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Surprais! Italia batte Europa per copertura 5G, digitalizzazione tra le PMI e sviluppo del cloud

where Milano when Mer, 31/01/2024 who roberto

I dati del Digitalization&Decarbonization Report 2023 di Energy&Strategy, School of Management del Politecnico di Milano. La tecnologia permette di monitorare e massimizzare le politiche ambientali, come data center e reti di telecomunicazione, hanno un impatto sulle emissioni

La digitalizzazione è considerata un digitalizzazione-decarbonizzazione.jpgelemento cardine per la transizione verde, poiché permette di monitorare e massimizzare le politiche ambientali, ma allo stesso tempo ha un impatto non trascurabile sulle emissioni e richiede piani ad hoc per raggiungere la piena neutralità climatica delle infrastrutture, come data center e reti di telecomunicazione. In questo senso, l’Italia ha fatto progressi soprattutto in termini di infrastrutture e di trasformazione dei business, superando la media UE in alcuni indicatori chiave tra cui la copertura della rete 5G, la diffusione di un livello base di intensità digitale fra le PMI e lo sviluppo del cloud, ma si posiziona al di sotto della media sulle skill digitali della popolazione e sulla digitalizzazione dei servizi pubblici. Di queste tematiche si occupa il Digitalization&Decarbonization Report 2023, alla sua prima edizione, redatto dall'Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano e presentato insieme alle aziende partner della ricerca. Nell’ottica della decarbonizzazione, le tecnologie digitali possono garantire non solo un monitoraggio adeguato dei parametri di funzionamento dei processi aziendali ed energetici, ma anche una maggiore automazione ed efficienza nell’utilizzo delle risorse. L’adozione di un più alto livello di digitalizzazione nei processi aziendali potrebbe inoltre aiutare la verifica delle emissioni di gas serra e la creazione di passaporti digitali dei prodotti, migliorando la tracciabilità di materiali e componenti e abilitando modelli di circular economy. “Il PNRR è una delle principali leve per finanziare lo sviluppo dell’ambito digitale in differenti settori nevralgici del Paese - commenta Federico Frattini, vicedirettore di E&S e responsabile dello studio - con stanziamenti complessivi di circa 34 miliardi di euro, già assegnati per oltre il 53%: alcuni esempi di investimento sono la cybersecurity, la migrazione al cloud, il potenziamento della PA e lo sviluppo di reti ultraveloci, mentre nel settore energy, che ha visto assegnati ben 4,5 miliardi di euro su 5, riguardano in particolare lo sviluppo delle smart grid, la realizzazione di sistemi di monitoraggio e la digitalizzazione delle reti di distribuzione dell’acqua, il rafforzamento delle infrastrutture elettriche. Gli investimenti sul digitale, soprattutto nel settore energy, mostrano dei risultati incoraggianti e le assegnazioni dei bandi conclusi o in corso segnalano un notevole fermento e un’opportunità importante per cambiare il volto tecnologico dell’Italia”.
 
Installazione e digitalizzazione
Particolare attenzione merita poi la forte crescita delle installazioni e dell’uso dei data center, fondamentali per la transizione digitale, che tuttavia non ha comportato un aumento equivalente di consumi e di emissioni: secondo i dati dell’IEA, il carico di lavoro globale associato è salito del 340% nel 2022 rispetto al 2015, mentre i consumi sono cresciuti solo del 20%-70%, sia per l’incremento dell’efficienza della componentistica IT che per una gestione efficace dell’energia di tutte le infrastrutture presenti all’interno del data center, a partire dai sistemi di cooling.
Nei comparti della produzione di energia, della gestione degli edifici e dei trasporti ci sono grandi margini di miglioramento, sia dal punto di vista normativo che dell’integrazione delle tecnologie digitali nel sistema. Emerge infatti una generale inadeguatezza delle norme attuali, che frena lo sviluppo e l’implementazione delle tecnologie. Al contrario, pratiche come lo smart working e la dematerializzazione dei documenti possono contribuire concretamente alla riduzione dell’impatto emissivo delle aziende in diversi settori.

Produzione di energia, digitalizzazione degli edifici e smart transport
La decarbonizzazione della produzione energetica è certamente una delle priorità a cui possono contribuire soluzioni digitali come le smart grid, il monitoraggio da remoto e l’integrazione di strumenti di manutenzione predittiva degli impianti. L’andamento delle emissioni mostra al 2021 un trend in riduzione (-37%) rispetto al 1990, passando da 137,6 a 86,4 MtCO2: rispetto al picco registrato nel 2006, le emissioni sono calate del 47% principalmente grazie all’aumento della produzione da fonti rinnovabili, le cui installazioni hanno raggiunto nel 2022 i 63,6 GW. Tuttavia, gli operatori del comparto sottolineano una bassa adeguatezza normativa.
 
Digitale nelle aziende
L’analisi dei bilanci di sostenibilità delle aziende dell’indice MIB ESG evidenzia la pervasività della leva digitale in tutti i settori considerati e in tutti i processi aziendali, dalle operations fino alla gestione delle risorse umane (dove rende più efficienti sia la raccolta e uso delle informazioni che il monitoraggio delle performance). Tuttavia, nel 2022 la rendicontazione degli impatti in termini di carbon footprint risulta molto limitata, anche a causa della difficoltà a quantificare adeguatamente i benefici: su un totale di 731 iniziative mappate, infatti, si registra un tasso di quantificazione dei risultati conseguiti pari solo al 4,2%.
In concreto, però, l’intensità emissiva complessiva è stata ridotta del 13,8% rispetto al 2021, dato ancor più rilevante se si considera che è stato ottenuto con un aumento del fatturato del 27,3%. Le rendicontazioni, inoltre, risultano frammentate, poiché quelle analizzate fanno riferimento allo standard GRI ma con importanti divergenze legate alla denominazione e alla struttura della documentazione prodotta. L’entrata in vigore della Corporate Sustainability Reporting Directive, che porta il totale delle imprese chiamate a rendicontare le performance non finanziarie in UE a circa 50.000 rispetto alle attuali 11.600, potrà rappresentare un punto di svolta con l’introduzione dei formati unici digitali. La maggior parte realizza un documento dedicato alle performance di sostenibilità, mentre il 25% le include in documenti nati con altre finalità, spesso di natura finanziaria.

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