Venezia e il clima, l’Adriatico potrebbe aumentare fra i 17 centimetri e gli 1,2 metri
Lo si legge in uno studio di Ca’ Foscari e UniSalento. Per progettare le future infrastrutture di difesa per Venezia e altre città costiere sarà cruciale stimare l’impatto delle emissioni sull’innalzamento del mare
Il livello dell’Adriatico aumenta da quando viene misurato, cioè dalla seconda metà dell’Ottocento, ma potrebbe accrescere la velocità a Venezia per via dell'impatto crescente delle emissioni climalteranti: le stime a lungo termine sono incerte e il possibile aumento previsto per la città lagunare oscilla fra 17 e 120 centimetri entro il 2100. Lo spiega uno studio pubblicato dalle università del Salento e di Ca’ Foscari di Venezia sulla rivista Natural Hazards and Earth System Sciences.
Per progettare le future infrastrutture di difesa per Venezia e altre città costiere sarà cruciale stimare l’impatto delle emissioni sull’innalzamento del livello del mare durante questo secolo. Il fattore chiave nell’esaminare la grave minaccia di allagamenti a Venezia e in altre città costiere è l’innalzamento del livello del mare relativo, ovvero l’innalzamento del livello del mare rispetto alla superficie terrestre solida locale, che risulta dalla subsidenza della superficie su cui sorge la città e dall’innalzamento del livello medio del mare.
Come funziona il Mose
Attualmente, la protezione di Venezia dagli allagamenti dipende principalmente dall'efficacia e tempestività dell'uso del Mose (Modulo sperimentale elettromeccanico), che opera sulla base delle previsioni, "ma se queste sono sbagliate, anche la sua operatività lo diventa. Per questo è importante ridurre l'incertezza sui modelli di previsione", aggiunge Georg Umgiesser, uno dei ricercatori.
Il progetto del Mose si basa sulla possibilità di prevedere l’innalzamento del livello del mare tra le 4 e le 6 ore prima del picco massimo, per chiudere le barriere in modo da proteggere la città (che è a bassa quota e vulnerabile) dall’allagamento, oppure decidere di tenerle aperte per dare accesso al porto e mantenere l’equilibrio ambientale della laguna.
In questo caso gli studiosi hanno lavorato su uno scenario ad alte emissioni inquinanti sia nel breve che nel lungo periodo, con la possibilità di una chiusura di un anno intero della laguna nel 2075 per stare al passo con l'aumento del livello del mare, in uno scenario plausibile anche se improbabile.
Una chiusura del sistema di difesa costiera avrebbe un serio impatto economico e ambientale su Venezia e la laguna, ma ci sono modi in cui le città costiere possono adattarsi. "Anche se ancora non sappiamo esattamente quando, i dati ci dicono che avremo bisogno di cambiare le nostre strategie di adattamento. Dobbiamo essere preparati ad agire", commenta Piero Lionello, uno dei coordinatori dello studio.
Finora gli eventi estremi che hanno causato alluvioni a Venezia sono stati attribuiti principalmente a mareggiate causate da venti di scirocco, ma in realtà una grande varietà di fattori sarà coinvolta negli eventi estremi futuri, tra cui meteotsunami (tsunami generati da condizioni atmosferiche più contenuti, ma comunque dannosi e pericolosi) e massicce onde planetarie atmosferiche (delle oscillazioni d'aria) che influiscono sul livello del mare. "Quando si è così vicini al limite superiore dell'intervallo di marea - conclude Lionello - ogni evento meteorologico può essere pericoloso e causare alluvioni estremi. Piccoli aumenti possono avere un grande impatto".
L’importanza delle previsioni
Una previsione è utile se è ben circoscritta. Ci sono importanti feedback nel sistema climatico, per esempio relativi alle dinamiche delle calotte di ghiaccio polare, che sono ad oggi fonte di grande incertezza nelle proiezioni climatiche e che dobbiamo quindi comprendere e simulare meglio, se vogliamo fare previsioni più affidabili. “Il livello del mare è una brutta bestia. Anche se fermassimo completamente il riscaldamento globale smettendo di utilizzare i combustibili fossili, il livello del mare continuerebbe a innalzarsi, seppur ad una velocità molto ridotta - afferma Lionello. - Grazie a studi come questo, abbiamo le informazioni per identificare i rischi futuri per le città costiere come Venezia. Anche se non sappiamo esattamente quando, gli indizi attuali indicano che dobbiamo cambiare le nostre strategie di adattamento. È evidente che dobbiamo essere pronti ad agire”.
Leggi lo studio: https://nhess.copernicus.org/article...