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Unione petrolifera - Nel 2013 la fattura energetica diminuirà di quasi 9 miliardi di euro

where Roma when Lun, 23/12/2013 who redazione

Il costo dell’approvvigionamento dall'estero sarà, secondo l’ipotesi di pre-consuntivo di Up, di 56,1 miliardi di euro, il 13,5% in meno rispetto al 2012 (- 8,8 miliardi). All’origine della flessione c’è il calo dei consumi, la riduzione dei prezzi di gas e greggio, ma anche l’euro forte

Nel 2013 la fattura energetica, cioè l'onere che l'Italia sostiene per l’approvvigionamento dall’estero, sarà pari a 56,1 miliardi di euro, il 13,5% in meno rispetto al 2012 (- 8,8 miliardi). È quanto stima l'Unione Petrolifera, spiegando che la flessione si deve al calo dei consumi e alla riduzione dei prezzi di gas e greggio, ma anche all'euro forte.
Per quanto riguarda invece la fattura petrolifera, la stima dell’Up contenuta nel Preconsuntivo 2013 è pari a 30,8 miliardi (vicino a quello del 2006 in termini reali ma con un consumo inferiore di circa 26 milioni di tonnellate) e una riduzione di 3,1 miliardi (-9,2%) rispetto al 2012. Il peso sul Pil, pur scendendo al 2%, rimane tra i più elevati degli ultimi anni. Anche in questo caso tre fattori
hanno concorso a questo risultato: il calo dei consumi, l’apprezzamento dell'euro e la flessione delle quotazioni internazionali del greggio importato.
Guardando al 2014, invece, l'Up prevede che la fattura petrolifera, ipotizzando un greggio compreso tra 95-120 dollari/barile e un cambio tra 1,3 e 1,4, potrebbe oscillare tra i 26 e i 35 miliardi di euro, pari rispettivamente all’1,6 e al 2,2% del Pil. La fattura energetica, sempre nel 2014, nell’ipotesi intermedia di un greggio a 105 dollari/barile potrebbe invece attestarsi intorno ai 54,4 miliardi di euro, con un risparmio complessivo rispetto al 2012 di oltre 10 miliardi di euro.
Tornando al 2013, la domanda globale di greggio è cresciuta di 1,2 milioni di barili al giorno (+1,3%), un incremento inferiore a quello registrato nel 2012 (+3,4%), con i Paesi Ocse e quelli non Ocse in sostanziale pareggio, ma con i primi in calo dello 0,1% e i secondo in crescita del 2,8%. La Cina, in particolare, ha superato i 10 milioni di barili al giorno di domanda. Guardando alla produzione, invece, a superare quota 10 sono in questo caso gli Stati Uniti, passati da 9,2 a 10,3 milioni di barili, mentre la Russia resta in testa con 10,9.
L'analisi circoscritta all’Italia evidenzia invece consumi di energia in calo del 4%, a un valore inferiore a quello della metà degli anni '90: ormai cronica la flessione dei consumi di carburanti, che rispetto al picco del 2004 hanno perso circa 8 milioni di tonnellate, vale a dire l’equivalente della quota di mercato di “uno dei più grandi player dell’industria petrolifera”. Andando più indietro nel tempo, all’anno 2000, il calo è addirittura di 32,7 milioni di tonnellate (- 35%). In forte flessione risulta anche il gas (- 7%), in linea con la caduta della produzione da parte dell’industria termoelettrica: in controtendenza, ovviamente, le rinnovabili, che crescono del
13,7%.

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