni di tonnellate) è costituito da rifiuti non pericolosi e il restante 1,3% (98mila tonnellate) da rifiuti pericolosi. In particolare importiamo rottami metallici provenienti dalla Germania (1,9 milioni di tonnellate) e dalla Francia (399mila tonnellate di rifiuti) recuperati dalle industrie metallurgiche localizzate in Lombardia e in Friuli-Venezia Giulia. Dalla Svizzera provengono 432mila tonnellate di terre e rocce destinate per la quasi totalità in Lombardia in attività di recupero ambientale.
 
L’export di rifiuti
Il 67% (2,6 milioni di tonnellate) dei rifiuti esportati è costituito da rifiuti non pericolosi ed il restante 33% (circa 1,3 milioni di tonnellate) da rifiuti pericolosi. Esportiamo prevalentemente in Germania (831mila tonnellate di cui 582mila tonnellate pericolosi), rifiuti prodotti da impianti di trattamento dei rifiuti (270mila tonnellate) e dalle attività di costruzione e demolizione (266mila tonnellate).
 
Rifiuti contenenti amianto
I quantitativi di rifiuti contenenti amianto prodotti in Italia sono pari a 339mila tonnellate con una diminuzione, rispetto al 2020, del 12,2%. Non si rileva, in generale, un’attività sistematica di decontaminazione delle infrastrutture presenti sul territorio, da cui dovrebbe derivare una progressiva crescita della produzione di questi rifiuti.
 
Auto rottamate e veicoli demoliti
Complessivamente, la filiera raggiunge una percentuale di reimpiego e riciclaggio pari all’84,3% del peso medio del veicolo, leggermente sotto il target dell’85% previsto per il 2015 dalla normativa. Il recupero totale, per il quale è fissato un obiettivo del 95%, non viene conseguito non essendo effettuato il recupero energetico di nessuna delle frazioni derivanti dal trattamento dei veicoli.
 
Pneumatici usati

In Italia sono state gestite oltre 488mila tonnellate di PFU, a cui si aggiungono 70mila tonnellate esportate all’estero. La gran parte dei PFU raccolti è avviata a recupero di materia (81,1%), tuttavia deve essere rafforzata la raccolta per garantire che tutti i flussi di rifiuti di pneumatici siano debitamente valorizzati.
 
Fanghi di depurazione delle acque reflue urbane
I quantitativi di fanghi dal trattamento delle acque reflue urbane prodotti sul territorio nazionale sono pari a poco più di 3,2 milioni di tonnellate con una contrazione del 4,5% rispetto al 2020. Il 52,3% del totale gestito è avviato a smaltimento e il 45,6% a recupero. Per i fanghi di depurazione il Programma nazionale di gestione dei rifiuti ha individuato la necessità di implementare tecnologie di recupero anche di tipo energetico.
 
Rifiuti sanitari
I rifiuti sanitari prodotti in Italia sono pari a oltre 265mila tonnellate, di cui circa 239mila tonnellate di rifiuti pericolosi. Per questi ultimi si rileva una crescita del +14% rispetto al 2020. Le operazioni di gestione volte allo smaltimento dei rifiuti rappresentano circa il 75% del totale. La normativa di settore, che privilegia le operazioni di smaltimento, è comunque ormai datata e potrebbe essere aggiornata favorendo, ove possibile, forme sicure di recupero.
 
Il volume completo è disponibile sul sito dell’Ispra https://www.isprambiente.gov.it/it mentre il dettaglio dei dati sul Catasto Nazionale dei Rifiuti http://www.catasto-rifiuti.isprambiente.it/
 
 

 

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